Il Movimento ecclesiale d’impegno culturale di Acireale ha un nuovo presidente. Si tratta di Pietro Antonio Currò, magistrato, attualmente giudice per le indagini preliminari nel Tribunale di Catania, da sempre vicino alla realtà associativa ecclesiale del Meic. Un’intervista che parla a tutto tondo della forza del laicato nella Chiesa, anima del Movimento, della realtà acese e delle attività culturali che s’intendono promuovere in questo nuovo anno. È proprio l’essere cristiani che costituisce il Movimento: questo carattere ecclesiale, come afferma lo statuto, ha ricevuto “incoraggiamento e continuità di indicazioni magisteriali dei Papi che lo hanno sempre apprezzato e sostenuto…”, in quanto diretto a contribuire a garantire la crescita “di un uomo di fede consapevole di compiere un cammino insieme con gli altri uomini dentro una storia nella quale Dio realizza il suo piano di azione”, come ebbe a evidenziare Giovanni Paolo II.
Conosciamo meglio il nuovo presidente del Meic. Ci racconti i suoi primi passi dentro questa realtà.
“Il Meic è, a mio avviso, una delle vie attraverso le quali un laicato maturo e consapevole può efficacemente esprimersi all’interno della comunità ecclesiale. Dall’esperienza fucina di mia moglie Marinella, che proprio negli anni di quel suo impegno ho conosciuto, è stato naturale il passaggio suo e mio nel gruppo Meic di Acireale a cui aderiamo da più di quindici anni.”
Quanto è importante il laicato oggi per la Chiesa?
“La presenza dei laici nella Chiesa, come anticipavo, credo sia necessaria, proprio alla luce dell’insegnamento del Concilio Vaticano II: pensiamo a “Lumen Gentium, 30-38 e al “Decreto sull’apostolato dei laici”. In questa prospettiva il Meic riveste un ruolo importante nella misura in cui è, per ricalcarne l’acronimo, un “movimento”, quindi un nucleo di persone accomunate da una visione dinamica della vita e del mondo che in modo sobrio partecipano all’esperienza ecclesiale nel tentativo di testimoniare il vangelo nella quotidianità. Il carattere “ecclesiale” del movimento ha ricevuto, come recita lo Statuto, “incoraggiamento e continuità di indicazioni magisteriali dei Papi che lo hanno sempre apprezzato e sostenuto…”, in quanto diretto a contribuire a garantire la crescita “di un uomo di fede consapevole di compiere un cammino insieme con gli altri uomini dentro una storia nella quale Dio realizza il suo piano di azione”, come ebbe a evidenziare Giovanni Paolo II”. A tale compito il Papa sollecitava ad “attendere nello stile di una vera laicità”, caratterizzata, secondo la lezione del Concilio, dalla “ricerca” e dalla “coscienza”, intese come “luogo teologico nel quale il credente colloca i problemi di cui è segnata la nostra storia e li legge sulla scorta del mistero pasquale, sentendosene compartecipe e testimone come è assieme al suo Signore che salva”. Entro quest’orizzonte il Movimento ha concentrato la sua attenzione nell’impegno teologico, per una fede che cerca e riflette anche in una prospettiva di dialogo ecumenico, nella partecipazione alla vita delle Chiese locali, nel senso della cittadinanza, per la formazione di una coscienza civile e politica in linea con le esigenze della società e alla luce dei valori sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana e in una prospettiva, anche europea, di realizzazione degli ideali di pace, giustizia, libertà ed eguaglianza”.
Quali sono le iniziative prossime che intendete promuovere?
“Sono convinto che l’azione del gruppo debba tradursi, nell’ambito della nostra diocesi, in alcune attività che tradizionalmente si iscrivono nel novero di quelle tipiche del Meic: pensiamo, da un lato, all’attenzione verso lo studio e la conoscenza delle Sacre Scritture, e verso i documenti del Concilio Vaticano II, dall’altro. É evidente che per dirci cristiani adulti e consapevoli non possiamo esimerci da questo tipo di impegno -che riflette la vocazione “culturale” del movimento- e, dall’altro, all’attenzione verso la spiritualità: il pensiero va agli esercizi spirituali che il gruppo organizza fin dagli anni Novanta durante il periodo della Settimana Santa”.
Come intendete approcciarvi con le emergenze del nostro tempo?
“È evidente come non ci si possa esimere dal confrontarci con le emergenze del nostro tempo, perché non adempiremmo a uno dei nostri compiti più delicati, quello di cogliere “i segni dei tempi”: i temi della emergenza educativa, del lavoro, della legalità non possono quindi lasciarci indifferenti. Queste aspirazioni di contenuto dovranno trovare un metodo di realizzazione che sia il più “coinvolgente” possibile sia sotto il profilo territoriale con la necessità di ricercare il nostro interlocutore non soltanto nella comunità acese ma anche in quelle degli altri centri che appartengono alla nostra diocesi, sia sotto il profilo personale, escogitando nuove strategie che ci consentano, anche sfruttando le sinergie con gli organismi diocesani e con le altre associazioni ecclesiali, di essere più efficaci nella nostra azione evangelizzatrice in modo da “toccare” il maggior numero di persone, di giovani, ma anche di appartenenti a quella generazione di quarantenni-cinquantenni che ho l’impressione abbia, per così dire, messo la “sordina”.
Quale augurio rivolge il nuovo presidente ai soci acesi?
“Mi sento innanzitutto di rivolgere ai soci Meic del gruppo di Acireale un invito, quello di non avere timore di esercitare la loro specifica funzione di laici nella Chiesa che è quella di partecipare alla sua missione salvifica, rendendo “presente e operante la chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze in cui essa non può diventare sale della terra se non per mezzo di loro” (così Lumen Gentium, 33)”.
Annalisa Coltraro