Intervista / Don Antonino Sapuppo, direttore dello Studio Teologico San Paolo, sulla Dottrina Sociale della Chiesa

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Don Antonino Sapuppo direttore dello Studio Teologico San Paolo

Ripresi dopo la pausa festiva i corsi accademici presso il Centro Studi Teologici San Paolo di Catania, quale occasione migliore per evocare alcune riflessioni al direttore don Antonino Sapuppo. Riconfermato alla direzione con nuovo mandato triennale, è pure alla guida del Centro Madre del Buon Pastore per la formazione permanente del clero della Conferenza Episcopale Siciliana. Docente di Teologia Morale, consulente di enti e atenei su tematiche di bioetica, è assistente spirituale del Meic di Catania. Teologo acutissimo e relatore fecondo, ne accogliamo le preziose considerazioni.

Don Antonino, in abbrivio alla nostra conversazione, vorrei soffermarmi sul core dei percorsi formativi di vario livello proposti dall’istituto, focalizzati sull’approfondimento del Kerigma. Come poter oggi riproporre al meglio, sia sul piano didattico che su quello evangelico, l’annuncio di salvezza di Kristos Soter, con un lessico sempre aderente alla acronia della Parola?

Lo Studio Teologico S. Paolo ha l’incarico da parte di sette diocesi siciliane di curare la dimensione culturale della formazione al presbiterato dei loro seminaristi; a questi si uniscono tanti laici che chiedono di studiare teologia, in quanto seriamente motivati ad approfondire le verità di fede. L’annuncio della salvezza si declina nel piano didattico in un concomitante cammino di fede che non elude un coinvolgimento personale, alcune volte introspettivo. Il percorso si articola in un biennio filosofico e un triennio teologico, con un’integrazione di corsi extracurriculari, che approfondiscono temi di bioetica, esegesi, diritto canonico e teologia pastorale.Don Antonino Sapuppo

Si rispetta il contenuto del Kerigma, che dal greco vuole dire annuncio. Cosa proclamare? Se non la morte e resurrezione di Cristo Signore, unico nostro Salvatore. E come riproporlo in un linguaggio sempre più attuale senza tradire il messaggio evangelico? Si tratta di una sfida importante per gli Istituti teologici perché è il compito serio di una Chiesa in uscita e che pone l’attenzione su tutti nessuno escluso. Per tale motivo le scienze umanistiche si pongono in ausilio alla ricerca teologica.

Come insegna S. Giovanni Paolo II nell’enciclica Sollecitudo rei socialis, ben lungi da ricorrenti quanto arbitrarie interpretazioni, il portato della Dottrina Sociale della Chiesa non si riconduce al campo dell’ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale. Fino a che punto lo studio della Dsc si profila ineludibile non solo per la formazione teologica di ogni sacerdote ma anche per l’edificazione etica di ogni credente?

Partendo dal presupposto che la teologia possiede, nella sua natura, una forte componente evangelizzatrice, la Dottrina Sociale della Chiesa è un prezioso patrimonio dottrinale e culturale in mano al credente ed in particolar modo al sacerdote. La formazione teologica in ambito sociale e morale è in continua evoluzione, sia per gli approfondimenti che scaturiscono dall’ordinaria ricerca teologica, sia per le innumerevoli questioni che la società pone in auge.

Assistiamo ad una particolare e problematica ridefinizione dei confini geografici delle nazioni, a rivalse anacronistiche di popoli su altri popoli, al moltiplicarsi di guerre inutili, la cui sola conseguenza è la morte di tanti innocenti. La Dottrina Sociale della Chiesa è ancora una proposta sensata e valida per la formazione delle coscienze, al fine di costruire ponti di fratellanza e non barriere di ostilità.

Istituto teologico San Paolo
Studio Teologico San Paolo
I temi della bioetica, in particolare a difesa della vita in tutti i suoi momenti, sono ormai come una linea del Piave per i fedeli. In una società sempre più votata a logiche non di vita ma di morte, come poter esprimere a tutela del dono che Papa Francesco ricorda sacro e inviolabile, una presenza coerente sul piano del vissuto di fede e credibile su quello del confronto culturale?

Attualmente il concetto di dono è in profonda crisi: tutto sembra dovuto anche il diritto assoluto di procurarsi la morte. Inoltre, il concetto di vita pare che assuma connotati interpretativi di carattere antropologico sempre più a sfondo utilitarista. Ne consegue che la categoria inviolabile, intangibile, inalienabile, sacralità sembrano solo categorie anacronistiche e irreali appellativi da accostare al termine vita. Senza alcun riverbero sul valore da riconoscere all’esistenza umana. Il confronto culturale a partire da un presupposto di fede diventa sempre più complicato, in quanto il dibattito si sviluppa su piani valoriali sempre più distanti.

Al riguardo si odono ancora gli echi non sempre assonanti che hanno salutato la pubblicazione a cura della Pontificia Accademia della Vita, del Piccolo lessico di fine vita (nostro articolo del 5 settembre). Al di là delle quasi inevitabili, sterili e spesso strumentali polemiche, quali possano indicarsi come i suoi maggiori pregi e ravvisarsi, se in effetti sussistenti, gli eventuali limiti?

Il dibattito sul fine vita è una piena senza argini. Il testo pubblicato dalla Pontificia Accademia della Vita non si discosta dal Magistero della Chiesa su questo tema, anche se i media hanno annunciato un’apertura al suicidio assistito e all’eutanasia.
Invece si mantiene il rispetto delle proporzionalità delle cure, la condanna dell’accanimento terapeutico, si incoraggia l’alleanza terapeutica che è l’espressione, fra le più auspicate, di un rapporto medico-paziente, fondato sulla fiducia e sul rispetto delle parti. La persona umana deve essere sempre al centro della riflessione bioetica.Don Sapuppo

Aderendo alle indicazioni propalate nel Motu Proprio di Papa Francesco, in concomitanza con l’inizio del nuovo anno accademico, l’istituto ha attivato uno specifico corso formativo dedicato alla Tutela dei minori e delle persone vulnerabili, rivolto non solo agli studenti ma a tutti gli operatori pastorali. Quali obiettivi ci si prefigge e come si intende raggiungerli?

Lo Studio Teologico propone un corso con la finalità di fornire indicazioni su come tutelare i minori e le persone vulnerabili, facendo emergere le criticità di legami non sempre ordinati. Si è spesso impreparati dinanzi alla gestione di situazioni complesse in ambito relazionale. È necessario allora rifarsi ad esperti nel campo esegetico, giuridico, canonistico, psicologico e sociale che possano dare un valido contributo alla formazione di un maturo e responsabile rapporto con i minori.

Come concludere, se non ricordando il plauso di Benedetto XVI alla Pontificia Accademia della Vita: “Nel contesto attuale il vostro impegno appare sempre più delicato e difficile, ma la crescente sensibilità nei confronti della vita incoraggia a proseguire con sempre maggiore slancio e coraggio in questo importante servizio alla vita e all’educazione e ai valori evangelici delle future generazioni”. Considerazioni ed esortazioni che sembrano attagliarsi in toto a don Antonino a cui va il nostro grazie.

                                                                                                                         Giuseppe Longo