Già caro alle comunità di Acireale e Giarre e ora pure di Randazzo, don Domenico Massimino ha appena festeggiato il quarantesimo anniversario di ordinazione presbiterale. Arciprete parroco della Basilica Santa Maria Assunta, lo abbiamo lì raggiunto per porgergli auguri e domande.
Don Massimino, quali emozioni continua ancora a suscitare dopo 40 anni, poter dire ai fratelli: “I tuoi peccati sono perdonati, vai in pace” o renderli partecipi del Mistero nella Celebrazione dell’Eucaristia?
Rinnovo il mio sì al Signore nella gioia di essere sacerdote e come tale, canale della sua Vita, del Suo Amore e della sua Grazia. Da qui il gaudio di vivere la dimensione sacerdotale. Gioia mai sopita, mai ridimensionata, e che negli anni ha trovato sempre più profonde motivazioni. Con la consapevolezza del rischio latente, ma sempre presente e da dover fronteggiare, che gli atti ministeriali possano soggiacere a una qualche routine.
Ordinato sotto Giovanni Paolo II. Parroco della chiesa Madre di Giarre sotto Benedetto XVI. Arciprete in Basilica di Santa Maria Assunta di Randazzo sotto Francesco. Tre Papi succedutisi alla Cattedra di Pietro. Qual è il retaggio di originalità e peculiarità del loro Magistero?
Giovanni Paolo II: il papa del lungo e poliedrico magistero che traccia un’ellisse, i cui fuochi sono Cristo e l’Uomo. Benedetto: il papa dell’affermazione pacata ma decisa della Verità, a fronte del crescente e poi dilagante relativismo. Francesco: il papa delle 5 istanze, la semplicità, l’essenzialità, la gratuità, la fraternità e la Chiesa in uscita.
Nel Discorso al clero di Roma, rievocando la lettera apostolica Nuovo Millennio ineunte, San Giovanni Paolo II raccomanda che il fondamento di ogni programmazione pastorale debba consistere nell’aiutare a riscoprire, nella comunità, l’universalità della chiamata alla santità. Don Massimino, quali ritiene, oggi, le sfide più impegnative che si pongono a questa Pedagogia della Santità?
La prima sfida è di carattere culturale: l’appiattimento, la mediocrità e la crisi del pensiero. La seconda sfida è il secolarismo, il relativismo e il materialismo pratico. Tutto ciò rende pure quanti si professano cristiani, poco interessati e ricettivi a una proposta di formazione seria e sistematica, necessaria per perseguire la santità. Occorre lavorare per suscitare il gusto dei percorsi spirituali.
Il mese di ottobre è per tradizione dedicato alla devozione per il Santo Rosario. Come il mistero della gloriosa Assunzione di Maria, a cui è dedicata questa splendida Basilica, può ancora guidare un’umanità smarrita, verso il vero senso di trascendenza della vita?
L’Assunzione della Madonna ci dice che c’è una Meta. Che la vita dell’uomo sulla terra non è, come diceva Heidegger, percorrere un sentiero interrotto, ma ha uno sbocco di vita e gioia eterna.
La Chiesa si appresta a vivere la gioia del Giubileo, il cui motto è Peregrinantes in Spem. Papa Francesco esorta a dedicare il tempo che lo precede, a una grande sinfonia di preghiera. Come la dimensione comunitaria, specie parrocchiale, della preghiera, può dar forza alla speranza?
La preghiera è essenziale alla speranza, in quanto la speranza del cristiano non è facile ottimismo. E’ attraversare il mare della vita con i suoi ondeggiamenti e le sue tempeste, ancorati a una roccia salda che è Cristo (Salmo 90/91; Mt. 8, 23-27). L’ancoraggio è personale e comunitario perchè si è cristiani non singolarmente, ma in quanto parte dell’equipaggio della barca della Chiesa che tunditur, non mergitur! Sballottata, non può affondare, perché ancorata al cielo (S. Pietro Crisologo).
Assicuriamo a don Domenico che faremo tesoro di queste riflessioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza; nella certezza che la forza della speranza non delude perchè l’Amor di Dio è stato riversato nei nostri cuori (Rom.5,3-5).
Giuseppe Longo