Intervista / Don Ludger Rakotonirina: “Ora sono fiero di essere cittadino italiano”

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Don Ludger Rakotonirina

Decidere di lasciare la casa ed i propri affetti a vent’anni per seguire la propria vocazione è una condizione che, grazie a storie vissute in prima persona o indirettamente, abbiamo avuto modo di conoscere. Fare della propria vita una vocazione, andando letteralmente dall’altra parte del globo, è, invece, ciò di cui abbiamo discusso in un’intervista con don Ludger Rakotonirina, parroco di Guardia e vice cancelliere del tribunale ecclesiastico, che solo recentemente ha ottenuto la cittadinanza italiana.

La storia di don Ludger comincia più di diciannove anni fa, quando decide di lasciare il Madagascar, suo paese d’origine, per seguire la propria vocazione, in Italia, dove arriva nel 2006, insieme ad un gruppo di nove seminaristi. Uscire dal Madagascar, ci spiega, non è semplice, perchè le politiche migratorie sono molto rigide e, solo grazie al suo visto per motivi religiosi, è stato in grado di lasciare il paese.

Don Ludger Rakotonirina, com’è stato il suo inizio in Italia?

Essendo una realtà diversa dal quella cui ero abituato, mi è sembrato tutto bellissimo inizialmente. Avevo nostalgia della mia famiglia e del mio paese, ma anche tanta voglia di integrarmi, così mi sono imposto di imparare l’italiano, perchè voglio farmi capire dalle persone con cui mi relazionerò. Sono in Sicilia da un po’ e voglio imparare e capire sia l’italiano che il dialetto!Don Rakotonirina

 È sempre possibile per tutti migrare dal Madagascar?

Certamente c’è la possibilità di migrare. A Palermo, per esempio, c’è una comunità di giovani laureandi, che si sono integrati bene nella società. A differenza di altre parti dell’Africa, noi andiamo via per soli motivi di studio o per motivi religiosi, perchè andare via dal Madagascar senza visti sarebbe altrimenti impossibile, data la conformazione dell’isola.

 Come ha ottenuto i documenti per poter restare in Italia?

Mettermi in regola è stato molto duro e, solo dopo molti sacrifici, lo Stato italiano ha riconosciuto la mia cittadinanza italiana. Di questo io mi sento molto onorato, perchè ho lavorato e voglio continuare a lavorare tanto per questo Paese.

Sono stati necessari 19 anni per essere riconosciuto cittadino italiano?

Esatto, come dicevo, la messa in regola è molto dura. Nel mio ruolo, per il servizio canonico italiano, è necessario avere anche la cittadinanza italiana e non solo il permesso di soggiorno.

Oltre a sentirsi cittadino italiano, si sente anche europeo?

Ancora non sono stato fuori dall’Italia, ma so che avere questa cittadinanza comporta certamente il grande privilegio di vivere senza più essere extracomunitario.

Sono serviti anche dei certificati di lingua per avere la cittadinanza italiana?

Certamente, sono obbligatori per diventare cittadini italiani.

C’è qualcosa che sente di voler dire a chi sta affrontando una situazione analoga alla sua?

Credo l’Italia sia un Paese benevolo nelle sue politiche di accoglienza e posso dire che a volte sia normale sentirsi scoraggiati. Ma il consiglio che mi sento di dare è di avere sempre un comportamento corretto e rispettare le leggi del Paese d’accoglienza. Io, per esempio, fino a qualche giorno fa, non ero italiano, adesso che lo sono, sento i doveri e i diritti che questa cittadinanza comporta. Dentro di me provo gioia e responsabilità e sento anche di volere conoscere la Costituzione italiana.

Lei crede che oggi ci sia un accanimento nei confronti dei migranti?

Credo sia un problema che va oltre l’accanimento o il singolo Stato: c’è in atto una crisi umanitaria, sociale e politica. L’emergenza è umanitaria e non si può fare finta di nulla. C’è bisogno di diplomazia, di criteri di accoglienza più certi e maggiore collaborazione tra Stati. Sarebbe giusto mettere chi emigra (certamente con chi è in esilio politico diventa più difficile) in una prospettiva di futuro migliore, di studio e di auto determinazione. Noi che emigriamo siamo come i germogli di una nazione più povera, che possono vivere una vita migliore in un paese diverso e nuovo.
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Voglio nuovamente esprimere la mia gratitudine nei confronti di tutte le persone che in Italia hanno creduto in me e mi hanno sostenuto in questo mio cammino.

Giulia Bella