Intervista / Don Salvatore Di Mauro: “Con Dio al primo posto tutto il resto è apposto”

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Cominciamo con don Salvatore Di Mauro, vice parroco della Chiesa Matrice di Aci Catena Maria SS. della Catena, una nuova serie di interviste a giovani sacerdoti della diocesi di Acireale. Classe 1982, proveniente dalla parrocchia Maria SS. delle Grazie di Acireale, nel 2007 frequenta l’anno propedeutico e in quello successivo inizia il cammino da seminarista che si conclude il 26 settembre 2014 quando pronuncia il suo “Eccomi” a Cristo in Cattedrale a Acireale. La nostra è stata una ricca chiaccheata in cui sono emersi l’adolescenza, gli anni del seminario e i primi passi da sacerdote.

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Don Salvatore Di Mauro

Don Di Mauro, come nasce la sua vocazione al sacerdozio?

“Nasce in famiglia, che è stata la base della mia vocazione. Dopo la cresima mi allontanai dalla mia parrocchia, un po’ come accade oggi per tanti giovani. Eppure sentivo crescere dentro di me il desiderio di accostarmi alla messa e così cominciai a frequentare la basilica di San Sebastiano e andava crescendo in me la devozione verso di lui. Un giorno il decano mi propose di servire la messa come ministrante; avevo ventitré anni e stava per iniziare il mio cammino verso Cristo: sentivo dentro di me il desiderio di diventare sacerdote. Degli anni del seminario ricordo i consigli sapienti del direttore spirituale don Rosario Gulisano, il quale ci esortava sempre all’amore di Cristo, per vivere da buoni cristiani”.

Che cosa ha sperimentato durante gli anni del seminario?

“Lì si è una grande famiglia, si vive tutti insieme la quotidianità. In seminario non si è più persona individuale ma comunità che pur nella diversità porta avanti lo stesso obiettivo: amare e annunciare Cristo”.

Qual è l’esperienza più bella che ricorda?

“In particolare quella di Aci Platani, dove sono state due le esperienze forti. Da seminarista accanto agli adolescenti e i giovanissimi, che sono come un campo fertile su cui piantare il seme della buona novella, e quindi che rappresentano il futuro, e poi da accolito accanto gli ammalati, che rappresentano il passato, che andavo a trovare e dare loro conforto settimanalmente. Nei loro sguardi trovavo quello di un Cristo sofferente.”

Come sono stati i primi passi da vice parroco nella matrice di Aci Catena?

“Mi sono subito trovato bene. Adesso seguo diversi gruppi, quello delle coppie, dei giovanissimi e giovani dell’Azione cattolica. Ogni giorno rimango colpito, e di questo sono grato al Signore, perché tra le mie mani avviene un miracolo: un pezzetto di pane e un sorso di vino diventano strumento di salvezza per tante persone che sono nello sconforto, e qui, come in ogni parrocchia, ce ne sono tantissime. Inoltre sono grato al Signore perché anche nelle confessioni divento partecipe di un miracolo. Per me è una grande responsabilità la confessione perché il Signore mi chiama a diventare uno strumento di grazia, attraverso cui i fedeli vengono invasi dal balsamo del perdono”.

Ad Aci Catena è forte la devozione verso la Madonna, non a caso la matrice è stata elevata a Santuario. Qual è il suo rapporto con la pietà popolare e le feste religiose?

“Credo che queste siano molto importanti per tutti coloro che rimango distanti dalla vita liturgica e dai sacramenti durante l’anno. Spesso è per loro l’unica occasione di contatto con Cristo. Tuttavia occorre educare loro che i Santi e la Madonna sono strumento di Cristo e che a lui solo conducono. Spesso mi capita in casi simili di portare l’esempio del calciatore: se questo non si allena tutto l’anno, non potrà supportare il peso della partita. Ora il devoto deve allenarsi tutto l’anno altrimenti ogni fatica sarà vana”.

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Aci Catena – La matrice Maria SS. ma della Catena di cui è parroco Don Sebastiano Privitera

A quale passo della Bibbia si sente particolarmente legato?

“Il salmo 61, che dice «Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia salvezza». Non a caso l’ho scelta come frase per la mia ordinazione sacerdotale. Oggi giorno siamo presi da mille impegni da portare a termine ma dimentichiamo di mettere al primo posto Cristo. C’è un motto che dice: metti Dio al primo posto e tutto il resto è apposto. Ecco Cristo è la vera felicità”

Un’ultima domanda. Chi sono oggi i laici per le nostre comunità parrocchiali?

“La loro presenza è importante. In una famiglia non tutti sono padre o madre. Allo stesso modo nella Chiesa c’è una diversità di ruoli. Credo che oggi debbano essere più formati e messi nella condizione di dare alla Chiesa risposte più adeguate, non come estrapolate da una ricerca sul computer ma risposte meditate, pensate, intuite. La loro presenza infine non deve essere un apparire soltanto ma un lavoro silenzioso e umile, seguendo l’insegnamento di Gesù che dice “Non sappia la tua sinistra ciò che ha fatto la tua destra (Mt, 6)”. In tutto questo il sacerdote è un direttore di orchestra che più che dirigere cerca di armonizzare tutti i suoni. E ai laici dico di non essere come i farisei che predicavano ma non mettevano in pratica ciò che dicevano. Ma di seguire sempre Cristo, che ciò che predicava lo metteva in pratica.”

Domenico Strano

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