Lo scorso fine settimana, da venerdì 12 a domenica 14, nella sede della Società Storica Catanese, è stato rappresentato “Ettore Majorana. Mistero di un genio catanese”, interamente scritto e interpretato da Rodolfo Torrisi. Si tratta di un monologo, o dovremmo forse dire di una sequenza di tre? Già perché, questa storia, tanto intrigante quanto misteriosa, non può essere raccontata da un solo punto di vista. Lo sa bene Rodolfo che, per questo motivo, ha scelto ben 3 personaggi, e di un certo rilievo, per raccontare la vita di un genio. La prima a parlare è la madre, che di lui racconta gli aneddoti dell’infanzia, con la tenerezza che è propria di ogni mamma. Il secondo è il suo amico e collega, nonché suo professore, Enrico Fermi, con il quale Ettore ha lavorato negli anni in cui è stato a Roma, in via Panisperna. Il terzo è Leonardo Sciascia, autore del libro “La scomparsa di Majorana”. Ognuno dei tre vede le cose a modo proprio e ognuno racconta la propria verità, in una storia in cui, probabilmente, la verità, non verrà mai a galla. Lo spettacolo “itinerante” vede l’attore, e il pubblico, spostarsi nelle stanze del palazzo: tre stanze diverse, una per ogni personaggio.
Quello che colpisce fin da principio, è la ricchezza di particolari, con la quale la storia viene raccontata, restando sempre piacevole e interessante. Immagini nitide, sembrano materializzarsi davanti agli occhi di chi le ascolta, in una sorta di viaggio a ritroso nel tempo. ‘E come essere stati presenti quando la madre di Ettore passeggiava alla Villa Bellini con quello che all’epoca era il suo fidanzato e che poi divenne il marito, o quando Ettore era un bambino di pochi anni che sapeva le radici cubiche di numeri enormi. Vengono narrati una serie di avvenimenti, tutti veri poiché documentati, da quelli più piccoli, e apparentemente insignificanti, come l’incidente in macchina nelle campagne di Passopisciaro, a quelli di maggior rilievo, come le sue continue e brillanti scoperte scientifiche e le sue amicizie importanti. Avvenimenti che potrebbero aver avuto un certo peso nello svolgersi degli eventi. ‘E un crescendo di coinvolgimento e di suspense grazie a un copione sapientemente scritto e molto ben interpretato. Il denominatore comune di tutti e tre questi racconti è la genialità di Ettore, indiscutibile e, infatti, indiscussa. Ettore che giocava con i numeri, Ettore che scopriva prima di tutti gli altri ma che riteneva le sue stesse scoperte banali, Ettore che scriveva formule su pacchetti di sigarette che puntualmente gettava nell’immondizia. Dice infatti Rodolfo, facendo parlare Sciascia “Gli altri scienziati cercavano, Ettore non cercava, Ettore, semplicemente, trovava”. Uno spettacolo emozionante, dal quale non puoi mai e poi mai distrarti, perché cattura, dalla prima all’ultima parola.
Abbiamo rivolto qualche domanda al dottor Rodolfo Torrisi.
Rodolfo, quanto tempo hai dedicato alla realizzazione di questo spettacolo teatrale?
“Ho lavorato diverso tempo alla stesura del testo. Era fondamentale per me, riportare esclusivamente notizie certe e vere. Ho dovuto fare un lavoro metodico e capillare, attingendo a fonti attendibili: il libro di Sciascia, il film di Gianni Amelio e la biografia di Enrico Fermi, scritta dalla moglie Laura, dal titolo “Atomi di famiglia”, sono alcune delle opere che ho analizzato. Dopo una prima stesura, che somigliava più a una tesi di laurea, ho dovuto modellare il testo, secondo le esigenze di un testo teatrale. A questo punto ho dovuto memorizzarlo e interpretarlo. Anche memorizzare un copione del genere non è facile per via delle numerose date da ricordare, di termini e di nozioni scientifiche.”
Come ti è venuta questa idea?
“In realtà, ho sempre desiderato scrivere un testo teatrale basato sulla storia vera di un personaggio famoso e di interpretarlo interamente da solo. Quella di Ettore Majorana è una storia che mi piace molto e che si presta ad una simile impresa. Non escludo di ripetere questa formula successivamente per raccontare la vita di altri personaggi.”
Da quanto tempo fai teatro?
“Ho sempre fatto teatro, e, circa una ventina di anni fa, ho fondato una compagnia teatrale che si chiama “Il teatro delle Nevi”. Ho scritto diversi testi in prosa per il teatro. ‘E la mia passione, anche se non il mio lavoro principale.
Cosa ti ha colpito particolarmente di questa prima rappresentazione di Ettore Majorana?
“La sera della domenica, sono venuti ad assistere allo spettacolo i nipoti di Ettore. Sapevo che ci fossero delle prenotazioni a nome Majorana, e non ti nascondo che questo mi abbia fatto porre la domanda: sarà di loro gradimento o meno? Mentre recitavo, domenica sera, vedevo una signora seduta, che spesso annuiva alle mie parole. Ho immediatamente capito che lei fosse una parente. Alla fine dello spettacolo lei e il fratello, si sono avvicinati a me, ringraziandomi per “averlo trattato con rispetto”. Troppe cose sono state dette su questa vicenda, vere, false, irriverenti, offensive, irrilevanti… da sciacalli che puntavano solo a vendere una copia in più del loro libro. Il fatto che persino i parenti abbiano apprezzato il mio lavoro, e ne abbiano confermato la bontà, è una gratificazione che mi porterò sempre nel cuore.”
Annamaria Distefano