Intervista / Giuseppe Contarino: “Da un unico pezzo di ferro può nascere un’opera d’arte, frutto della fantasia creativa”

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L’artista, si sa, è colui che sa creare, con tutto ciò che ha a disposizione, rappresentazioni della realtà fantasiose o veritiere, privilegiando particolari e dettagli di essa. Il risultato finale è sempre unico, originale e frutto di un lavoro meticoloso, condotto con amore e passione. Il ferro è un elemento naturale che si può avere a disposizione per dar vita a figure, oggetti, per rappresentare in modo concreto concetti astratti. Se è vero che questo metallo ha affiancato l’uomo fin dalle sue prime lotte per la  sopravvivenza, sotto forma di utensili o armi da difesa, è anche vero che oggi esso ha visto “tirar fuori” da sé, per opera di quello stesso uomo, il proprio potenziale artistico, ha visto raffinarlo fino a divenire forma di straordinaria bellezza.
Sono ben ventisei le forme di straordinaria bellezza che il ferro ha assunto, per mano dell’acese Giuseppe Contarino; opere che ha raccolto ed esposto nella mostra “L’arte tra ferro e fuoco”, allestita nell’antisala consiliare del Palazzo di Città di Acireale ed attualmente visitabile fino al 31 agosto.

Nel vedere il risultato che si può ottenere dal lavorare in modo esatto il ferro, nasce spontanea la necessità di un  colloquio con il cav. Contarino che, riportando la sua personale storia ed esperienza nel mondo dell’arte fabbrile, ce ne descrive le caratteristiche, contestualizzandola a livello internazionale.

Fin da piccolo si è accostato ad un’attività manuale, che ha condotto con costante dedizione. Quando ha capito che, oltre a piacerle, le riusciva bene lavorare il ferro?

All’età di undici anni ho cominciato a frequentare la scuola di insegnamento d’arte e mestieri “Città del Fanciullo” di Acireale e ne sono uscito a quindici, con il diploma di tornitore e saldatore. Cominciavo già a realizzare lavori particolari, direi anche un po’ strani. Successivamente, è stata esposta una mia opera in una mostra, svoltasi sempre ad Acireale. In quell’occasione, ho sentito i pareri e le opinioni positive di conoscenti ed amici. Ho avuto consapevolezza che il mio lavoro piaceva ed era apprezzato.

Il gallo imperatore

– Dopo questi primi anni di studio ha continuato a migliorare le sue capacità e a raffinare la sua arte. La voglia di apprendere e l’impegno di un giovane, quale lei era, sono mai diminuite?

Dopo il diploma, mi sono accostato a due grandi maestri: Raffaele Greco e Giuseppe Esterini. Io avevo già le idee molto chiare. Ho un ricordo, in particolare, con quest’ultimo. In quel periodo ero capo officina ed un giorno, parlando con lui, gli dissi che ero lì non per imparare il mestiere, ma per rubarglielo, poiché ne conoscevo ormai le caratteristiche generali. Infatti, osservavo il mio maestro molto attentamente svolgere il suo lavoro quotidiano, quasi a volergli davvero rubare i segreti e i giusti comportamenti. Intorno a vent’anni avevo la mia attività in proprio con la bottega aperta a Pozzillo.

– La sua personale esperienza si è rivolta anche ad un ambiente ed un contesto nazionale prima ed internazionale dopo. Quanto le è stato utile il confronto?

Dopo gli studi, ho iniziato a partecipare in maniera costante alla Biennale Europea d’Arte Fabbrile di Stia, ad Arezzo. Vi ho preso parte per circa trent’anni. Si tratta di un concorso che si svolge in Toscana, dove ci riuniamo tutti gli estimatori del ferro battuto ed io, e la squadra italiana, abbiamo riportato importanti riconoscimenti. Ho potuto confrontarmi con esperti maestri del settore. Nel 2001 ho partecipato ad un incontro svoltosi in Normandia ed in quell’occasione ho pensato di portare anche la città di Acireale ad un confronto costruttivo. Dopo anni di impegno, nel 2009 Acireale è entrata a far parte dell’Associazione “Anello Europeo della Città del Ferro”, con molto orgoglio e gioia di tutti. Nel corso del tempo il mio bagaglio di esperienze ed apprendimento è diventato sempre più grande, fin quando, seguendo la linea del ferro battuto ho creato la mia fantasia artistica, cioè ho dato forma alla mia creatività. Con il lavoro, ho compreso che da un unico pezzo di ferro poteva nascere un’opera d’arte vera e propria, quindi, non si trattava soltanto di ferro battuto, ma di arte,  legata al ferro battuto.

– Oggi il suo stile su quale percorso si orienta?

Le mie creazioni seguono uno stile un po’ classico ed un po’ moderno. Sto abbracciando ambiti

Rappresentazione del viaggio di Ulisse

lavorativi un po’ più ampi. Ad esempio ho dato vita alla creazione di monumenti fra i quali “Uomo uccello”, alla memoria dell’aviatore e deltaplanista italiano Angelo D’Arrigo, che si trova ad AciSant’Antonio, il cui contributo è stato devoluto in beneficienza per i bambini malati dell’Africa. Altro monumento è quello “Al Pescatore”, realizzato da me e mio figlio Davide a Mazara del Vallo (Tp) ed ancora il blasone per la città di Stia.

– Questa mostra è un esempio di arte usufruibile a tutti, occasione di contatto tattile con l’opera, di percezione immediata del suo significato, per chi, ad esempio, non può vedere tramite la vista. Uno stimolo, dunque, per aprire sempre più il mondo artistico incondizionatamente, senza limiti ed ostacoli?

Certamente. Questa mostra è stata dedicata, in particolare, alle persone cieche ed ai sordomuti. Chi non può vedere l’opera, può toccarla e percepire ciò che essa vuole esprimere. La sua comprensione è agevolata, inoltre, dalla dicitura braille che ne indica il tema. Per i visitatori sordomuti ci sono le video-guide, realizzate con la Lis, la lingua italiana dei segni. E’ un settore aperto a tutti, perché anche le persone disabili sono in grado di creare vere opere d’arte, di massima precisione. Ho un collega a Treviso, ad esempio, che guida i ragazzi disabili nel lavoro di incisione sul rame, leggero come la carta, sia utilizzando le mani sia i piedi, ottenendo ottimi risultati. Vedo questa mostra anche come uno scambio con loro, affinché abbiano un incentivo per produrre.

– Qual è il contenuto della mostra?

Sono ventisei le opere esposte, realizzate nel corso del tempo, a partire dagli anni ottanta, con diversa tematica, da immagini tratte dalla realtà, come quella del “Gallo imperatore”, rappresentato nella sua magnificenza, a quelle del repertorio classico, con la rappresentazione di Ulisse e delle sue imprese. Tutte hanno subìto dei trattamenti, alcuni sono bianchi, altri un po’ scuri, ma non si tratta di vernici, sono trattamenti di studi sull’ossidazione, che non hanno acidi o colori, in quanto rovinerebbero il ferro.

– Che rapporto hanno, attualmente, i giovani con questo tipo di attività manuali, dalla lunga tradizione?

Credo, purtroppo, che questo tipo di attività stia rischiando di scomparire. I giovani sono dediti ad altre cose, alla modernità ed alla tecnologia. A ciò contribuisce anche il fatto che non si svolge più l’apprendistato. Durante la mia gioventù, due volte la settimana, il datore di lavoro ci mandava ad imparare, nonostante io venissi dalla scuola “Città del Fanciullo”. Oggi ad Acireale non c’è la scuola del ferro battuto, mentre in altre città come Stia, che ho già citato, o Bienno, in provincia di Brescia, i ragazzi possono frequentarle. Avere la scuola di riferimento è importante per guidare i giovani nel portare avanti la loro passione.  

La piacevole chiacchierata, che è diventata un’intervista, avuta con il maestro Giuseppe Contarino, che ringraziamo per la disponibilità, ci ha guidati alla scoperta di un settore dell’artigianato locale, quello relativo alla lavorazione del ferro battuto di lunga tradizione. Con la sua descrizione meticolosa del cammino di formazione personale, il maestro ha posto in evidenza come la passione per un’arte, per un mestiere, possa diventare motivo ispiratore di tutta una vita, da condividere con gli altri, ampliando, al tempo stesso, la propria  esperienza con gli scambi reciproci di insegnamenti. Ottimo esempio, inoltre, che l’arte, in qualunque forma si manifesti, accomuna tutti e offre la possibilità di liberare il proprio estro creativo senza limiti o blocchi di sorta, ma con la sola forza di volontà.

Rita Messina            

 

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