Lidia Patti e Carola Intravaia sono i due cardini della “Scuola Danza Lidia Patti A.S.D” di Catania. Le abbiamo intervistate per conoscere la loro storia, quella della scuola e soprattutto il loro punto di vista su come il covid ha influenzato il loro settore.
La “Scuola Danza Lidia Patti A.S.D” di Catania
Fondata nel 2008 dalla maestra Lidia Patti, ha sede in via Pietra dell’Ova 400 (Canalicchio, CT). Ad oggi è gestita non solo dalla fondatrice Lidia Patti ma anche dalla figlia, la maestra Carola Intravaia. In realtà l’esperienza di Lidia come insegnante di danza è iniziata molto prima. Nel lontano 1980 avviò un progetto con la sorella. Dopo lo studio della danza presso la prestigiosa scuola di ballo “Bartolomei” di Catania, e in seguito l’approfondimento dello studio della danza tramite corsi di aggiornamento e stage, le sorelle Patti fondarono una scuola di danza. Dopo diversi anni le loro strade si divisero e Lidia scelse di trasferirsi e fondare la propria attività in zona Canalicchio.
Qual è stato il vostro percorso di studi? La danza è stata fin da subito la vostra prima opzione?
Lidia – Sono nata nel 1962. Mi sono diplomata al liceo scientifico “Galileo Galilei” di Catania e ho ottenuto la laurea in Scienze Motorie. Per me l’insegnamento è sempre stato una mia vocazione. Il mio sogno era quello di diventare insegnante di matematica, ma per problemi economici non ho potuto proseguire gli studi. Terminato lo studio della danza presso la scuola “Bartolomei”, ho intrapreso in giovanissima età la carriera di insegnante.
Carola – Sono nata il 16 marzo 1996 a Catania, da padre avvocato e madre insegnante di danza, ma non è stato questo a farmi scegliere questa carriera. Fin da piccola nel tempo libero, inventavo coreografie sulle mie canzoni preferite, disponevo in modo ordinato le mie bambole e insegnavo loro la danza. Sono praticamente nata tra le mura di una sala di danza, ma la mia vocazione è sempre stata quella dell’ insegnamento, non della ballerina.
Perché avete deciso di intraprendere questo percorso?
Lidia – Ho partecipato a numerosi progetti: dai teatri, alle scuole e alle associazioni per disabili. Nel corso del tempo non mi sono mai fermata. Ho sempre continuato a partecipare a corsi di aggiornamento perché la danza, si sa, è in continua evoluzione. Annualmente organizzo, prendendone parte, un corso di aggiornamento per insegnanti tenuto dal maestro Miozzi, unico docente italiano presso la prestigiosa “Accademia Vaganova di San Pietroburgo”. Sono stata chiamata come giudice nel talent “Prodigi”, organizzato dalla Rai e dall’ Unicef.
Dopo 43 anni lavoro con lo stesso entusiasmo del primo giorno. Con tanta voglia di trasmettere questa meravigliosa arte che è la danza e i valori che ne derivano, quali disciplina, dedizione e tanto spirito di sacrificio. Pilastri fondamentali per il futuro dei giovani nel mondo del lavoro.
Carola – Credo che la voglia di trasmettere agli altri sia qualcosa che nasca con te. Ho terminato gli studi presso il liceo scientifico “Principe Umberto” di Catania e adesso mi appresto a terminare la laurea in Scienze Motorie. Sento la responsabilità di possedere una preparazione teorica/tecnica oltre che artistica perché lo sport nei bambini e nei ragazzi in età evolutiva può creare grossi traumi se studiato scorrettamente. Ho partecipato per diversi anni a progetti presso scuola primarie e secondarie, lavorando con grande impegno con bambini e ragazzi che non si erano mai approcciati al mondo della danza.
Sono in continuo aggiornamento, seguendo corsi di diverse discipline preferibilmente in giro per il mondo, così da unire l’utile al dilettevole perché amo viaggiare: Barcellona, Roma, Torino, Verona, Brema… Sono appena tornata da un viaggio di studio a New York, dove ero già stata nel 2016. E attualmente sto già progettando il prossimo, per portare sempre novità nella mia scuola.
Maestra Lidia, dove e com’è nata la sede condivisa con sua sorella?
Per volontà di entrambe, la storica sede è stata aperta presso i locali della casa di nostra nonna paterna, in via Passo Gravina, alle porte della città di Catania. In brevissimo tempo registrammo grandi numeri di iscritti. Inizialmente la scuola era nota solo come scuola di danza classica. In seguito aggiungemmo ulteriori discipline, al fine di offrire maggiori opzioni di studio e continuare a stare al passo con la nascita di nuovi stili, appena conosciuti in Sicilia negli anni ’90.
Quali corsi offrivate?
Lidia – Chiaramente le nuove discipline venivano insegnate da insegnanti esterni, esperti del settore. Così inizialmente sono stati inseriti i primi corsi di modern jazz e per mia volontà, il tip tap. Dopo essere venuta a conoscenza di questa magnifica disciplina e aver avuto la possibilità di approfondirne lo studio durante uno stage a Nizza (Francia), ne fui totalmente affascinata; al punto di inserirla all’interno della nostra scuola. Una realtà, quella del tip tap, che tuttora in pochissimi insegnano nella città di Catania. Un altro corso aggiunto nel tempo, interamente dedicato i bambini dai 3 ai 5 anni, è quello della psicomotricità.
Fu la prima volta, nella storia della scuola, in cui una novità non venne accolta positivamente, riscontrando un numero bassissimo di iscritti. Probabilmente perché non ben compreso dai genitori del tempo. Unendo le abilità tecniche e pratiche, ricavate dalla laurea in Scienze Motorie e dallo studio della danza, ho fondato questo corso con l’obiettivo di avvicinare i bambini al movimento; con l’ausilio di materiali tecnici e specifici tra i quali: cerchi, assi di equilibrio, coni… e porre le primissime basi della danza con l’aiuto di musiche per bambini per attirarne maggiormente l’attenzione. Oggi a distanza di quasi quarant’anni dall’avvio di questo corso, registriamo grandissimi numeri.
Sono usciti ballerini professionisti dalla vostra scuola?
Lidia – Abbiamo sfornato nel tempo ballerini professionisti, specialmente nei primi anni di attività, in cui la professione del ballerino era molto più accessibile: mio fratello Giovanni Patti, primo ballerino dell’Arena di Verona; Valentina Pace, prima ballerina dell’Opera di Marsiglia; Erika Silgoner, maître de ballet e coordinatrice della sua compagnia di danza contemporanea; Belinda Denaro ballerina del Teatro di Palermo.
Dopo diversi anni e tanto successo, perché avete deciso di dividervi? Dopo quanto tempo ha fondato la sua scuola?
Lidia – Da ormai 15 anni, più o meno, io e mia sorella abbiamo deciso di intraprendere strade diverse. Avevamo incominciato ad avere una visione differente riguardo l’insegnamento della danza. Ho fondato la mia scuola a Canalicchio un mese dopo, con l’obiettivo principale di contribuire alla crescita di bambini e ragazzi. Non solo da un punto di vista tecnico, ma soprattutto umano.
Scuola Danza Lidia Patti / Come sono stati i primi anni di apertura? E adesso com’è la situazione? Cos’è cambiato?
Lidia – Gli anni 2000, seppur più semplici per un certo verso, lavorativamente parlando, hanno portato più difficoltà. Crisi economica, aumento di strutture con i nostri stessi servizi, fino al Covid. Un colpo di grazia per molte realtà. Nonostante tutto siamo sempre riuscite a rimanere a galla. Scommettendoci e senza mai cambiare l’obiettivo principale della nostra scuola: i nostri allievi e la loro sana crescita del mondo, in una realtà di vita sempre più difficile.
Carola – Ci siamo adattate ai cambiamenti generazionali. Modificando anche i modi di insegnamento, cercando però di mantenere sempre quel giusto rigore e disciplina, che contraddistingue la danza.
Quali corsi offrite e quali sono le novità 2022/2023?
Lidia – Classico, moder, contemporaneo, show dance, tip tap e “Giocare danzando” (psicomotricità 3-5 anni).
Carola – Le novità di quest’anno saranno l’inserimento di due discipline: l’hip hop seguito da docenti specializzati e “Danza in Fascia”, un metodo di danza certificato in cui le mamme hanno la possibilità di danzare con loro in fascia in totale sicurezza.
Partecipate e/o avete mai partecipato ad alcuni concorsi e/o competizioni?
Carola – Occasionalmente partecipiamo a diversi concorsi e da qualche anno ci siamo inserite nel circuito dei campionati italiani FIDS (Federazione Italiana Danza Sportiva). La competizione quella sana e sportiva, è un ottimo motivo di crescita per gli allievi, ai quali diciamo sempre che l’obiettivo non è vincere, ma superare se stessi.
Per quanto riguarda gli stage: quali offrite e quali sono quelli alla quale avete partecipato?
Lidia – Un insegnante per eccellenza non smette mai di aggiornarsi. Annualmente organizziamo uno stage per allievi e un corso di aggiornamento per insegnanti di danza classica, tenuto del maestro Fethon Miozzi, docente della prestigiosa “Accademia di danza Vaganova” di San Pietroburgo. Una settimana di full immersion di danza classica, in cui il maestro trasmette tutto il suo sapere agli allievi. Inoltre offrendo loro anche l’opportunità, ai più meritevoli, di seguirlo per intraprendere gli studi in Russia, presso l’ Accademia; dove tutt’oggi, chi ne esce diplomato trova un lavoro assicurato nei teatri di tutto il mondo.
Carola – Per quanto riguarda il modern, il contemporaneo e il tip tap continuo annualmente a frequentare stage in giro per il mondo: da Verona, a Barcellona, a New York dove mi sono recata proprio quest’agosto per un’esperienza di due settimane nelle prestigiose scuole “Steps On Broadway” e “Broadway Dance Center”. Otto templi newyorkesi della danza, che hanno offerto una smisurata quantità di lezioni di stili differenti.
Scuola Danza Lidia Patti / Ogni anno organizzate il saggio di fine anno al teatro “Metropolitan” di Catania. Perché è così importante e perché proprio il Metropolitan?
Entrambe – Un altro aspetto importante del nostro lavoro è lo spettacolo di fine anno, che da sempre svolgiamo presso il teatro Metropolitan. L’unico a Catania in grado di offrire ad allievi e genitori una magia impagabile. Lavoriamo duramente alla realizzazione del saggio, ponendo attenzione ad ogni minimo dettaglio. Della scelta delle coreografie, alle musiche e alle acconciature che adornano i capelli di bambine e ragazze. È il momento in cui possiamo mostrare i genitori il lavoro svolto durante l’anno. Un momento in cui nessuno è protagonista, ma ognuno viene valorizzato al meglio. Ballare sul palco di fronte a un pubblico è un altro fattore importante di crescita per gli allievi. L’adrenalina, l’emozione e la vita dietro le quinte sono sensazioni che ti rimangono impresse per sempre. Ballare davanti ad un grande pubblico è motivo per imparare a superare ansie e paure.
Da qualche anno avete accolto con grandissimo entusiasmo l’occasione di insegnare a ragazzi affetti da sindrome di Down, vero?
Entrambe – Sì. Con grande gioia da qualche anno siamo riuscite anche a far esibire due allieve affette da sindrome di Down; una di 10 anni e una di 22. È stato fatto con loro un lavoro individuale, cucito apposta sulle loro persone riuscendo ad ottenere grandi risultati. La piccola ha pure partecipato ai campionati italiani paralimpici del 2019, classificandosi seconda. Questa esperienza ci ha fatto capire come la danza sia veramente per tutti e come il movimento, in questo caso il ballo, possa aiutare nella crescita psicofisica davvero tutti.
La Scuola Danza Lidia Patti è un’attività a gestione familiare: com’è lavorare insieme?
Lidia – Mia figlia è per me il mio braccio destro. Lei rappresenta il “lato moderno” della nostra attività. Cerca di introdurre sempre nuove iniziative essendo parte della nuova generazione. Credo che questo connubio sia la forza della nostra scuola! Insieme lavoriamo bene. Ci compensiamo e difficilmente ci troviamo in disaccordo sulle scelte da prendere. Non le ho mai bloccato le idee, anzi cerco sempre di stimolarla a portarsi avanti e a migliorarsi. Per arrivare dove io non sono arrivata.
Carola – C’è intesa e lavoriamo bene. Ascolto ancora i suoi consigli e li metto in pratica e lei ascolta i miei. Accoglie positivamente le novità. Credo che questo connubio, la gestione tra mamma e figlia, dia una marcia in più alla scuola. Dà ancora più il senso di famiglia.
Scuola Danza Lidia Patti / Parliamo delle vostre allieve: Come definireste le vostre classi? Che tipo di rapporto avete instaurato con loro?
Entrambe – Disciplina e impegno sono sempre le basi, ma non deve mancare lo svago e il divertimento durante le nostre lezioni. E perché no, anche una pizza con gli allievi il sabato sera. Cerchiamo di instaurare con loro un rapporto confidenziale, ma non troppo. Diventiamo a volte le loro confidenti. Per i più piccoli siamo dei veri e propri idoli. Ecco perché ci impegniamo a dare loro sempre il meglio. Trasmettendo messaggi educativi durante le lezioni e prestando molta attenzione anche al linguaggio e all’atteggiamento che teniamo in sala; perché specialmente tra i 7 e i 12 anni c’è un forte spirito di emulazione.
Secondo voi negli ultimi anni i diversi talent televisivi hanno esaltato il valore della danza o in qualche modo l’hanno sminuito?
Entrambe – Oggi la carriera da professionista è sempre più difficile. Sono aumentati i prerequisiti e sono diminuiti i posti di lavoro a causa della chiusura di molti corpi di ballo. E ovviamente tutt’ora esistono le raccomandazioni. Quello che mostra la TV è solo una realtà storpiata. Non basta credere nei propri sogni per intraprendere questa carriera. Non basta la sola passione. Ecco perché preferiamo intendere l’insegnamento della danza con l’obiettivo di formare mente e corpo dell’allievo per un futuro migliore, a meno che non riscontriamo un vero e proprio talento.
Purtroppo negli ultimi anni molte realtà sono state distrutte dal Covid. Qual è stata la vostra esperienza al riguardo?
Entrambe – La pandemia ha dato un grande freno alla nostra attività, a partire dal periodo del lockdown. Da insegnanti e quindi accompagnatori nella crescita degli allievi, abbiamo sentito di dover fare qualcosa per loro in questo periodo di chiusura.
Ovvero?
Entrambe: Senza obbligo e a titolo completamente gratuito, abbiamo organizzato delle lezioni su zoom; in cui ovviamente non abbiamo svolto delle vere proprie lezioni di danza. Abbiamo dato la possibilità ai più grandi di dedicare del tempo all’esercizio. Organizzando anche delle sfide settimanali. Invece per i più piccoli abbiamo inventato dei giochi, che mandavamo ai genitori e che comprendevano dei piccoli esercizi e dei balli liberi. Insomma abbiamo cercato di offrire il più possibile il nostro appoggio, organizzando anche delle semplici chiamate di gruppo in cui si chiacchierava e ci si faceva compagnia.
Scuola Danza Lidia Patti / Dopo la pandemia avete notato qualche cambiamento nei vostri alunni?
Entrambe – Abbiamo percepito e poi constatato a lockdown terminato, che la categoria che è stata maggiormente colpita psicologicamente è stata quella degli adolescenti. Abbiamo registrato un calo di iscritti alla riapertura e una svogliatezza nei confronti dell’attività. Qualcuno ha addirittura riscontrato problemi psichici, con i quali ancora sta facendo i conti. I bambini invece hanno colto con moltissimo entusiasmo la riapertura.
Oggi, in un momento storico di crisi in cui spesso le famiglie non possono investire economicamente nelle passioni dei propri figli, credete che ci si possa accontentare di offrire loro una formazione “a basso costo”?
Lidia – Non posso negare che la danza sia una disciplina costosa. Ritengo che non ci possano essere realtà che offrono professionalità a poco prezzo. Io nel mio piccolo non mi sono mai tirata indietro nell’offrire il mio lavoro a chi ne ha avuto bisogno. Ritengo l’insegnamento una vocazione e io, come anche mi dice mia figlia, ci sono nata. Ecco perché penso che non andrò mai in pensione. Mi piace stare tra i giovani. Sostenere le mamme che mi chiedono consigli sulla crescita dei loro figli e trasmettere ai giovani dei sani principi.
Rebecca Charamah