Nell’incantevole centro storico di Acireale abbiamo incontrato il prof. Domenico Bella al quale abbiamo rivolto delle domande sull’Etna, sullo Stromboli, e sull’attuale situazione dei Campi Flegrei. Abbiamo parlato anche di prevenzione sismica in Sicilia.
Domenico Bella, geologo, insegnante di scuola pubblica, ha redatto numerose pubblicazioni nel campo della sismotettonica e geomorfologia. Ha prodotto studi e rilievi sui terremoti del 2002 e del 2018, creando un gruppo di ricerca che è presente nel territorio etneo. E’ consulente della Regione Sicilia-Dipartimento Regionale della Protezione Civile sul piano di ambito Etna insieme ad altri colleghi. E’ stato consulente di molte amministrazioni prevalentemente sulla pianificazione territoriale.
Quest’anno ricorrono i 140 anni dell’eruzione del marzo 1883, tre giorni di eruzioni. Ci sono delle analogie con i fenomeni sismici-eruttivi che si verificarono nel dicembre del 2018?
No, perché ci sono delle condizioni, geologiche, vulcaniche, tettoniche, diverse da allora, compreso l’evento sismico che non ebbe pari nel 1883. Ogni evento eruttivo ha una specificità che può avere analogie, ma non sempre si verificano.
In questi giorni stiamo assistendo ad una ripresa debole dell’attività stromboliana all’interno del cratere di Sud-Est dell’Etna. Cosa bolle in pentola ?
Normale attività etnea con risalita di magma, che trovando delle ostruzioni ed in presenza di gas, provocano delle esplosioni, anche con fuoriuscita di magma.
Prof. Bella, in un prossimo futuro si potrebbe verificare eruzioni laterali a bassa quota?
Non sono da escludersi, ma bisogna prima comprendere il sistema eruttivo dalla profondità verso la superficie. Prendiamo ad esempio il 2018, abbiamo avuto la faglia Fiandaca di oltre 7 chilometri di spaccatura crostale, con zone di fratturazione ampie fino a 150 metri. Ci si poteva aspettare un’eruzione a bassa quota, se non è avvenuta è perché questa faglia è superficiale, pertanto a bassa quota non drena magma. Il problema delle faglie etnee, secondo me, è che non sono profonde e solo quando intercettano faglie del basamento diventano eruttive.
Anche lo Stromboli è in una fase di irrequietezza. Preludio di eventuali eruzioni?
Lo Stromboli è il vulcano più attivo in assoluto e più instabile, perché i suoi fianchi soprattutto quella della Sciara del Fuoco, aumentando l’angolo o la pendenza, tendono a subire dissesti con fuoriuscita di magma. Lo Stromboli era considerato il faro del mar Tirreno.
Negli ultimi mesi si sono accentuati eventi sismici nella zona dei Campi Flegrei. Che cosa sta succedendo? Quali rischi corrono gli abitanti del luogo?
I Campi Flegrei sono parte di un’ampia zona craterica che comprende anche il Golfo di Napoli. I terremoti qui sono legati alla risalita di gas o di magma. In questo caso, gas che provocano anche i famosi bradisismi. Il problema sta nell’urbanizzazione selvaggia di questi luoghi, dove le case sono a ridosso, ovviamente delle zone di emissione gassose. Basta vedere Googleeart, l’estrema vicinanza di assi viari e di edifici residenziali, produce un rischio vulcanico elevatissimo.
La Sicilia è un territorio ad alto rischio sismico. Nel 1169, 1693, 1908, 1968, 1990, si verificarono forti movimenti tellurici che hanno provocato distruzione e morte. Quale prevenzione si può adottare?
Si devono adottare i criteri della buona edificazione in area sismica, con strutture rigide che abbiano in fondazione dei dissipatori di energia in maniera tale da permettere alla struttura un movimento in sincrono che mitigherebbe danni in elevazione. Altro discorso importante è una corretta pianificazione territoriale.
Giuseppe Russo