Il 26 aprile prossimo, alle ore 18, nelle sale dell’Accademia Zelantea di Acireale, sarà inaugurata la mostra “Gli agrumi del mito 1895-1960. Addobbi e incarti degli agrumi dell’Etna. La mostra sarà visitabile tutti i giorno feriali fino al 5 maggio dalle 10 alle 13 e dalle 15,30 alle 18,30.
Il professore Antonino Catara, socio dell’Accademia, già ordinario di Patologia vegetale all’Università di Catania, ha organizzato questa interessante esposizione, già presentata nel 2015 all’Expo di Milano, che raccoglie una collezione di grande pregio artistico e interesse storico. Insieme ai collezionisti Lorenzo Scicali, erede dell’ex stamperia etnea Cartotecnica e Luciano Spina appartenente ad una delle famiglie più note nella commercializzazione degli agrumi , porterà il visitatore in un percorso a ritroso nel tempo, affascinante e spesso sconosciuto.
Il professore Catara ci ha illustrato le caratteristiche salienti dell’esposizione.
Come nasce l’idea di questo evento dedicato agli incartamenti degli agrumi?
Dalla consapevolezza che aldilà delle esigenze commerciali gli agrumi sono stati un veicolo di una immagine bellissima del nostro territorio in senso culturale. Lo dimostra il fatto che la grafica che riscontriamo negli addobbi è di gran lunga differente da quella di qualsiasi altro paese al mondo. Il mito, l’Etna, Proserpina, Minerva, soggetti tipici della nostra Sicilia. Gli esportatori che sceglievano l’immagine avevano il fondamentale aiuto dei tipografici e dei disegnatori che utilizzavano questo tipo di suggestione, e sicuramente il loro livello culturale era elevato. La prima etichetta registrata all’ufficio brevetti risale al 1895, epoca d’oro per l’agrumicoltura del nostro territorio. Nell’esposizione si parla di incarti, ma gli addobbi erano anche nelle cassette e nei coperchi, tutto era in tono, e quando le cassette venivano aperte, facendo vedere i prelibati agrumi, le decorazioni impreziosivano armoniosamente tutto l’insieme. Per quanto riguarda gli “scacchetti” del 1910 si fa riferimento al mito di Aci e Galatea e le ninfe che fanno il bagno a Santa Maria la Scala. Acireale è stata storicamente il centro motore dell’agrumicoltura dopo il terremoto di Messina del 1908. La mostra rivaluta il ruolo delle famiglie acesi dedite a questa attività e di chi ha fatto i disegni con un importante contributo sul piano artistico.
Il materiale è una collezione privata?
Si, io insieme a Lorenzo Scicali e Luciano Spina, abbiamo contribuito con il nostro materiale ma anche con un lavoro di ricerca tra tipografie e privati . Sono stato io ad iniziare la collezione per caso ricevendo una velina in regalo.
Nel momento d’oro dove arrivavano questi prodotti?
In Francia, nel Nord Europa, le famiglie Spina e Calabretta e altri esportavano molto nel mercato russo. Si esportava tanto negli Stati Uniti, specialmente per le proprietà terapeutiche degli agrumi.
Quando è cominciato il declino di questo settore?
Nel momento in cui cambiano le politiche economiche, la Spagna inizia una massiccia produzione di agrumi, gli Stati Uniti cominciano a rifornirsi da altri Stati, ma principalmente viene meno l’interesse per le proprietà curative degli agrumi, sempre meno commercializzati per le loro sostanze terapeutiche. Oggi si va verso altri territori come La Cina e la Russia.
Conoscete i nomi degli artisti che realizzavano queste veline?
Spesso era presente solo il nome della tipografia. Durante gli anni ’40 e ’50 artisti famosi che lavoravano per prestigioso marchi come Barilla, iniziano a firmare le locandine. Per esempio Boccassile, Giarrosa , Carboni, che firma la locandina della mostra sull’agrumicoltura a Palermo che durerà 15 giorni.
Programmi per altre mostre?
Abbiamo ricevuto l’invito dal comune di Ivrea per partecipare il prossimo anno al loro carnevale. La famosa battaglia delle arance verrà affiancata a questo momento culturale. Abbiamo inoltre il progetto di pubblicare un libro, che non sarà un catalogo ma la storia degli agrumi, attraverso i soggetti che ne hanno fatto la storia.
Gabriella Puleo