L’Etna, il vulcano più attivo al mondo, è una delle aree morfologiche e geologiche più interessanti del nostro continente. Un grande vulcano che nel corso di centinaia di migliaia di anni ha creato attorno a sé un ambiente unico con flora e fauna particolari. Importante meta turistica per la presenza di panorami mozzafiato, di splendidi boschi, di sentieri naturalistici, di grotte. Attorno ad esso, per la ricchezza di risorse naturali, nel corso dei secoli, c’è stata una forte antropizzazione. Si sono formati nuclei abitativi ricchi di storia, di tradizione religiosa e di usi.
Il Monte Etna, inoltre, è stato teatro di riprese cinematografiche, infatti sono state girate scene di famosi film quali: il “ Porcile “ di Pier Paolo Pasolini, “ Un bellissimo Novembre “ di Bolognini, “ La Terra Trema” di Luchino Visconti, “ Il Bell’Antonio “ di Vitaliano Brancati, “Un caso di coscienza “ di Gianni Grimaldi, “ Storia di una Capinera “ di Zeffirelli.
Il vulcano, inoltre, fu sotto riflettori dall’U.C.E (Unione Cinematografica Educativa) dagli anni venti fino alla fine degli anni sessanta. In modo particolare tra il 1928 e il 1929 e tra il 1934 e il 1938 e nel dopoguerra, fra il 1949 e il 1950. L’attenzione della cinepresa è stata puntata sull’Etna per via delle sue continue eruzioni.
Nel 2013,” U’ Mongibeddu”, ( Il Mongibello ) è diventato patrimonio mondiale dell’Unesco. Delle peculiarità dell’ambiente etneo, abbiamo parlato con il geologo Rosario Calcagno, specializzato in geofisica, guida naturalistica-ambientale dell’Etna ed esperto in etno-antropologia e organizzatore di trekking urbano in diversi centri etnei, con la finalità di valorizzare e far riscoprire l’identità storica e culturale delle popolazioni locali del vulcano.
Dott. Calcagno, l’inserimento del monte Etna nella lista del patrimonio mondiale Unesco è attribuibile principalmente alle immense risorse naturali, ambientali e paesaggistiche presenti sul vulcano. In che modo si possono valorizzare queste risorse?
E’ importante valorizzare le risorse naturali presenti nell’area etnea. Noi siciliani dobbiamo essere consapevoli delle bellezze che si trovano sul vulcano e dobbiamo essere esportatori di tale ricchezze. Inoltre dobbiamo rimboccarci le maniche per tutelare e preservare il patrimonio naturalistico che è parte integrante del territorio etneo.
Lei è una guida ambientale-naturalistica Federescursionismo, ma anche un bravo organizzatore di trekking urbano nei diversi centri pedemontani. Che cos’è il trekking urbano e quali sono le sue finalità?
Il trekking urbano o naturalistico non è la consueta passeggiata con una guida turistica ma è una ricostruzione storica-naturalistica dei luoghi esistenti attorno al vulcano. Diversi paesi esistono grazie della presenza dell’Etna. Gli agglomerati urbani sorgevano dove c’erano i vigneti, i boschi e queste risorse rappresentavano le principali fonti economiche di questi luoghi abitativi. Il trekking urbano ha l’obiettivo di ricostruire il paesaggio passando attraverso i toponimi.
Federescursionismo ha organizzato a Monreale un incontro regionale degli associati. Quali obiettivi vi siete prefissati per il 2024?
L’obiettivo di Federecursionismo, è quello di promuovere il turismo verde e quindi valorizzare la natura ma soprattutto il rispetto dell’ambiente. Promuovere la socialità e lo spirito di gruppo. Tematica dell’incontro a Monreale è stata una giornata di aggiornamento professionale sui problemi legati agli incendi e nuovi approcci per la salvaguardia del patrimonio naturalistico.
Dott. Calcagno, l’Etna non è solo conosciuto per gli eventi sismici o le manifestazioni eruttive, ma anche per le numerose riprese cinematografiche. Secondo lei perché viene scelto l’ambiente etneo ?
Si sceglie l’ambiente etneo perché è un vulcano. Il suo suolo, nulla togliendo ad altre aree naturali, ha una sua peculiarità. In quanto induce nell’uomo il distacco dalla quotidianità, perché passeggiare o camminare sul suolo vulcanico è meditazione, trascendenza e riflessione.
Sono trascorsi cinque anni dall’eruzione-lampo e dagli eventi sismici del dicembre 2018 che interessarono il versante sud-orientale del vulcano. Cos’è successo in quei giorni?
E’ stata un’eruzione molto breve ai fianchi del vulcano. Già qualcosa era iniziato a Natale , preceduta da una sequenza sismica con conseguente deformazione del suolo. Si aprirono una serie di fratture dalla base del cratere di Sud-Est fino a raggiungere quota 2400 della Valle del Bove. Il fatto nuovo di questo evento del dicembre 2018, è stato dovuto ad un nuovo ingresso di magma in condizione sineruttive (durante l’eruzione) che ha stressato ulteriormente i fianchi dell’edificio vulcanico. Quello che è rimasto nel serbatoio vulcanico ha deformato l’edificio vulcanico a 360 gradi.
La Pandemia ha dato una forte accelerazione ad un nuovo turismo, alla riscoperta della natura, degli spazi aperti, del territorio. Questa nuova forma di turismo esperenziale potrebbe favorire la creazione di posti di lavoro a livello giovanile?
Questa nuova forma di turismo può favorire la creazione di posti di lavoro in quanto fa scoprire le bellezze della natura e quanto essa può dare spunto mentalmente per nuove idee. Le eruzioni dell’Etna sono state amiche nel permettere a molti giovani ad approcciarsi con la natura. Sicuramente la fotografia paesaggistica ha dato stimolo in più nell’affermare la professione di guida naturalistica.
Dott. Calcagno, negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi episodi parossistici dell’Etna che hanno provocato molti disagi alle popolazioni pedemontane. Quali scenari si possono prevedere in futuro?
Avendo scritto una tesi sulle eruzioni parossistiche del periodo 2011/2013 ho visto che queste fenomeni non sono altro che un allenamento del vulcano per preparare un’eruzione più stabile. Ad esempio gli episodi parossistici del 1999/2000 furono il preludio di un’eruzione stabile e continua. Il rebus è capire se questo evento eruttivo si verificherà nella zona sommitale o laterale del vulcano.
Dott. Calcagno, quando ha scoperto il suo amore e la sua passione per lo studio di quello che avviene all’interno delle viscere della Terra?
L’amore per l’Etna è cominciato quando avevo quasi 6 anni. In occasione dell’eruzione del 1991/1993 vidi per la prima volta una colata di lava che scese a bassa quota e rimasi impressionato. Alla fine di quell’eruzione, iniziammo con mio padre a fare delle gite in quel paesaggio vulcanico. Mio padre mi portava spesso a Piano dell’Acqua sia a passeggiare che per farvi dei pic-nic. La cosa più curiosa che ha catturato la mia attenzione è stato vedere come la lava aveva aggredito il paesaggio modificandolo, ma soprattutto vedere la rinascita delle piante e delle ginestre.
Giuseppe Russo