Intervista / La settimana sociale di Trieste dalla voce dei delegati della Diocesi acese

0
197
settimana sociale trieste

Dal 3 al 7 luglio 2024 si è tenuta a Trieste la settimana sociale dei cattolici in Italia “Al cuore della Democrazia”, a cui ha partecipato anche una nutrita delegazione acese. Ad un mese dal rientro in città è stato possibile incontrare i rappresentanti diocesani che, insieme a Mons. Antonino Raspanti, hanno preso parte all’evento nazionale. Con loro abbiamo potuto ricapitolare insieme i momenti salienti di questa settimana fondamentale per il futuro della Partecipazione e della Democrazia.

Le interviste 

Con don Orazio Tornabene apriamo il nostro approfondimento su Trieste 2024. Don Orazio Tornabene ha partecipato in qualità di direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e del lavoro. Insieme a lui Saria Pavone e Rosario Consoli, operatori del progetto “Policoro”

Come si è svolta questa settimana sociale a Trieste?

La 50° Settimana Sociale dei Cattolici in Italia è stata un evento ricco di incontri, dibattiti e iniziative pubbliche. Il tema centrale era “Al cuore della democrazia. Partecipazione tra storia e futuro”. L’evento ha visto la presenza di circa 900 delegati provenienti da tutta Italia, rappresentanti delle diocesi, dei movimenti ecclesiali e delle aggregazioni laicali. Tra le attività principali ci sono stati i Villaggi delle Buone Pratiche, le Piazze della Democrazia, tavole rotonde e dialoghi, oltre a momenti conviviali e spettacoli.

Una parola che nei giorni è ritornata è stata ferialità, intesa come partecipazione alla quotidianità della democrazia.

Il concetto di buona pratica è stato centrale in questa settimana. Quali buone pratiche pensa che dovremmo riportare alla ribalta nel nostro vivere quotidiano?

Alcune buone pratiche che dovremmo riportare alla ribalta nel nostro vivere quotidiano includono:
Sostenibilità ambientale cioè promuovere comportamenti ecologicamente responsabili, come il riciclo e l’uso di energie rinnovabili;
inclusione sociale per favorire l’integrazione e il supporto delle persone emarginate o in difficoltà;
partecipazione civica, ovvero incoraggiare la partecipazione attiva alla vita comunitaria e politica per contribuire al bene comune.

La presenza di Papa Francesco ha sicuramente arricchito l’esperienza vissuta. Quanto ritiene preziosa la partecipazione del Santo Padre a Trieste? E cosa del suo intervento l’ha colpita?

La partecipazione di Papa Francesco è stata un momento culminante della Settimana Sociale. La sua presenza ha aggiunto un valore inestimabile all’evento, sottolineando l’importanza della partecipazione attiva e del dialogo nella costruzione di una società più giusta e inclusiva.

Nel suo intervento Papa Francesco ha enfatizzato la necessità di una politica che metta al centro la dignità umana e il bene comune, ispirandosi ai principi della Fratelli Tutti.

Questo messaggio ha colpito profondamente i partecipanti, ricordando loro l’importanza di agire con compassione e responsabilità. Questo il passaggio che mi porto dell’omelia del Papa: «Carissimi, Gesù ha vissuto nella propria carne la profezia della ferialità, entrando nella vita e nelle storie quotidiane del popolo, manifestando la compassione dentro le vicende, e ha manifestato l’essere Dio, che è compassionevole. 

E per questo, qualcuno si è scandalizzato di Lui, è diventato un ostacolo, è stato rifiutato fino ad essere processato e condannato; eppure, Egli è rimasto fedele alla sua missione, non si è nascosto dietro l’ambiguità, non è sceso a patti con le logiche del potere politico e religioso. Della sua vita ha fatto un’offerta d’amore al Padre. Così anche noi cristiani: siamo chiamati a essere profeti, testimoni del Regno di Dio, in tutte le situazioni che viviamo, in ogni luogo che abitiamo».

settimana sociale trieste

Tra gli inviati anche l’avvocato Saria Pavone, animatore di comunità del progetto Policoro.

“La partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va allenata, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche”, dice Papa Francesco. In che modo il progetto Policoro può contribuire a questo allenamento?

Ad oggi, purtroppo, si registra un disimpegno politico giovanile e una sfiducia verso le istituzioni sempre più accentuato. Le motivazioni sono tra le più svariate ma quella che desta più preoccupazione è l’idea che la partecipazione politica sia diventata inutile, idea purtroppo dettata da una mancanza di formazione socio-politica delle nuove generazioni.

In tale contesto, il Progetto Policoro può senz’altro contribuire ad “allenare” i giovani ad una partecipazione attiva e lo può fare utilizzando lo strumento dell’informazione e sensibilizzazione, attraverso l’organizzazione di attività per le scuole che permettano di far conoscere i principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Difatti, tra questi principi emerge quello della partecipazione, intesa come l’insieme di quelle attività mediante le quali ognuno contribuisce alla vita culturale, economica, sociale e politica della comunità civile cui appartiene, in vista del bene comune.

Molti i momenti di formazione e gli incontri di Trieste. Quale è stato quello più significativo, che ha colpito maggiormente la sua attenzione?

La 50° Settimana Sociale si è rivelata non un classico convegno sulla partecipazione ma un vero e proprio esercizio di partecipazione popolare e i momenti che mi hanno colpito di più sono stati due: i tavoli tematici e le “piazze” della democrazia.

Questi tavoli erano veri e propri laboratori di partecipazione attiva, capaci di stimolare il senso di responsabilità di ognuno, attraverso il confronto e dialogo diretto di varie realtà ecclesiastiche e laiche operanti sul proprio territorio.

I laboratori hanno permesso di far ricordare che la “politica” non è solo ricoprire un ruolo istituzionale di chissà quale importanza, ma è partecipare in sinergia in tutti i settori che desideriamo e che ci interessano. Come detto dal Card. Zuppi: “non c’è democrazia senza un Noi”.

Per non parlare delle “piazze” della democrazia come cuore pulsante della 50esima Settimana Sociale dei Cattolici. E’ stato davvero piacevole ritornare alle piazze come luogo di confronto per affrontare un dialogo costruttivo su vari temi importanti e attuali come scuola, sport, conversione ecologica, famiglia, salute, democrazia digitale, periferie, istituzioni locali, cittadinanza, migrazione e molti altri.settimana sociale cattolici

Tra gli argomenti proposti quale pensa di dover approfondire nel suo servizio in Diocesi?

Dall’evento svoltosi a Trieste due sono stati i temi su cui si è posta l’attenzione: Partecipazione e democrazia. Ebbene, nel servizio in Diocesi mi sento di approfondire e concretizzare la possibilità di far nascere spazi di formazione socio-politica e piazze di confronto, volti a supportare le esigenze del nostro territorio dando voce anche a chi non ha voce (non solo le persone ma anche il silenzio del Creato).

Animatore di comunità del progetto Policoro anche il dott. Rosario Consoli, presente alla manifestazione.

Dalla Settimana Sociale  di Trieste emerge un’assenza di partecipazione alla vita democratica del Paese. Qual è il sentore che portate con voi alla fine di questi giorni triestini?

Il sentore è che, pur con diverse intensità, la crisi di fiducia attraversa tutta la penisola e tutti i comparti socio culturali. Sta avvenendo un pericoloso scollamento tra i cittadini e le istituzioni in generale. Scollamento che sta portando ad una crisi di fiducia e ad un pericoloso lassismo da parte dei cittadini.

Il Papa parla di “Cultura dello scarto” e “disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani, i vecchi.” Come si pone l’attività del Progetto Policoro nei confronti di questo concetto e quali intuizioni emergono da questa settimana sociale di Trieste?

Il progetto “Policoro” opera per ricucire il tessuto sociale non con l’assistenza agli utenti, missione di altri uffici pastorali, ma con il supporto all’auto imprenditorialità e al mondo del lavoro in generale. Ci sforziamo di creare connessioni, di divulgare opportunità e occasioni per realizzare i propri sogni imprenditoriali. Ci battiamo anche per la tutela del lavoro in tutte le sue forme. Dalla settimana sociale di Trieste non emergono intuizioni particolari, ma sicuramente è stata stimolata la nostra voglia di fare sempre meglio.

Cosa l’ha colpita dell’intervento del Presidente Mattarella?

Non è fuor di luogo, allora, chiedersi se vi sia e quale un’anima della democrazia“. L’intervento del Presidente Mattarella evidenzia che dobbiamo riscoprire l’anima della democrazia, la partecipazione, i valori di essa. E tramite questi valori ritrovati, stimolare una rigenerazione della democrazia stessa.

La riflessione di mons. Antonino Raspanti 

Settimana sociale dei cattoliciA conclusione dell’intervista la riflessione che mons. Raspanti ha consegnato durante i giorni in cui a Trieste si svolgeva la settimana sociale dei Cattolici italiani, nel video messaggio alla Diocesi.

La democrazia, la partecipazione, è qualcosa di cui prendiamo sempre più consapevolezza, che non si trasmette quasi automaticamente, ma è necessario coltivarla, è necessario educarsi ad essa, è necessario curarla come si fa con i frutti che si fanno crescere lentamente e si portano a maturazione. Soprattutto i giovani hanno bisogno maggiormente di essere ascoltati e rieducati a qualche cosa che magari noi abbiamo ricevuto decenni fa dai nostri genitori che hanno creato in Italia la democrazia repubblicana. Tutto questo, oggi, appunto deve passare veramente di generazione in generazione, da cuore a cuore, da mente a mente, da fratello a sorella.

Tutto ciò ci impegna come cattolici, perché abbiamo a cuore la cittadinanza, abbiamo a cuore le sorti dei territori che abitiamo, delle città nelle quali viviamo.

Il Comitato sta raccogliendo tutto l’enorme materiale che è venuto fuori da questi 3-4 giorni, lo rielaborerà e ce lo riconsegnerà in settembre prossimo. Da quel momento i cammini diocesani cercheranno di appropriarsi, lo faremo anche noi per la nostra diocesi, forse anche per la nostra regione siciliana.

Raccoglieremo questi risultati e insieme discuteremo, dibatteremo, cercheremo di capire in che misura potremo far frutto e tesoro delle cose, delle idee che abbiamo qui dibattuto, delle cose che abbiamo imparato, dagli scambi, dalla fraternità, dagli incontri con gli altri, dalle cose sentite”.

Chiara Costanzo

Print Friendly, PDF & Email