Si avviano a conclusione le celebrazioni per il settantesimo della morte di Alcide De Gasperi. Il più illustre uomo politico dell’Italia repubblicana. Per otto volte Presidente del Consiglio nei difficili anni del dopoguerra, guidati verso la riconciliazione democratica e la ricostruzione strutturale del paese. Servo di Dio dal 1993, ha saputo esprimere come pochi una tensione ideale nei ruoli istituzionali, ancorata a una coerenza di fede manifesta e vissuta.
Ne ricorda la statura l’avvocato Stefano Antonio Scaduto, presidente del Centro Studi De Gasperi, che da Sciacca opera in ambito regionale per rinverdirne la testimonianza di vita e il pensiero politico.
Avvocato Scaduto qual è il retaggio umano, ideale e politico lasciatoci da De Gasperi, a cui poter ancora attingere per l’edificazione di una società più a misura d’uomo?
Un lascito immenso: l‘esempio di vita cristiana in politica e fedeltà agli ideali di democrazia e libertà. Per coglierne la grandezza bisogna guardare agli anni dolorosi del fascismo. Anni di isolamento, sofferenza e povertà. Da tali avversità inenarrabili, l‘autorevolezza morale che lo rese protagonista indiscusso della ricostruzione del paese. La testimonianza di aver patito duramente, pur di restare coerente ai quegli ideali, inscindibili dalla fede cristiana.
Citando il filosofo francese Bergson egli asseriva che la democrazia ha un’essenza evangelica e si fonda sulla fraternità. Presupposto essenziale è la coscienza dei cittadini. L’elettore chiamato al voto deve essere incorruttibile rispetto alle lusinghe dei demagoghi e al ricatto dei potenti e vigilare per non essere sommerso dalla marea spesso istintiva e irrazionale della massa. Il senso di fraternità e la coscienza vigile d‘ogni cittadino sono i fondamenti per una società più a misura d’uomo e una democrazia scevra da impulsi demagoci, sempre attuali.
“Quando è conferito un mandato politico o amministrativo, con una responsabilità specifica, vi è del pari una responsabilità morale dinanzi alla propria coscienza e questa deve essere sempre illuminata dalla dottrina e dall’insegnamento della Chiesa”. Se e quanto resta ancora attuale nell’agone politico questa massima del Servo di Dio trentino?
Non riscontro una diffusa attenzione ai principi di responsabilità morale a guida delle proprie scelte. La seconda parte dell’asserto era riferita ai politici della Democrazia Cristiana che, per l’ispirazione che doveva animare il partito, avrebbero dovuto farsi illuminare dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Egli riteneva comunque che la Dc dovesse agire in autonomia dalla gerarchia ecclesiale. Come per le lezioni romane de1 1952, quando non aderì al progetto caldeggiato in ambienti vaticani, di alleanza con la destra e mantenne salda la vocazione centrista della DC, rivelatasi poi vincente.
Un leader che pur ispirandosi alla Dsc, è stato capace di rivendicare l’autonomia delle scelte politiche, preservando la laicità del partito. Temo che oggi il suo richiamo cada nel vuoto. Pochi i politici che si dichiarano di ispirazione cristiana; dispersi in tanti partiti ed incapaci di dare un’impronta ai loro programmi. Con un’incidenza limitata a singoli temi e senza una coerente visione d’insieme. Finendo così per aderire agli schieramenti, per mere logiche d’appartenenza. E non si profila alcun cambio di tendenza.
Il Nostro fu il massimo esponente del partito unico dei cristiani. Nel quadro attuale e in una prospettiva futura più o meno prossima, può prefigurarsi una confluenza dell’impegno politico dei cattolici in un soggetto unico o ritiene si manterrà la dispersione e marginalità da lei tratteggiate?
La storia dimostra che i cattolici inseriti in partiti privi di ispirazione cristiana non riescono a essere incisivi. Fu don Sturzo il primo a capirlo. Il Partito Popolare non aveva la pretesa di rappresentare tutti i cattolici, ma l’aspirazione a esserne il primo riferimento. Con la DC De Gasperi volle realizzare una loro tendenziale unità, per fronteggiare il partito comunista che faceva professione di ateismo. Oggi sarebbe illusorio dar vita a un partito che volesse rappresentare unitariamente tutti i cattolici. Poiché, come diceva Sturzo, non si può monopolizzare il messaggio cristiano, che è universale. Si sente però l’esigenza d’un soggetto che sia un riferimento per i cattolici. Ciò richiede il concorso di persone non solo credenti, ma credibili, per citare il Beato Rosario Livatino; che in un’ottica di laicità dell’azione politica siano aperti all’apporto di quanti ne condividano gli intenti, pur se non credenti.
Secondo il mirabile assioma proferito alla conferenza di Bruxelles del 1948, per cui “Dio lavora non soltanto nelle coscienze individuali ma anche nella vita dei popoli”, in sintonia con Adenauer e Schuman, De Gasperi diede avvio al processo di armonizzazione e unificazione europea. Dopo i primi decenni di progressiva realizzazione, il sogno di un’Europa delle genti pare ormai adombrato dall’Europa delle banche, delle burocrazie e dei potentati economici. Se e come possiamo ancora confidare in un ritorno allo spirito originario di questi tre grandi?
Concordo nel ritenere che l’Unione Europea non sia l’Europa dei Popoli da essi sognata. Il ruolo delle lobbies pare prevalere sulla volontà popolare. Esiste un distacco fra le istituzioni europee e le aspirazioni dei popoli. A comprova, l’incapacità di attuare processi di pacificazione in Ucraina, auspicati dalla maggioranza dei cittadini europei. Si rinuncia alla ragione ideale per cui i tre Grandi si adoperarono per realizzare un’Europa costruttrice di pace nel mondo; sì che la politica estera dell’unione non è in linea col disegno dei padri fondatori. Per realizzare lo spirito originario credo opportuna una riforma istituzionale unitaria, con piena legittimazione democratica ai vertici dell’U.E. Una costituzione federale con elezione diretta del presidente e un parlamento con poteri analoghi a quelli del Congresso americano. Ciò potrebbe colmare l’attuale deficit di democrazia nelle istituzioni europee, ove la volontà popolare si attua con minor forza di quella di lobbies economico-finanziarie.
Con l’auspicio reso da San Giovanni Paolo II nel 1981 durante la visita della Fondazione Alcide De Gasperi, in occasione del centenario della nascita, confidiamo che “Il ricordo della sua esperienza di governo e della sua testimonianza cristiana siano incoraggiamento e stimolo per quanti reggono le sorti dell’Italia e degli altri paesi e specialmente per quanti si ispirano al Vangelo”.
Giuseppe Longo