Intervista / Le emozioni di Maria Grazia Patanè

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Maria Grazia Patanè

Maria Grazia Patanè: insegnante, poetessa, autrice unica e particolare. Bisogna partecipare alle sue presentazioni di libri! Sue perché lei se li presenta da sé. Ogni sua presentazione è come uno spettacolo teatrale. Prepara delle performance artistiche, interpreta brani tratti dal suo libro, frammezzandoli con dei brani musicali da lei scelti con cura.

Maria Grazia qual è la particolarità della sua scrittura? Il suo genere?

Io scrivo sempre su degli eventi che conosco, che ho vissuto, soprattutto emotivamente. Proprio per questo non amo i gialli o il noir. Prevalentemente scrivo poesie ma apprezzo anche la narrativa.

Quali sono i suoi libri?

Il primo è stato “Il fruscio della penna” un libro che è piaciuto molto ai lettori e che ancora mi chiedono. Poi ho scritto narrativa per ragazzi un progetto che doveva andare alle scuole “Ritorno a Waki”, un racconto che vedeva come protagonisti degli animali. L’ultimo “Erba di vento” contiene 10 racconti brevi, poche pagine, ed uno lungo. I racconti, comunque, nella loro brevità, a detta dei lettori, sono molto incisivi e arrivano addosso come delle frustate, soprattutto, per gli argomenti trattati. Il titolo del libro viene tratto dal primo racconto che, tra l’altro, è dedicato a mia nonna.

Di cosa parla questo racconto?

Con “Erba di vento” racconto la storia di mia nonna, una vedova bianca, che per 40anni aspettò il ritorno definitivo del marito che lavorava in America.copertina Erba di vento-di Patanè
Tornò solamente due volte e difatti ebbero due figli e quando rientrò definitivamente visse solamente pochi anni e poi morì. Solo da adulta ho cominciato a ripensare il grande sacrificio di questa donna nel vivere, crescere i figli e attraversare i cambiamenti sociali senza lamentarsi e vivendo l’assenza nel suo io dando forza agli altri.

E il racconto più corposo?

Questo racconto, “Il sentiero dell’asino” parla di Oumar, in arte Omzo Diaz,  un musicista che mi accompagna nelle mie presentazioni alternandosi con me e cantando brani scritti insieme. E’ un giovane che ho conosciuto per caso e che mi ha onorato raccontandomi la sua storia.

E’ stata, naturalmente, una sua richiesta che ha come intento far capire ai più che dietro ogni persona c’è una storia, a volte dolorosa. Ho scritto durante il look down, ci sentivamo su skape e poi lui mi inviava, con il gps, le sue tappe affinchè io vedessi i luoghi in cui si spostava. Oumar è andato via dal suo paese da quattordici anni e da dieci vive in Italia. Inizialmente cercava solamente lavoro sulle coste libiche. Con il sopraggiungere della rivolta fu costretto a scappare per salvarsi. Il suo sogno è quello di fare il ristoratore. Spesso fa il mediatore culturale visto che conosce diverse lingue. Fa anche il compositore di musica afro-beat.

Nel racconto chi è il narratore?

Ho scritto in modo che sia lui stesso che parla di sé.  Ho fatto mia la vicenda per poterla narrare al meglio in prima persona. La sua storia è molto cruda ma lui riusciva a raccontarmi tutto quasi con ironia.

Maria Grazia, quando è iniziata questa sua voglia di scrivere?

Scrivo da quando ho imparato, da bambina, a scrivere anche se pubblico solamente dal 2000. Il primo testo è stato una raccolta di poesie dedicata a mio figlio scomparso. Per me la scrittura è stata una cura che mi ha permesso di tirare fuori tutto il dolore che avevo dentro e descriverlo. Solo così ho potuto guardare il malessere in faccia e, in parte, superarlo. Da allora mi è venuto semplice scrivere e donare agli altri.

Qualche racconto che si sente più personale?

Certo, il racconto “Blob” mi riguarda da vicino. La parola significa spezzoni. Io parlo di mio marito che, purtroppo, ha l’Alzheimer. Questa malattia che distrugge la persona che ne è colpita, lascia solamente dei pezzi di memoria messi alla rinfusa. Il racconto sbatte in faccia questo problema che colpisce con violenza tante persone. Chi perde la memoria pian piano perde anche l’identità e con essa la dignità.

Nuovi progetti?

Per adesso mi godo gli ultimi giorni di vacanze, dal 1 settembre sarò in quiescenza, solo allora inizierò nuovi progetti.

Mariella Di Mauro