Giornalista e critico per “La Repubblica”, “Avant Scène Cinéma” e “Radio France”, ideatore e curatore di numerose rassegne di cinema in Europa e Africa, Mario Serenellini è anche direttore dal 2010 di “AniMav”, festival internazionale del cartoon a Ercolano e Napoli con cui collabora dal 2009 con iniziative editoriali, teatrali e cinematografiche, e collabora al Festival di frontiera di Marzamemi e al Taormina Film Fest. Il giornalista, di origine italiana, vive in Francia e, quest’anno, è stato chiamato a fare il presidente di giuria alla tredicesima edizione di “Magma-mostra di cinema breve” ad Acireale. L’abbiamo intervistato prima del “verdetto finale”.
Cosa ne pensa di questo evento tutto acese?
“Sinceramente è la prima volta che partecipo. Fin ora ne sto avendo una buona impressione, c’è una bella visione globale. Con i corti che ho visto fin’ora ho riscontrato una buona media, dovuta ad una precedente selezione serrata, radicale e decisa che sta esprimendo il criterio di scelta estetica del festival”.
In base a cosa sceglierà, lei insieme agli altri tre giurati, il corto vincitore?
“La nostra è una scelta sconnessa da quella del pubblico, dobbiamo fare, noi giurati, un confronto responsabile. Per quanto mi riguarda ho una certa esperienza di festival, anche a livello mondiale, e sceglierò in base alle mie esperienze, a delle valutazioni soggettive vedendo se c’è un fondamento culturale”.
Cosa si aspetta dai corti italiani?
“Mi aspetto più corti italiani, perché sono due e sono pochi. Questo però è colpa del sistema-Italia perché nella cultura italiana non esistono i corti. All’estero nei cinema ci sono dei programmi con, più o meno cinque corti messi insieme per comporre un tema o fare il quadro di un autore per una proiezione di un’ora e mezzo di durata”.
Perché, secondo lei, non esiste la “cultura dei corti” in Italia?
“Qui è la mentalità il problema. Una volta, tra gli anni 50 e 60 del Novecento, si proiettavano i corti anche in Italia. Il problema è sorto con l’obbligo di commercializzare attraverso la pubblicità, così i corti sparirono con la nascita della pubblicità. Oggi in Italia il corto è trascurato anche per problemi finanziari e di distribuzione”.
Lei che viene dalla Francia, c’è lì la “cultura dei corti”?
“In Francia i corti hanno ragion d’essere. In terra francese si fanno delle raccolte di corti, anche con tematiche, e si dà vita a dei mediometraggi che sono film di trenta minuti e al pubblico fanno pagare molto meno il biglietto d’entrata al cinema. In Italia una cosa del genere è impossibile da trovare”.
Le domande da porsi, quindi, sono queste: è la Francia troppo arretrata o lo siamo noi? È bene riprendere la dimensione dei corti che, se anche brevi, raccolgono in modo più denso dei messaggi e delle emozioni o lasciamo che i corti facciano parte del passato? Vogliamo far rimanere i corti un ricordo o riportarli in vita e dar la possibilità di realizzare un film anche a chi economicamente non può permettersi di realizzare dei lungometraggi in questa Italia in crisi?
Ileana Bella