Tutto inizia da un ricordo, dalla memoria di racconti storici, che toccano il cuore di un nipote ad udirli descrivere dal nonno. I fatti narrati vengono custoditi per anni, finché il desiderio di condividerli con gli altri si fa incontenibile e le parole diventano film: “Nove anni a Tientsin”.
Marcello Trovato, fotografo e regista acese, ha ridato vita all’esperienza del nonno Pietro, realizzando un film interamente girato in Sicilia, principalmente ad Acireale, ma anche ad Acicatena, a Catania e a Sutera (CL). Al nostro incontro giunge accompagnato da una donna bruna, di una bellezza mediterranea che immediatamente traspare. Successivamente, svela la sua identità e scopriamo trattarsi di Rossella Caramma, moglie di Trovato e protagonista femminile del film. Il regista, che vive e lavora nella cittadina barocca, ha all’attivo diversi documentari e numerosi cortometraggi. Nel 2004 annovera, addirittura, la selezione al Festival di Cannes con un corto sulla comunicazione.
– Com’è nata l’idea di realizzare questo film?
“Si tratta di un lavoro che avevo in cantiere da tanto tempo. È la storia di mio nonno che andò in Cina, con il battaglione San Marco, nella spedizione del 1939 a Tientsin. Parte, dunque, dai momenti privati in cui mi raccontava i fatti accaduti ed io, ancora piccolo, lo ascoltavo. Ho realizzato il film dopo che lui morì nel 1991, a causa dell’impossibilità di sottoporsi ad un intervento coronarico necessario a salvarlo.
Per me diventò un modo per esorcizzare il dolore a seguito della sua perdita. Da fanciullo, mi affascinava sentirlo parlare, sentire la storia di un uomo che dalla Sicilia, era giunto in Cina, in un’epoca storica in cui le distanze erano concepite diversamente da oggi. Ho iniziato a lavorare cercando di recuperare tutti i documenti militari che aveva, sottraendoli all’oblio. È stato un lavoro di ricognizione reale, perché ciò che io potevo ricordare e che mi affascinava, in quanto bambino, poteva essere diverso dalla realtà. Si trattava, quindi, di realizzare un discorso informativo e trasmettere un dato storico che altrimenti sarebbe stato irrimediabilmente perduto”.
– Il film nasce, quindi, da una storia vera?
“Certamente. I marinai del San Marco partirono nel 1939 in due spedizioni, che furono assolutamente sfortunate. In quella che doveva rientrare, morirono tutti al largo di Augusta. La spedizione, invece, in cui prese parte mio nonno, rimase lì anche a guerra finita, perché nessuno si preoccupò di recuperare questi soldati. Lui che era istruito, parlava fluentemente tre lingue, riuscì ad inserirsi nel contesto delle truppe americane anch’esse lì impegnate. Da una documentazione trovata in America, si evince che le truppe giapponesi rioccuparono numerosi territori. Molti soldati morirono in questa rappresaglia, molti scapparono. Le uniche notizie certe sono quelle di due soldati che erano rimasti vivi, un siciliano e un calabrese. Il siciliano era mio nonno ed entrambi ritornarono in patria. Successivamente, sono riuscito a conoscere, per caso, il soldato calabrese e farlo incontrare nuovamente con mio nonno”.
– La ricostruzione del fatto storico è stata coadiuvata dalla ricerca di fonti e testi che ne riportavano dati certi?”
“Sì, oltre ai dati mnemonici che ho ricavato dalle parole dirette di mio nonno, ho svolto molte ricerche per ricostruire gli eventi. Ho condotto anche studi particolari, come quelli sulle specie di piante esistenti a Tientsin, al fine di verificare eventuali analogie con quelle del nostro contesto botanico. Il film, infatti, è interamente ambientato in Sicilia, dove abbiamo riscontrato, ad esempio, le stesse piante di fiume presenti a Tientsin. Sarebbe stato difficile, ovviamente, sostenere i costi elevati per ambientare le scene proprio a Tientsin. Ed altro problema sarebbe ottenere le autorizzazioni, perché non ti viene permesso con troppa facilità di girare nell’entroterra, ci sarebbe voluto un permesso specifico dal Ministero cinese. Un lavoro meticoloso è stato fatto, poi, per ricostruire il quartier generale tedesco che esisteva qui ad Acireale al Castello Scammacca”.
– Come si articola da un punto di vista cronologico il film?
“La ricostruzione storica si coniuga anche con una parte moderna, ma senza mischiarsi, entrambe sono ben definite e circoscritte. Soltanto la parte finale si ricongiunge a quella iniziale. In questo modo, il film come è cominciato finisce. Ci sono due momenti storici diversi. Il primo va dal 1939 al 1948 e il secondo dal 1990 al 1991, cioè il periodo ultimo della vita di mio nonno Pietro”.
– Dove è stato girato il film?
“All’interno del Palazzo vescovile di Acireale, a Piazza Duomo, nelle strutture barocche, a Palazzo Scammacca, nell’area del Palazzo Riggio ad Acicatena, al Museo dello Sbarco a Catania ed a Sutera, che con il suo museo etno-antropologico, ha fornito oggetti scenici dell’epoca e ci hanno dato grande ospitalità. Appena finito di girare, il film è stato proiettato lì come in una grande famiglia, ed è stato molto emozionante”.
Le riprese del film, iniziate nel luglio 2015, sono andate avanti per due anni e mezzo ed hanno visto all’opera attori siciliani, ma anche di lingua tedesca e cinese: Rossella Caramma, protagonista femminile, Diego Cannavò, coprotagonista, Agostino Zumbo, Santo Pennisi, Vitalba Andrea, Santo Santonocito, Carmela Buffa Calleo, Carmelo Cannavò, Enzo Grancagnolo, Daniele Sapio, Gabriele Vitale, Federica Bucolo, Daria Geiko, Giulia Leotta, Peters Sven, Lea Barretto. La colonna sonora è del maestro Giuseppe Romeo. Il film verrà proiettato ad Acireale, al Multisala Margherita domani 5 aprile e lunedì 9.
Rita Messina