Intervista / Maria Romana De Gasperi si racconta a Tv2000: “Contano una grande forza d’animo e ideale, per avere la libertà di essere puliti”

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Pubblichiamo l’intervista a Maria Romana De Gasperi, primogenita del maria de gasperigrande statista, andata in onda domenica nel programma serale di Soul su Tv2000. Figlia del primo Presidente del Consiglio, fondatore della DC, padre dell’Europa e della Costituzione, per la Chiesa “servo di Dio, prima delle quattro figlie, è  sempre stata a fianco del padre nella sua attività istituzionale e da sempre saggista, valorizzatrice del suo nome e di suoi ideali, presidente della Fondazione che da lui prende il nome. Una donna decisa e libera, aperta, attentissima a quel che si muove nel campo delle idee politiche e sociali e capace di giudicarle.

Dovesse definire lei suo papà cosa direbbe?

Un intelligente uomo onesto.

Cosa significa una vita di testimonianza?

Non è sempre facile, all’inizio non pensavo di scrivere per farne qualcosa, volevo solo mettere da parte i ricordi. Ma dopo il funerale di papà a Roma sono rientrata in montagna, cominciando a scrivere precipitosamente su fogli e quaderni quel che dagli ultimi giorni, a ritroso, mi veniva alla mente.

Lei ha citato la montagna, terra dell’anima oltrechè natia del papà e di voi figlie. Era un montanaro anche di carattere, De Gasperi?

Direi coraggioso, tenace, pieno di speranza e voglia di arrivare. Sono le attitudini certamente di un montanaro, di uno che ama camminare e arrivare in cima. Lui faceva anche scalate con le corde, sapeva affrontare anche i momenti difficili e pericolosi.

Suo papà si diceva prima cattolico, poi trentino, poi italiano. Oggi, e non soltanto i politici, spesso ci si vergogna di dirsi cattolici. E’ rischioso, o è scomodo?

Nemmeno ai tempi di mio padre era tanto facile. In realtà lui aveva vissuto i primi anni della sua vita politica a Vienna, e aveva dovuto farsi strada anche lì: alla Camera di Vienna oggi c’è ancora scritto al posto dove sedeva  il suo nome, e si vede il piccolissimo spicchio a cui apparteneva, in  questa grande camera dove erano rappresentati tutti i popoli del centro europeo, e dell’Europa. Penso che anche lì non sia stato facile portare avanti le proprie idee e alzare la voce, pur essendo rappresentante di un piccolissimo paese, per di più povero, come allora il Trentino.

E’ vero che durante molte sedute del Governo suo papà scriveva preghiere su pezzi di carta, biglietti, relative ai problemi che stava affrontando?

Papà scriveva sempre frasi, ricordi, preghiere, brani della Bibbia. Lo aiutavano a fare memo0ria e reggere alle situazioni, affrontarle dal verso giusto.  .

Un cattolico che ha detto di no al Papa, per essere fedele alla sua coscienza. Non deve essere stato un momento facile.

È stato un momento molto difficile, anche perché non diceva No al Papa, ma a tutto un determinato ambiente, diciamo cattolico, di estrema destra che voleva che lui facesse un’alleanza con una parte  politica che allora non voleva accettare: il Movimento Sociale, i Monarchici. Aveva combattuto per la libertà e per la Repubblica.

corMaria Romana De Gasperi (612 x 612)Lei si è chiesta, chissà quante volte, cosa avrebbe fatto suo padre, nel caso di leggi che avessero contrastato con i suoi ideali? È un tema molto attuale, penso a leggi sulla famiglia, sulle povertà che contrastano con la sua struttura  di cristiano.

Certo, me lo chiedo sempre. Avrebbe combattuto. Ma credo che sarebbe stato molto difficile, con la presenza di mio padre, portare avanti leggi così negative per l’uomo.

Tutti le chiedono e le hanno chiesto chi ha raccolto l’eredità di suo padre, e ha sempre risposto “nessuno”. Ma perché?  

Quando è venuto a mancare mio padre il popolo ha fatto   veramente una corona attorno alla sua bara, in quel viaggio in treno da Trento a Roma. È stata una sorpresa anche per noi, vedere quanto era amato e seguito, non certo solo come politico ma come uomo.

Secondo lei manca oggi un partito di cattolici o non ce n’è più bisogno, perché sono cambiati i tempi?

Penso che un partito di cattolici avrebbe su di sé delle responsabilità enormi, molto più gravi di quelle ai tempi di mio padre, perché oggi c’è l’Europa di mezzo con cui fare i conti. Allora non c’era.

Lei è stata partecipe di uno dei primi tentativi di unità dell’Europa. Che ne è rimasto? A noi questa unità sembra scontata, anche se nei momenti cruciali se ne vede poca.

Mi è rimasta quella sensazione di una grande voglia, un desiderio, una forza di andare avanti e fare qualcosa di nuovo. Io  questi uomini politici li ricordo bene, Schumann, Adenauer, erano gente di età ma avevano l’anima giovane, perché sapevano di cominciare qualche cosa di  così importante come l’unità dei popoli per una politica comune, in difesa dei propri principi e delle proprie idee,  ma soprattutto anche una forza nei confronti del resto del mondo.

Lei accompagnava sempre suo padre. Anche in quel famoso viaggio in America…

Fu un viaggio tremendo, abbiamo dovuto fare scalo due volte, allora non era così semplice viaggiare! Non c’era abbastanza benzina per andare avanti…poi c’era il vento contrario…Fu un viaggio preoccupato, affatto trionfale.. Alle Azzorre, nel campo di aviazione dove facevamo tappa, papà leggeva il suo discorso severo, camminando su e giù, mentre io guardavo le casette con le finestre dipinte a tinte vivaci…cercavo di distrarlo, mi gelò con lo sguardo.

La deriva ideale e culturale rispetto agli anni in cui nacque, proprio all’origine, la Democrazia Cristiana, a cosa è dovuta? Alla corruzione, al potere, alla mancanza di ideali?

Io mi ricordo che quando papà andò alla direzione della Dc le forze di sinistra della democrazia cristiana incominciarono a organizzare il partito in un modo più “militare”, con vari quadri, mentre prima non era strutturato così, ma era quasi nato e cresciuto solo sull’entusiasmo e sulla voglia di fare. Ecco, quando incominciarono a organizzare le correnti così già allora mio padre si preoccupava, perché più si dà un sistema a un partito, più è facile la corruzione.

Alcide De Gasperi è stato un uomo povero, c’erano anni in cui faticava a portare il necessario per una minestra e si nutriva di mele. Quanto conta avere alle spalle un grande partito e una famiglia benestante per fare politica, liberi?

Conta solo avere una grande forza d’animo e ideale, per avere la libertà di essere pulito, di non dover pagare nessuno, di poter fare la voce forte e dire la verità sulle cose. Io l’ho visto proprio in certi discorsi buttarsi con tutto se stesso in quello che diceva, ma senza mai pensare a vantaggi personali. Una volta partendo da Genova, dopo aver fatto un grande discorso era abbastanza stanco. Viaggiando di paese in paese lo fermavano sempre, e spingendosi persino con le mani sui vetri della macchina, gridando “Viva De Gasperi!”. Allora mi disse: “Vedi, capisco Mussolini, quando non si sa dividere la propria persona da quello che sei come politico, da quello che tu rappresenti. Devo saper dire “io sono presidente” perché rappresento questo popolo, assumermi la responsabilità ma non prendere i battimani per me”. Ha avuto il coraggio più volte di dire basta, e dimettersi. Qualche volta l’ha minacciato, per esempio durante l’operazione Sturzo. Che venne un po’ usato per spingerlo a formare una coalizione con una destra per lui inaccettabile. Eppure ebbe sempre per Sturzo un rispetto filiale. Si erano conosciuti quando papà era solo un ragazzo! Quando Sturzo sotto il fascismo fu costretto a lasciare l’Italia, la responsabilità del partito popolare ricadde tutta su di lui, nel periodo della nascente dittatura. Le lettere tra De Gasperi e Sturzo rivelano da una parte l’affetto per quel che dal sacerdote papà aveva imparato, dall’altra la sua indipendenza di idee, di fronte alla diversità di situazioni.

Papà è stato un grande scrittore di lettere, a lei, alla mamma…

A colleghi di politica, a Lucia, mia sorella monaca…ma era lei a scrivergli soprattutto, fogliettini piccoli come solo le suore sanno scrivere, con appunti su quel che, sapeva bene, sarebbe dovuto accadere per esempio alla Camera, o per qualche incontro importante…mentre lui andava a trovarla, tutte le volte che doveva prendere una decisione difficile. E si portava via la preghiera e la citazione di quel tale santo o talaltro: c’era una fortissima collaborazione spirituale tra loro.

Ma è la mamma ad essere stata la vera compagna della vita di papà. Non ha mai guardato a se stessa, solo a quel che poteva essere utile a lui. Ha fatto la signora De Gasperi perché questo faceva bene a papà. Ma una donna si può sentire sminuita da un compito così? No, perché mio papà aveva un grande rispetto per mamma, era l’unica persona con cui poteva sfogarsi la sera, in tutti i momenti difficili. Non raccontava molto di sé, anzi ricordo che quando gli chiedevamo “com’è andata, oggi? “ ci rispondeva: “Hai letto il giornale? Prima leggi il giornale e poi te lo dico”.

Voleva anche preservarvi in anni difficili, soprattutto sotto regime…

Io ero molto curiosa. Quando arrivava qualche personaggio importante invitato dal fascismo, la polizia controllava, anche con la prigione tutti i cosiddetti sospetti,. Papà aveva un pacco di carte segrete e me la faceva portare dalla signora dell’appartamento di sotto., Io obbedivo, ma dopo un po’  mi chiesi cosa c’era in quel pacco così pesante. Lo riprendevo e lo riportavo a casa. Una volta cominciai a graffiare la carta che lo conteneva, lessi e capii. Mi spaventai un po’, all’inizio.. E poi l’hanno perso, subì l’umiliazione, il carcere, l’isolamento.

Ma lei non  ha mai avuto paura, quando fu costretto a nascondersi, faceva la staffetta partigiana per suo padre, in bicicletta, con i biglietti pericolosi sotto i cavoli e l’insalata nel cestino…

Sotto avevo le carte che mi dava da portare, articoli per i giornali clandestini, o missive per politici nascosti altrove. Non avevo paura, ero un po’ incosciente, mi piaceva anzi. Non ho mai avuto paura nella vita. però avevo detto a papà: “se sai che mi prendono scappa, cambia posto, perché se mi picchiano io parlo, sono sicura che non riesco a star zitta!”.

Lei e le sue sorelle, sua mamma, condividevate la sua attività politica, anche pericolosa?

Certo, totalmente.

Perché i giovani oggi non sono più interessati alla politica?

Perché la politica si è impoverita. Non ci dà oggi un entusiasmo, una ragione di vita: allora c’era.   Pensare che oggi forse di ragioni ce ne sarebbero più di una volta, se guardiamo solo all’unità dei popoli, com’era stata sperata, che  è una cosa stupenda.  Noi europei siamo dei popoli ricchi di mentalità, di conoscenze, di storie varie. Messi assieme, potremmo essere qualche cosa di meraviglioso. Oggi  non abbiamo le frontiere, per ora, ma tutto quello che ci scambiamo è così difficile, è sempre contrattato contro altre cose, quindi di entusiasmo ne vedo ben poco.

Papà usa questa espressione: “la strada dorata da seguir scoccò per me a sedici anni”. Com’è possibile che a un ragazzo così giovane nasca la scintilla ideale che poi ha sempre seguito?

Credo che questa sia una vera benedizione di Dio. Lui in vacanza andava sul lago di Castel Toblino a remare col vescovo di Trento, che allora era giovane: certamente molte cose le ha imparate da lui allora. Per esempio fare politica bene, per il bene degli altri.

Il coraggio non contrasta con i necessari compromessi che un politico deve accettare. Però i compromessi non erano mai al ribasso, perché partivano da una stima, anche tra avversari. Penso a Nenni e a Togliatti…

Certamente, soprattutto con Nenni, perché con lui aveva vissuto la clandestinità sotto Roma occupata, nelle stanze di convento del Laterano. Un  giorno arrivarono i nazisti a cercare non loro, gli uomini politici, perché non li conoscevano neppure, ma i giovani che si erano nascosti in quasi tutti i conventi. Infatti spesso si vedevano passeggiare tanti preti nuovi: un picco di vocazioni! Nenni allora disse: “Tu dirai che è la Provvidenza, io il destino, ma stavolta ci scoprono”. Non fu così. Ma presero la figlia di Nenni, che morì in un campo di concentramento nazista. E fu mio padre a dargli, come caro amico, la notizia terribile della sua morte.

Gli ultimi tempi della vita del babbo sono stati un abbandono totale alla volontà di Dio, proprio quando si rendeva conto che mancava poco per fare cose che urgevano, da portare a termine. Come è stato possibile questo lasciarsi andare con fiducia, nonostante la malattia, il dolore di abbandonare voi, le cose per cui aveva tanto lottato?

Gli ultimi mesi era proprio proiettato verso l’unità europea, il più grande traguardo politico, e più che politico. Certamente non essere riuscito a farla votare in Italia, ma aver dovuto aspettare che la Francia facesse un primo passo fu per lui motivo di grande angoscia. E questo passo, oltretutto negativo, avvenne proprio due giorni dopo la sua morte, ma lui lo sentiva. Fu l’unica volta che lo sentii parlare al telefono con aria angosciata e con le lacrime agli occhi dicendo, ai rappresentanti italiani in Francia: “dovete fare qualcosa!”. Per questo riuscire dopo un paio di giorni a dire “lascio le cose nelle mani del Signore” fu veramente la fine e il compimento di una vita cristiana. Lui che aveva avuto in mano per anni il governo italiano e in mano anche con grandi speranze il futuro d’ Europa riuscì solo a dire “ho fatto tutto quello che ho potuto adesso ci penserà il Signore”. Fu la cosa che fece dire a Pio XII, quando ebbe notizia della sua fine, “è morto da santo”.

Le hanno mai chiesto di fare politica?

Ho sempre detto di no.

Non si sentiva portata o non voleva che usassero il suo cognome?

Ho avuto qualche esperienza, nel Lazio, e quando me ne andavo in giro e sentivo gridare “W De Gasperi”, beh, questo ha impensierito certe sfere della DC, credevano che volessi fare chissà cosa… pensai che era meglio lasciar stare…

Monica Mondo

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