Intervista / Michela Quattrocchi si racconta tra passione e ispirazioni

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In un’intervista rilasciata in occasione della Mostra di pittura contemporanea promossa dalla Diocesi di Acireale e dalla Fondazione Maria Barbagallo, la giovane artista siciliana Michela Quattrocchi ci racconta come è nata la sua passione, com’è arrivata a realizzare una sua mostra ora esposta nella chiesa di San Rocco, le sue ispirazioni e i suoi obiettivi futuri.

A cosa è dovuta la presenza delle sue opere all’interno di questa basilica?

Le mie opere sono esposte grazie al Vescovo, mons. Antonino Raspanti. Una grande opportunità perché San Rocco è un luogo che dà grande visibilità ai miei quadri ed è anche la mia prima mostra personale. Quindi mi fa piacere che possa essere viste da molta gente.

Com’è nata la sua passione per l’arte?

La passione per l’arte l’ho avuta sin da bambina. Anche se ho frequentato un liceo scientifico, questa attrazione è rimasta un hobby. Dopo il diploma, ho conseguito con gli studi per l’arte, intraprendendo l’Accademia delle belle arti di Catania. Successivamente, ho deciso di cambiare un po’ di aria, conseguendo la specialistica a Firenze. Quindi seguendo dei corsi di laurea in pittura, per poter arrivare più in fondo possibile alla mia passione. Momentaneamente, cerco di continuare questa strada, anche se so che non sarà facile, visto che purtroppo il mio lato creativo non viene reputato come un vero e proprio lavoro. Spero possa svilupparsi qualche interesse rispetto a ciò che realizzo, perché credo che l’arte possa essere una forma di linguaggio. I miei quadri rappresentano ciò che voglio esprimere io stessa.

Prima di arrivare all’Accademia, ha avuto un minimo di preparazione frequentando qualche corso oppure ha conseguito tutto autonomamente?

Come dicevo, ho preso un diploma per materie scientifiche, quindi a livello scolastico non ho avuto una minima preparazione per l’arte. E’ stata una passione incrementata solo con l’università. Ho avuto colleghi che provenivano da licei artistici e portavano con sé già una preparazione mentre io non avevo basi, che ho dovuto recuperare. Quindi prima di arrivare all’accademia, ho cercato di costruire una preparazione autonomamente.

Il suo stile, a quale arte si ispira esattamente?

Non ho esattamente uno stile al quale mi ispiro tanto, però potrei dire che qualche pennellata è stata ispirata dal Caravaggio. Non dico certo che le mie opere siano come le sue, però posso affermare che nei miei quadri sono presenti dei contrasti di luce: ciò per cui Caravaggio è famoso. La mia arte è contemporanea, quindi semplicemente ho applicato qualche tecnica.

Per quanto riguarda il suo futuro, ha qualche obiettivo o programma da raggiungere nel mondo artistico?

Per il momento, con le mostre ho ancora nulla in serbo. Il mio obiettivo intanto è avere visibilità, farmi conoscere di più. Magari, in seguito, sarebbe più bello poter fare di questa mia arte qualcosa di più importante.

Invece la mostra come prosegue?

mostra michela quattrocchi

La mostra sta andando abbastanza bene, perché questa basilica è un luogo di passaggio. C’è gente che senza saperlo si ritrova a vedere le mie opere e così s’interessa.

C’è un’opera che ci colpisce: raffigura un ragazzo che si tocca la guancia. Cosa vuole rappresentare?

L’opera si chiama Think, che significa pensare. E’ realizzata a olio su carta: uno dei miei primi lavori realizzati a Firenze, che segna un mio passaggio artistico. Il quadro raffigura il volto di un ragazzo che pensa e passa in primo piano con uno sguardo fisso immerso nei suoi pensieri.

Per concludere, i suoi quadri rappresentano sempre persone, anche in scene cristiane: come motiva la sua scelta?

Hai visto bene: la chiesa contiene 10 quadri, suddivise in 2 lati, quelle che raffigurano volti e quelle che raffigurano scene, le quali alludono al cristianesimo. Non ho mai realizzato opere senza la presenza di un volto, perché mi piace raffigurare umani che esprimono qualcosa. E credo che se non realizzassi un volto, non proverei quella sensazione unica di quando lo realizzo. O per lo meno, nel realizzare altro non passerebbe comunque la stessa emozione.

Alessio Piro