Intervista / Michelangelo Patanè, nuovo presidente dell’Accademia degli Zelanti di Acireale: “Impegnatissimi nell’informatizzazione di tutte le opere”

0
249

Il dott. Michelangelo Patanè, a seguito delle dimissioni del dott. Giuseppe Contarino, è stato eletto Presidente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, una delle associazioni più antiche e prestigiose nel mondo della cultura.
Magistrato in pensione, sposato con la musicologa Maria Ausilia Grasso, è figlio del noto pittore Francesco. Ha iniziato la sua attività di magistrato quale Pretore di Saronno, proseguendo al Tribunale di Siracusa e poi alla Procura della Repubblica di Catania dove è stato anche Procuratore aggiunto e Procuratore reggente. Nelle funzioni di sostituto procuratore generale è stato Pubblico ministero in processi rilevanti nella storia del Paese, come quello di appello dopo le sentenze di annullamento della Cassazione nei confronti dei mandanti delle stragi di Capaci e di via D’Amelio di Palermo  e il processo relativo alle tangenti per l’appalto di Viale Africa di Catania ( la cosiddetta tangentopoli catanese).

Dott. Patanè, qual è il programma che l’Accademia oggi si prefigge?
Il programma principale dell’accademia degli Zelanti è realizzare delle Pubblicazioni. La prima, cioè quella più importante, è “Memorie e rendiconti”. Questo testo viene pubblicato ogni anno, o può saltare al massimo un anno, nel quale sono raccolti tutti gli interventi, articoli o contributi, di nostri soci o di studiosi non soci. L’ultimo testo di “Memorie e rendiconti”, cioè quello del 2019, è stato pubblicato da poco. Naturalmente stiamo già lavorando per il nuovo testo del 2020, anche se già abbiamo degli articoli importanti per “Memorie e rendiconti” del 2021. Naturalmente poi ci sono altri testi di autori personali che vengono pubblicati.

L’ Accademia degli Zelanti e dei Dafnici è famosa anche per i convegni che quasi settimanalmente si svolgono nella sala principale.
Purtroppo quello che stiamo vivendo è un momento di assoluta incertezza. Tutto quello che si è potuto organizzare in generale, e non solo per noi accademici, si è dovuto fare nell’assoluta sicurezza. Noi abbiamo fatto una presentazione del libro del professor Donato “Gesù e le sue parabole” presso i locali storici della Zelantea, nella sede del Comune in piazza Duomo, sicuramente con molta cautela e con un numero di presenti molto ridotto. Vero è che c’erano solamente i soci, ma non abbiamo potuto aprire al pubblico perché i posti erano limitati proprio per il distanziamento sociale. Certo, è stata una presentazione mortificata dal numero esiguo di partecipanti, infatti nella nostra sala in via Marchese di Sangiuliano i posti a sedere vengono occupati normalmente tutti, anzi la gente spesso deve sedersi nelle sedie ai lati.

Ma avevate iniziato a fare una programmazione?
In effetti sì, per esempio, avevamo organizzato per venerdì 30 ottobre nella chiesa di San Rocco in corso Umberto, posto scelto proprio per l’ ampiezza dei locali, una conferenza tenuta dal socio corrispondente don Vittorio Rocca, docente di Teologia morale presso lo Studio teologico San Paolo di Catania, che doveva trattare un tema attuale: “Una riflessione etica ai tempi del coronavirus”. La conferenza si sarebbe attenuta a tutte le regole vigenti del distanziamento di sicurezza, all’uso della mascherina e al controllo della temperatura ma, visto come il numero dei contagiati è salito e, in più, dati i provvedimenti presi dal presidente della Regione Nello Musumeci, la conferenza è stata rinviata a data da destinarsi.

Presidente, quando riusciremo a riprendere le nostre attività, più o meno normalmente, come pensa di coinvolgere i paesi viciniori per l’attività culturale che svolge l’Accademia?
Intanto c’è da dire che i nostri soci per statuto non devono essere necessariamente di Acireale. Lo statuto dice che i soci debbono abitare in luoghi relativamente vicini per poter partecipare all’attività culturale che l’Accademia svolge. Partecipare non vuol dire solamente essere presenti alle attività culturali ma anche  produrre dei lavori per poi inserirli nel testo “Memorie e rendiconti”.

Quali altri programmi state mettendo in atto?
Intanto abbiamo realizzato l’informatizzazione di tutte le nostre opere, il catalogo è tutto online e si lavora con la catalogazione partecipata sugli ISBN. I catalogatori hanno fatto una formazione particolare alla Sovrintendenza di Catania, quindi sono stati abilitati con i loro codici così da potere inserire tranquillamente: facciamo circa 10.000 inserimenti all’anno. Un lavoro certosino e continuo anche se purtroppo pochi lo sanno. Abbiamo anche la possibilità di creare in forma digitale i libri più importanti e quelli che raccontano la storia della nostra città. Questi testi andranno inseriti, dopo essere stati scansionati, nel sito dell’Accademia. Aspettiamo per eseguire il lavoro al meglio uno scanner adatto per i libri antichi affinché i testi non subiscano danni. Un altro progetto è quello del museo virtuale perché in tempi di Covid risulta un’ idea molto importante, sarà una visita vera e propria però in forma virtuale.

Ci ricorda in breve la storia dell’accademia?
L’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici è tra le più antiche al mondo e da oltre tre secoli promuove la cultura in Acireale, essa inoltre amministra la Biblioteca in forza di una convenzione con il Comune di Acireale che prevede che il personale della Biblioteca sia inserito nel ruolo degli impiegati comunali; vi è inoltre una commissione di sorveglianza costituita da tre rappresentanti dell’Accademia e da due del Comune. L’Accademia, quindi, assicura stabilità nel servizio della Biblioteca che è di evidente alta funzione sociale per la città e tutto il suo comprensorio. Studenti e studiosi trovano nella Biblioteca un preciso punto di riferimento potendo consultare oltre 250.000 volumi, ben 133.037 sono stati i versamenti nella ”banca dati” del Servizio bibliotecario nazionale, oltre ai fascicoli di riviste, anche straniere. A ciò si aggiungono un congruo numero di pregevoli tele, disegni, pezzi di antiquariato, monete antiche e altri reperti storici.

Mariella Di Mauro