Pubblichiamo un estratto del Giornale Radio 1 (ore 8 del 9 agosto 2014) concernente l’intervista al vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti, effettuata da Riccardo Cristiano.
– La Chiesa e l’impatto con l’esempio di Papa Francesco. Come stanno rispondendo concretamente i Vescovi e le diocesi meridionali alla condanna senza appello della mafia da parte del Pontefice, che lo scorso 21 giugno a Sibari ha ribadito la scomunica dei mafiosi?
“Da parte dei fedeli c’è stata una grossissima risposta positiva e anche ovviamente dalla società civile a questa grande attenzione alle parole del Papa.”
– Perché alcuni settori della Chiesa appaiono avere difficoltà ad ammettere che un problema esiste?
“Ne darei una lettura storica della cosa fino ai patti lateranensi; come sappiamo bene c’è stata una conflittualità di cinquantanni tra la Chiesa e lo Stato italiano. Questo ha avuto delle ripercussioni.”
– Come a dire cosa?
“Che i nostri pastori del passato, di un antico passato ormai, determinati i problemi non li ritenessero di propria pertinenza o quanto meno dicessero «beh se la vede lo Stato», visto che c’era questo atteggiamento di non collaborazione e di conflittualità.”
– Lei è diventato famoso in un giorno non lontano nel quale ha detto “Ai boss mafiosi che non danno segno di pentimento i funerali in chiesa non li faccio più.” Quel giorno si è sentito solo?
“No. C’è chi ha sostenuto, c’è invece chi ha interpretato come la mancanza di misericordia il mio piccolissimo contributo a chiarificare, a dare un messaggio alle persone stesse della criminalità mafiosa, perché il vero intento non è «non vi faccio i funerali», è dire alcuni no per invitare alla conversione.”
Clicca qui per l’intervista integrale a Mons. Antonino Raspanti (fonte: www.grr.rai.it)