Intervista / Mons. Guglielmo Giombanco a un mese dalla consacrazione episcopale: “Porto con me un importante bagaglio di esperienze maturate ad Acireale”

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I vescovi riuniti a Nicosia per la sessione primaverile della Conferenza Episcopale Siciliana. Mons. Giombanco è il secondo da destra in prima fila

Di ritorno da Nicosia, dove ha partecipato alla sessione primaverile della Conferenza Episcopale Siciliana – la sua prima volta – abbiamo incontrato mons. Guglielmo Giombanco, che fra circa un mese (il 20 aprile) sarà consacrato vescovo e prenderà possesso della sua diocesi di Patti.

Gli abbiamo posto alcune domande:

Intanto, quali sono le sue impressioni a caldo dopo il primo incontro con gli altri vescovi siciliani e, indirettamente, con la realtà ecclesiale siciliana?
«Sicuramente ho avvertito un grande senso di accoglienza. Alcuni vescovi li conoscevo già, ma ho avuto modo di conoscerli meglio, ed ho conosciuto anche tutti gli altri che ancora non conoscevo direttamente. Ho anche avuto la possibilità di percepire una realtà molto complessa nelle varie diocesi siciliane, attraverso gli argomenti trattati e approfonditi in quella sede.»

I vescovi riuniti a Nicosia per la sessione primaverile della Conferenza Episcopale Siciliana. Mons. Giombanco è il secondo da destra in prima fila; invece il secondo da sinistra in seconda fila è mons. Antonino Raspanti

Il suo ministero, nel corso dei suoi 25 anni di sacerdozio, si è svolto nell’ambito della diocesi di Acireale. Che cosa porterà con sé, di tutto questo, nella sua nuova esperienza pastorale?
«La diocesi di Acireale è quella dove sono cresciuto, dove ho maturato la mia vocazione sacerdotale e dove mi sono formato. Qui ho svolto il mio ministero sacerdotale e qui ho avuto modo di approfondire la mia preparazione con l’attività di tutti i giorni, lavorando e accrescendo un bagaglio di esperienze importante che sicuramente porterò con me nel nuovo impegno a cui mi chiama il Signore al servizio della Chiesa di Patti.»

Durante tale periodo, lei ha ricoperto vari incarichi nell’ambito della diocesi acese. Quale tra questi pensa che le sarà maggiormente utile per fare il vescovo?
«Sicuramente l’esperienza pastorale, che ho maturato nelle parrocchie con le quali ho collaborato, ma soprattutto nel periodo in cui sono stato rettore della basilica dei santi Pietro e Paolo, dove ho avuto modo di affrontare varie situazioni e di incontrare e conoscere numerose persone. E poi, certo, il lavoro da vicario generale, attraverso il quale ho potuto godere della vicinanza, della collaborazione e della fiducia del vescovo.»

Rimpiangerà qualcosa della diocesi di Acireale e della sua originaria Piedimonte?
«Rimpiangere non direi, ma avvertire il senso del distacco sì. La diocesi di Acireale, come dicevo, è quella in cui sono cresciuto e mi sono formato, per cui è naturale che mi resterà nel cuore, così come Piedimonte, che è il paese dove ho vissuto fin dalla nascita ed in cui risiede la mia famiglia.»

Il santuario di Tindari

Parliamo della diocesi dove sta per iniziare il suo ministero episcopale. La diocesi di Patti ha meno abitanti di Acireale, ma ha un’estensione territoriale maggiore, una struttura amministrativa più articolata (con i suoi 42 comuni), ed anche una storia più antica. Come pensa di organizzare il lavoro pastorale in una tale realtà?
«La realtà geografica della diocesi di Patti è molto articolata, perché ha un’estensione territoriale quasi tripla rispetto a quella di Acireale, con la presenza di molte montagne e con numerosi centri che si affacciano sul mare, anche se la densità abitativa è più bassa. Ma prima di potere programmare e organizzare qualunque attività, è necessario conoscere bene l’ambiente in cui ci si muove. Penso di volere quindi approfondire la conoscenza della realtà locale e delle persone che vi abitano e vi lavorano. E penso di farlo anzitutto ponendomi in ascolto, ascoltando tutti e conoscendo tutto e tutti, in atteggiamento di grande umiltà.»

La presenza di un santuario mariano come quello di Tindari, meta costante di numerosi pellegrini, quanto è importante nella vita della diocesi?
«Il santuario di Tindari è un punto di riferimento molto importante non solo per la diocesi di Patti ma per tutta la Sicilia, ed anche per altre regioni vicine, ed è frequentatissimo tutto l’anno. È quindi molto forte, anche in diocesi, la devozione mariana. Ed è per questo che ho scelto proprio il santuario per la mia ordinazione, per valorizzare questo importante luogo di culto e per dare maggiore risalto alla devozione alla Madre di Cristo.»

Si sa già chi saranno i vescovi consacranti per la sua ordinazione episcopale?
«L’ordinante principale sarà l’arcivescovo di Catania mons. Salvatore Gristina, presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, con il quale ho collaborato quando era vescovo di Acireale; mentre i coconsacranti saranno il vescovo uscente di Patti mons. Ignazio Zambito ed il nostro vescovo mons. Antonino Raspanti.»

Ringraziamo mons. Guglielmo Giombanco per la sua disponibilità e per l’attenzione che ci ha dedicato, e gli auguriamo un fecondo ministero episcopale nella sua nuova sede di servizio.

Nino De Maria

 

 

 

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