Intervista / Mons. Raspanti, presidente Commissione Cei per le comunicazioni sociali: “Sfida primaria è come annunciare il Vangelo”

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La Conferenza episcopale italiana nella scorsa Assemblea del 18-21 maggio ha eletto mons. Antonino Raspanti nuovo presidente deMons. Antonino Raspantilla Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. Si tratta di un importante riconoscimento per il Pastore della nostra diocesi e per il suo servizio nella Chiesa diocesana. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio il nuovo ruolo affidatogli e rivolgere il nostro augurio di buon lavoro. Ci siamo confrontati su alcuni dei temi cruciali delle comunicazioni sociali: inevitabile è stato parlare della crisi dell’editoria, del Convegno di Firenze e delle forme d’interazione digitali che esso già offre. Mons. Raspanti, lo ricordiamo, è vice presidente per il Sud del Comitato preparatorio del V Convegno ecclesiale nazionale “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” che si terrà dal 9 al 13 novembre 2015. Dopo Firenze, ha sostenuto il vescovo Raspanti, “spero che si accendino dei motori e che non si spengano all’indomani ma continuino a dare energie nel corpo vivo della Chiesa”.

 Eccellenza ci aiuti a comprendere meglio la differenza tra commissione e ufficio nazionale per le comunicazioni sociali.

“Le commissioni episcopali sono organi composti solitamente da sei a otto vescovi e presieduti da un presidente, hanno un compito d’indirizzo e discutono di come la pastorale, in questo caso della cultura e delle comunicazioni sociali, oggi in Italia possa andare avanti, come superare le sfide e gli ostacoli, partendo dalle persone e i mezzi sia ecclesiastici che laicali coinvolti. Mentre gli uffici sono retti da un direttore e afferiscono alla segreteria della Conferenza episcopale italiana e dipendono dal segretario della stessa. Hanno compiti esecutivi e attuano tutte quelle decisioni che gli organi della Cei, che sono il presidente, il consiglio permanente e l’assemblea, hanno stabilito”.

La carta stampata da tempo è in crisi: siamo arrivati al suo tramonto?

“Non penso che la carta stampata abbia fatto il suo tempo. Come tutti i processi questo della carta stampata avanza lentamente, non esiste mai un taglio netto o una cesura tra una cosa e l’altra. Ci sono ulteriori problemi per la carta stampata: i costi, la questione ecologica legata alla carta, la rapidità e la funzione dei nuovi media. Secondo me il futuro della carta dipenderà molto dalla capacità di ritagliarsi un ruolo che il digitale non può assolvere. La carta stampata va stimolata come luogo di pensiero e di approfondimento con un occhio di riguardo ai diversi luoghi e alle fasce d’età dei lettori”.

A proposito di luoghi: resistono, nonostante tutto, i giornali diocesani. Quali sono secondo lei le nuove sfide che li attendono?

“Una delle sfide primarie è quella dell’evangelizzazione: come annunciare il Vangelo. Riusciamo a trovare linguaggi propri nei quali comunichiamo il Vangelo di sempre? Comunicare il vangelo in un mondo che cambia rimane un tema attuale. Parlando di linguaggi nuovi entra in discussione il mezzo: riusciamo a formare comunicatori, specie i giovani, e a orientarli perché pensino e producano modalità intrise dai valori evangelici?”.

Parliamo del Convegno di Firenze di cui lei ne sta seguendo la fase preparatoria. Come si potrà interagire e con quali mezzi?

“Abbiamo creato per la prima volta una pagina Facebook, un account  Twitter e un sito per far partecipare le diocesi e raggiungere tutti gli utenti interessati. Attraverso di essi è possibile interagire con una serie di contenuti che dal sito vengono poi diffusi attraverso i social network. Ne è un valido esempio il logo del Convegno, che è stato creato con un bando a cui vi hanno partecipato, interagendo, circa duecento giovani. Abbiamo previsto tre laboratori preparatori e il prossimo, che si terrà a Napoli sarà dedicato alla cultura e alle comunicazioni sociali. I laboratori si possono seguire attraverso la diretta streaming e naturalmente anche i vari momenti del Convegno. Inoltre sarà attivata una community service che raccoglierà da tutta Italia le varie interazioni sui social network. Per la prima volta si potrà partecipare al Convegno anche da casa. È in lavorazione un’applicazione che permetterà ai presenti a Firenze ma non solo di seguire tutte le fasi del convegno. Con il sito stiamo cercando e cercheremo di avere davvero una continua interattività: ciò che chiede il web, la condivisione, si sposa molto bene con l’idea di chiese che a Firenze si ritroveranno a condividere speranze e proposte. I partecipanti saranno coinvolti in un rapporto non soltanto verticistico ma orizzontale”.

Qual è il suo augurio per il prossimo Convegno?

“ Spero che esso riesca ad accendere almeno dei motori nelle diocesi, nelle parrocchie e nei gruppi, e che non si spengano all’indomani ma rimangano accesi perché si attivino dei “processi”, come sostiene Papa Francesco. Oggi l’evangelizzazione nella vita pastorale non è più pensabile solo attraverso risoluzioni e decreti, ma occorre saper inserire nel corpo vivo della Chiesa energie che alimentino il modo di comunicare evangelico che è cruciale affinché il Convegno non resti vano”.

Domenico Strano

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