A una settimana esatta dall’elezione a presidente della Repubblica di Sergio Mattarella abbiamo intervistato il vescovo di Acireale mons. Antonino Raspanti, amico personale del neo presidente, per conoscere meglio non solo il personaggio ma anche la sua formazione e il suo pensiero. Eletto al quarto scrutinio con 665 voti, Mattarella è il primo siciliano a ricoprire la carica di capo dello Stato. “Il mio pensiero va alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini”: queste le prime parole da presidente di Mattarella che equivalgono, per semplicità e intensità, al “Fratelli e sorelle, Buonasera” di Papa Francesco. Tra le due personalità ci sono delle convergenze, evidenzia il vescovo Raspanti: “Entrambi amano rigore morale, la trasparenza e l’efficienza delle istituzioni”. E sulla sua formazione: “Da sempre è stato educato a sviluppare una
coscienza responsabile”. E infine: “Per la Sicilia è la dimostrazione che è possibile combattere la mafia”. Sulla provenienza politica e la sua esperienza universitaria e giuridica è stato detto molto in questi giorni dai media nazionali e qualcuno si è anche spinto oltre affermando che la “balena bianca” è pronta a riemergere. L’elezione di Mattarella certamente darà impulso per un maggior impegno dei cattolici nella politica. Secondo il vescovo di Acireale esiste una ricerca di maggiore compattezza senza che questo significhi “ritornare a una forza politica totalmente cattolica”.
Eccellenza, oltre il politico chi è Sergio Mattarella?
“Il presidente, così come la famiglia, è cresciuto nella parrocchia e si è formato sotto il pensiero cattolico del dopo guerra e in particolare in quel cattolicesimo impegnato come l’Azione Cattolica. È un cattolicesimo, quello di metà novecento, che incoraggia la missione dei laici nel mondo contemporaneo e ha ben chiaro il principio della corresponsabilità con la gerarchia del clero. Il padre Bernardo fu un politico della Dc, un cattolico impegnato e attivo nella società. Come sappiamo il figlio Sergio non s’impegnò sin da subito nella politica fino a quando la tragica morte del fratello primogenito Pier Santi lo segnò profondamente . Tutta la famiglia decise di supportare l’ingresso nella politica del figlio Sergio per ereditare la missione di Pier Santi. Sergio si trova quasi catapultato nel mondo della politica. Agli inizi si è mosso apparentemente anche con un po’ di disagio. Sergio, essendo un uomo più di concetto, non era abituato a troppi compromessi e ragionamenti propri del mondo politico”.
Lei l’ha definito un “cattolico maturo”; cosa dobbiamo intendere con ciò?
“Cattolico da sempre. Maturo perché non ha soltanto praticato i sacramenti ma anche seguito il pensiero della Chiesa, si è sempre informato sui movimenti di pensiero cattolico a partire dal Concilio Vaticano II. Da sempre è stato educato a sviluppare una coscienza responsabile. Il presidente è una persona che trae dai suoi insegnamenti delle soluzioni concrete che poi le applica in prima persona alla luce del Vangelo”.
Il presidente Mattarella nel suo discorso ha assicurato che sarà “un arbitro imparziale”. Che partita si gioca oggi in Italia?
“Sarà un arbitro senz’altro imparziale per carattere e formazione, avendo studiato e insegnato diritto. Il presidente ha un suo equilibrio e non credo cambierà dall’oggi al domani. Però come tutti gli arbitri sa bene che egli dovrà misurarsi con l’andamento del gioco. Il clima nel nostro Paese è surriscaldato e il popolo italiano sembra aver perso l’idea del bene del paese in quanto tale. Persiste una rissosità alimentata non solo dalle forze politiche ma anche da quelle sociali e dai gruppi intermedi. Tutto ciò indebolisce e toglie credito alle Istituzioni. In questo l’arbitro, rappresentante dell’unità nazionale, è il parafulmine in cui si scaricano tutte le tensioni del paese. Il clima è cambiato e da questo punto di vista Mattarella rischia di essere al centro di tiri incrociati”.
Ritiene che possa nascere una convergenza di stili con Papa Francesco?
“Ci sono delle convergenze di stili tra le due personalità. Entrambi amano il rigore morale, la trasparenza e l’efficienza delle istituzioni. Si tratta di convergenze che non sono precostituite ma ‘de facto’. Papa Francesco ha tirato fuori il discorso della corruzione prima di chiunque altro. Mattarella ha ben chiaro che l’attenzione per il fenomeno deve essere alta. Ai cittadini italiani manca la consapevolezza che la corruzione abbia ricadute negative su tutta la società”.
La partita è tutt’altro che facile. L’arbitro Mattarella come riuscirà a contenere questa rissosità in campo?
“Con il suo stile anzitutto. È sempre stato caratterizzato da toni pacati ma anche netti. Dinanzi a chi lo vorrà tirare da una parte o dall’altra egli si opporrà sempre con una fermezza pacata. Manterrà il suo stile e questo gioverà al paese. E poi con le sue competenze giuridiche. Il suo parere sulle leggi non potrà non essere in sintonia e di fedeltà alla carta costituzionale”.
Per noi siciliani questa elezione è semplicemente un riscatto o è qualcosa di più?
“Non è soltanto un riscatto. Mattarella è vissuto in quegli anni in cui si è scoperchiata l’omertà in Sicilia e si cominciava a fare luce sulle magagne. Questo vuol dire che non tutti i siciliani sono uguali. C’è il siciliano delinquente e c’è quello onesto, e mantiene alta la propria dignità non solo nel campo politico ma anche in altri campi. Più che un riscatto è un esempio di come si può combattere la mafia in questa terra. Tutto ciò è possibile”.
I cittadini come possono aiutare il presidente della Repubblica?
“Con l’affetto, la stima e l’incoraggiamento. Ci sono tanti modi con cui i cittadini possono sentirsi vicini al presidente: per esempio le visite che il presidente svolge nelle varie città italiane oppure l’apertura delle porte del Quirinale. Possono sopraggiungere sempre momenti di scoraggiamento e il supporto dei cittadini può rivelarsi indispensabile”.
L’elezione del presidente Mattarella quali scenari aprono per l’impegno dei cattolici italiani in politica?
“Credo che i cattolici oggi debbano dare un contributo al Paese. Non vedo però ancora la giusta chiarezza nella modalità di come dare questo contributo. Mi pare del tutto improbabile una forza che attrae tutti i cattolici in una forza politica. Come singoli sparsi nei partiti un ‘de facto’ più che un ‘de iure’. Ci vorrà del tempo affinché il mondo cattolico ritrovi una maggiore compattezza”.
Domenico Strano