Intervista / Nuccio Rodolico: “Non possiamo più costruire barche, faremo un museo storico”

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Nuccio Rodolico

La famiglia Rodolico, ormai da quattro generazioni, costruisce imbarcazioni in legno ad Acitrezza. La tradizione dei maestri d’ ascia risale alla civiltà fenicia, più di duemila anni fa, e dai fenici è arrivata a Cartagine, e da Cartagine ha raggiunto le coste della Sicilia ionica.

Nuccio Rodolico è un uomo semplice, un trezzoto doc: alto, robusto, pragmatico, ma, al contempo, timido. Di quella timidezza che ha a che vedere con il pensare troppo a quel che si deve fare, e a ad aver paura a sbagliare quel che si deve dire.
La fabbrica Rodolico corre il rischio, ormai da anni, di essere chiusa. Nuccio Rodolico, con tenacia e testardaggine, si batte affinché il peggio non abbia la meglio.

Rodolico è vero che il cantiere verrà chiuso?

L’ Europa ci ha proibito la pesca, e sempre una normativa europea ha obbligato la lavorazione delle barche in vetroresina, anziché in legno.

Clemente Cipresso con il suo romanzo “Gli ultimi maestri d’ ascia di Acitrezza” ha raccolto le vostre storie. Ricevere manforte da parte di un giornalista non è una marcia in più?

Clemente è riuscito a raccogliere le nostre storie e a farne un romanzo, dove denuncia la situazione attuale del cantiere.  Mi sono dimenticato di dirvi una cosa.

E sarebbe?

Il cantiere è stato accusato di inquinamento e, per non farci mancare nulla, abbiamo ricevuto un’ ispezione della Digos, che si è risolta in un nulla di fatto.

La legge, però, non è un fatto privato a uso e consumo del singolo cittadino. La legge serve a guidare la civiltà verso il progresso, giusto Rodolico?

Avete detto la parola esatta: progresso. Il progresso è il problema, che va sempre avanti senza guardare ciò che rimane dietro.

nassarola
Riproduzione in scala di una nassarola, barca per la pesca con le nasse

Rodolico, lei è un uomo intelligente, e l’ intelligenza è anche trasformarsi e adeguarsi ai tempi che cambiano?

I tempi cambiano, è nell’ ordine delle cose, ma questo non significa dimenticare la propria storia. A tal proposito, noi stiamo cercando di trasformare la fabbrica in un luogo della memoria. Solo così, il lavoro dei maestri d’ ascia non sarà inghiottito dal cosìddetto progresso.

Quanto tempo ci vuole per realizzare questo luogo della memoria?

Vorremo trasformare il cantiere in un museo storico. La costruzione di imbarcazioni non è solo il lavoro che faccio da quando sono nato, ma anche il fiore all’ occhiello di Acitrezza. Stiamo cercando, in tutti i modi, di sensibilizzare l’ opinione pubblica; però le istituzioni hanno tempi lentissimi, e la burocrazia non aiuta. Come si suol dire: chi vivrá vedrá .

                                                                                                               Giosuè Consoli

 

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