Patricia Perellò è un’avvocata penalista italo-argentina, nota per aver lavorato ad importanti casi di risonanza mediatica in Argentina, come quello del pugile argentino Carlos Monzòn (di cui esiste una serie Netflix “Monzòn”) ed anche per il suo attivismo nella difesa dei diritti umani.
È stata docente di criminologia all’Università di Mar del Plata, città dove vive e lavora e dove si è formata. È anche un’ottima fotografa ritrattista con all’attivo diversi reportage e mostre. Tra queste alcune anche ad Acireale, di cui dice di essere innamorata e dove torna spesso per godere della nostra “vita lenta”.
Intervistando Patricia Perellò abbiamo parlato della sua professione di avvocato, di fotografia, della situazione politica argentina.
Può raccontare gli inizi della sua carriera e come sia stato per lei imporsi da donna nella sua professione.
Quando ho iniziato, avevo ventitré anni e sicuramente è stato molto difficile. Essendo donna mi è capitato di aver subito discriminazioni che arrivano soprattutto dall’alto, da chi deteneva il potere, raramente dai detenuti. Adesso ho il mio studio a Mar del Plata, dove lavoro con altre colleghe donne. È stata dura, ma piano piano sono riuscita a guadagnarmi il mio spazio, senza scendere mai a compromessi con la mia professionalità.
Com’è nata, invece la passione per la fotografia?
Il mio lavoro è certamente duro e la mia professione mi porta spesso a scontrarmi con dei lati molto brutti dell’umanità. La fotografia è per me uno sfogo, è uno strumento prezioso, per indagare l’animo umano. L’ho approcciata per documentare come si vive in diverse parti del mondo, per entrare in contatto con altre persone.
Per esempio, ho realizzato una mostra sugli aborigeni “Wichi” del Sud America. Ho voluto raccontare e far conoscere, anche alle persone del mio paese, come queste comunità vivono. C’è un problema di indifferenza alla base, per cui il governo argentino non fa nulla e sfrutta queste persone per i propri interessi. Basta solo pensare che queste persone non hanno un documento di identità, ma sono comunque costrette ad andare a votare. Vengono sfruttate per “coltivare” i giacimenti di litio che andranno a riempire chiaramente le tasche dei potenti.
Com’è, a proposito, la situazione politica in Argentina?
Oh, stiamo andando incontro davvero ad un momento terribile. Dopo tutte le promesse fatte in campagna elettorale, il Presidente sta davvero impoverendo il paese, ci sono molti tagli, specie all’istruzione. Tutto il personale studentesco ed universitario è in perenne sciopero. Un’insegnate in Argentina, per esempio, guadagna 200 euro al mese e deve fronteggiare un costo della vita pari a quello che avete voi in Sicilia, è davvero dura.
Come cambia l’approccio all’essere umano quando scatta le sue fotografie e quando deve difendere un cliente?
Sono due cose molto differenti: quando scatto una fotografia instauro un rapporto molto più intimo. Vado ad indagare meglio l’animo della persona che ho davanti perché devo ritrarla, è un processo differente, c’è più empatia. Da avvocata, invece, devo mantenere un rapporto professionale, quindi non si può chiaramente instaurare lo stesso tipo di rapporto.
Del piacevole dialogo con l’avvocata Perellò, mi è rimasta impressa una sua frase: “è un mondo difficile, ma dobbiamo riunirci per fare del bene”.
Giulia Bella