La pandemia causata dall’emergenza COVID-19 ha certamente segnato e traumatizzato tutti i cittadini del mondo, in particolare gli adolescenti, mutati e sconvolti dagli eventi che hanno caratterizzato questo periodo. Questi hanno perso opportunità, momenti di gioia e di crescita, fra le quattro mura di casa prive di colore. Dove, l’unico colore da contemplare era quello delle regioni, colore indeciso e incerto come il futuro prospettatosi durante questo periodo.
La pandemia narrata attraverso gli adolescenti
Questa invasione di campo del virus nelle vite di tutti si è manifestata con il cambiamento delle abitudini, sia nel sociale che nel privato. Cambiamenti che hanno drasticamente cambiato il concetto di socialità e dello stare insieme. Ma soprattutto hanno cambiato il senso di stare bene con se stessi, solo a contatto con i propri pensieri. Lo stare con la propria visione della vita, con i propri valori e le proprie turbe. Tale cambiamento ha instaurato, inoltre, alcuni campanelli d’allarme da tenere in considerazione. La paura di stare con altri per la preoccupazione di essere contagiati e preferire l’isolamento alla socialità. La paura di stare da soli, di non tornare più alla normalità.
Il tutto è sfociato nell’abuso dei social e in altri strumenti tecnologici che hanno sostituito il calore di un abbraccio o di una carezza. Anche lo svilupparsi di disturbi psicologici i quali, lentamente, hanno trascinato i più giovani in un profondo stato di insicurezza nei confronti del proprio futuro. Tali perplessità conducono spontaneamente ad un quesito che racchiude una risposta dalle mille interpretazioni. Come sono cambiate le vite dei giovani? Ma soprattutto, cosa ne pensano i giovani dei vari nuclei tematici affrontati durante il contesto pandemico?
La reclusione della pandemia e le sue ripercussioni sugli adolescenti
Reclusioni a casa e quarantene hanno limitato la socialità fino a renderla qualcosa di raro. Il contatto è diventato più assente che mai e freddo, fino a preferire forzatamente la calorosità della casa e la sua sicurezza. Ciò ha contribuito a cambiamenti radicali nella propria interiorità ma l’impatto è sempre lo stesso: crudo e tagliente come la lama di un coltello.
Trascorrere il tempo durante la pandemia per gli adolescenti
“Non credo di aver vissuto un cambiamento radicale – afferma Martina Crispino, 18 anni – però ci sono state tante abitudini che, piano piano e in maniera quasi impercettibile, sono cambiate. Forse quella che risalta all’occhio maggiormente è l’abitudine della vita frenetica che passavo durante il pomeriggio. Passavo moltissime ore fuori fra attività sportive e attività pomeridiane e ciò faceva sì che stessi molto tempo fuori casa”.
“Adesso, con la riduzione di tutte queste attività – continua Martina – passo molto più tempo all’interno della mia stanza: ormai casa mia è diventata il mio punto di sicurezza e ci sono state molte volte in cui ho preferito stare lì piuttosto che uscire quando ne avevo l’occasione, forse perché in casa ho trovato una fonte di serenità ma, allo stesso tempo, è il luogo in cui mi trovo da sola con me stessa e questo mi fa stare peggio, per il motivo che sono diventata più introspettiva di quanto già non fossi”.
Gli effetti psicologici della pandemia sui giovani
“Sicuramente questi cambiamenti – spiega Eleonora Patanè, 16 anni – non sono stati tutti negativi. Avevo 14 anni quando tutto è iniziato, ora ne ho 16 ed il tutto mi ha influenzato positivamente da alcuni punti di vista. Questo perché ho sviluppato durante questo periodo abitudini più banali ma importanti. Come il fare colazione, il prendermi più cura di me stessa soprattutto nelle piccole cose. Ma allo stesso tempo mi sono resa conto di aver vissuto un periodo pesante, soprattutto a livello mentale, di cui mi sono resa conto non istantaneamente ma solo durante il secondo lockdown”.
“Durante il primo lockdown nel marzo 2020 – continua Eleonora – c’era un senso di condivisione e la novità di questa pandemia che, sul momento, non mi aveva pesato. La più pesante è stata la seconda ondata nell’ottobre 2020 durata fino a marzo 2021. Periodo in cui ho percepito maggiormente la mancanza del contatto umano, soprattutto con i miei amici. Questi erano le uniche persone che mi salvavano dalla mia realtà famigliare la quale, a volte, era molto pesante. Diciamo che è stato un anno in cui sono stata abbastanza male. Durante il periodo estivo ho ricominciato a riprendere in mano la mia vita. Sentivo di aver perso me stessa soprattutto con la chiusura della scuola”.
Internet e social negli adolescenti
Il periodo pandemico ha fatto in modo che tutti noi potessimo escogitare piani e soluzioni su come ritrovare il contatto con gli altri: con familiari, amici, partners e datori di lavoro. Di sicuro la soluzione più veloce e immediata è stato Internet, con il quale abbiamo potuto messaggiare, videochiamare e stare in contatto con conoscenti e non. L’utilizzo smodato della tecnologia, però, ha trascinato con sé un lato più che negativo. Ovvero la sostituzione del contatto umano e della sua calorosità con uno schermo freddo e blu, schermo della solitudine e dell’isolamento, sia a portata di mano che su ogni scrivania. D’altronde, le ripercussioni dell’abuso di Internet si possono percepire quotidianamente in ogni luogo e con chiunque, in particolar modo nel contesto post-pandemico.
Una dimensione illusoria durante la pandemia
“Internet – ci dice Federica Pulvirenti, 17 anni – mi ha aiutato a coltivare amicizie con persone, poiché per me è una cosa naturale, ma in questo periodo ho notato che i social sono diventati sempre più stretti, poiché mi piace parlare con le persone in presenza, ora che ne ho l’opportunità. Di sicuro Internet ha portato molti cambiamenti, è vero, però non credo che possa cambiare i rapporti sociali, soprattutto quelli che avevo già consolidato in passato, ad esempio con la mia famiglia.
A mio parere, non è tanto l’uso dei social che può far stringere legami con le persone ad essere il problema quanto l’abuso. Se diventa l’unica realtà a cui ambire, allora quello può essere un vero problema. Si dà priorità a cose che non sono reali. Non si riesce a distinguere quale sia la vera realtà o la vera finzione e puoi vivere quest’ultima come una dimensione reale.
A me è capitato – continua Federica – quando stringevo amicizie su Internet: stringevo nuovi rapporti e le vivevo solo virtualmente invece di farne esperienza nel mondo reale, nel periodo di pandemia ancora di più. Avevo un amico con cui ho stretto amicizia nel 2020 e non ci siamo mai visti di presenza, soprattutto a causa dell’ansia da COVID e di incontrare persone in quel periodo particolare, ma secondo me è stata anche l’ansia di incontrare questa persona ad avermi frenato, il fatto che magari questa persona si fosse fatto delle aspettative su di me e, di sicuro, il COVID ha amplificato la gravità di questo fatto, soprattutto rimanere nella ‘comfort zone’ pandemica”.
Pandemia / Salute mentale negli adolescenti: un elemento tralasciato da molti
La pandemia, oltre ad aver trasformato fisicamente tutti gli individui a causa della prolungata reclusione in casa, ha colpito in particolar modo la salute mentale, rendendo la stessa enormemente fragile a tal punto da considerarla come qualcosa che dovrebbe essere semplicemente protetta e curata. Alcuni, nel periodo pandemico, si sono dati una mano consultando siti di ”self-help”, altri leggendo articoli sul benessere quotidiano da mantenere tutti i giorni. Ma solo alcuni si sono recati da un professionista, da qualcuno in grado di ascoltare i dolori degli altri, in grado di saper dare consigli e prendersi cura delle anime torturate dalla pandemia.
La novità “bonus psicologo” per gli adolescenti durante la pandemia
Per incentivare questa iniziativa è stato avanzato il progetto del ”bonus psicologo” a coloro i quali non possono permettersi di pagare le sedute psicologiche o psichiatriche, considerate troppo care e, per molti, inaccessibili ai loro portafogli. Dopo un primo tentativo di rifiuto di tale progetto avvenuto nel dicembre del 2021, il bonus è stato finalmente accettato nel gennaio del 2022. Il tutto andando a facilitare la situazione di centinaia di famiglie le quali non si possono permettere di pagare somme salatissime del tutto inaccettabili. Ancora oggi la salute mentale è considerata un tabù, un bene di lusso, pur essendo un elemento che contraddistingue tutti gli esseri umani. Per fortuna, alla diffusione di questo messaggio ci pensano i giovani, i quali si fanno portavoce dell’importanza del benessere mentale e del mantenimento di quest’ultimo.
‘‘Per me è fondamentale chiedere aiuto ma soprattutto avere la possibilità di farlo – afferma Francesca Spina, 18 anni – soprattutto con gli strumenti adeguati. Il tabù della salute mentale dovrebbe essere scardinato perché ne abbiamo tutti bisogno. E’ come curarsi quando ci rompiamo una gamba o abbiamo la febbre, qualcosa che ha la stessa valenza di un problema fisico. Dovrebbe essere qualcosa alla portata di tutti – continua Francesca – e di sicuro questo piccolo passo del bonus potrebbe essere un ottimo trampolino di lancio per la tutela della salute mentale. E’ un vero peccato che i costi siano così alti, così elevati, per questo il bonus psicologo è fondamentale. Perché permetterebbe di rendere accessibili le sedute psicologiche o psichiatriche alla portata di tutti indistintamente”.
Pandemia / Dalla reclusione all’aperto: com’è cambiata la concezione dello stare fuori negli adolescenti
Nella società post-pandemica, scossa e sconvolta dopo il periodo di isolamento e desiderosa di tornare alla realtà, si è sviluppata una concezione diversa di viaggio, dello stare fuori, ritenendo l’ambiente casalingo come più ”sicuro” quanto ”claustrofobico”, sconvolgendo per la prima volta dopo anni il concetto di ”comfort-zone”, divenuta un vero e proprio guscio protettivo, molto difficile da frantumare essendosi fortificata assai durante questo periodo. La pandemia ha permesso di rivalutare determinati ambienti che in passato erano stati privati di una loro dignità. Quei luoghi oramai non più frequentati ma impregnati di ricordi di gioventù, senza la presenza del virus, di incertezze sul futuro. Ricolmo solo di unione. I luoghi di aggregazione sono divenuti un punto d’incontro fondamentale, hanno rotto le barriere che le tecnologie hanno posto fra un individuo e un altro.
“Come ogni cosa ci sono risvolti negativi ma anche positivi- dice Francesco Messina, 17 anni – e di sicuro fra gli aspetti positivi c’è stato il cambiamento dei rapporti fra noi giovani e il modo con cui ci approcciamo alla gente. E’ sempre rimasto il senso di umanità, anche senza la mascherina. È fantastico come i ragazzi abbiano dato priorità allo spazio all’aperto piuttosto che alla tecnologia – continua Francesco – poiché ormai l’unica cosa che permetteva contatti con la gente era la videochiamata. Personalmente ad esempio, avendo la passione per la musica, dopo la pandemia sono stato la maggior parte del tempo in studio e ho registrato assieme ad altri molti pezzi per un album e ho vissuto una vita molto sedentaria, ma ho anche frequentato moltissime persone, sono partito per una piccola tournee europea con Jacaranda [ndr, gruppo musicale situato nel catanese] e la vita è ricominciata, ovviamente con le giuste precauzioni”.
Ritorno alla normalità all’indomani della pandemia per gli adolescenti
Milioni di voci come queste rivendicano la voglia di tornare alla normalità, di condurre una vita come quella precedente. Rivendicano la voglia di tornare alle vecchie abitudini e di estirpare dal proprio petto quelle sensazioni negative che hanno negato la fiducia e le certezze. La pandemia ha reso le vite di tutti gli individui sterili, ha permesso che il virus diventasse parte integrante della routine di tutti e, soprattutto, ha zittito molte voci come il classico slogan ”andrà tutto bene”, il cui messaggio di sottofondo si è tuttavia incenerito con l’aumentare di decessi, malati, varianti virali e illusioni.
Forse siamo arrivati al capolinea, in un punto di arrivo da dove finora in poi si tornerà alla normalità? Non si sa: la meta sembra ancora lontana. Bisogna percorrere un sentiero stepposo e arido per raggiungerla. Con la speranza e la voglia di vivere, la normalità sarà materializzabile con un semplice schiocco di dita. Ma solo ascoltando voci come queste possiamo renderci conto della gravità della situazione. Con l’augurio di un futuro migliore, senza incertezze, dubbi e solo tanta, tanta voglia di ricominciare, semplicemente, a vivere.
Rosetta Finocchiaro