Festival di Sanremo / Lilla Costarelli, undici anni da corista: “Un evento per professionisti, ma l’emozione non risparmia nessuno”

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Sanremo, teatro Ariston, il palco, un teatro ancora vuoto, silenzioso, poi di colpo le luci si accendono, il pubblico entra in sala, la scenografia si illumina con le mitiche scale, l’orchestra inizia a suonare e da lì tutto comincia come ogni anno. Salire su quel palco mette i brividi, fa battere il cuore, da lì sono iniziate folgoranti carriere, Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Andrea Bocelli e tanti, tanti altri ancora.
Quante storie, quanti sorrisi e lacrime hanno accompagnato l’esibizione di centinaia di artisti in questa grande kermesse canora che tiene saldi davanti al piccolo schermo milioni di telespettatori. E dunque chi meglio di una protagonista, che ha vissuto per ben undici anni questa emozione può dirci cosa vive chi sta su quel magico palco. Lilla Costarelli, acese, bravissima insegnante di canto, per tanti anni ha vissuto questa meravigliosa esperienza come corista nell’orchestra che accompagna i cantanti nelle loro esibizioni. Undici anni sono tanti, un lungo tempo in cui ricordi, aneddoti, conoscenze e tanta esperienza fanno si che la brava cantante sia una autorevole “fonte storica” per conoscere meglio il festival canoro più amato in Italia.
Costarelli canta dalla più tenera età,  grande talento, vera passione, amore innato per il canto, mai interrotto, a parte una pausa per la nascita dell’amata figlia. Dunque facciamoci raccontare da lei la sua esperienza.
Quando inizia la sua esperienza sanremese?
“Siamo a metà degli anni ’90, iniziai a partecipare a “Sanremo giovani” scuola di formazione per giovani talenti che portava i partecipanti a delle selezioni per poi poter accedere al palco dell’Ariston. La manifestazione si svolgeva a novembre. A febbraio del ‘94 partecipai al mio primo Sanremo”.
Tanta emozione dunque, ma come erano quegli anni ’90?
“Grande lavoro, impegno totale, sono gli anni della conduzione con la direzione artistica di Pippo Baudo e l’orchestra diretta dal maestro Pippo Caruso, entrambi una garanzia di professionalità. Baudo era l’anima, la mente e il cuore di tutto l’evento che incominciò a svolgersi in quegli anni in cinque serate”.
Ricorda altri presentatori, negli anni della sua partecipazione, che si sono avvicendati nella conduzione?
“Certamente, Mike Bongiorno nel 1997, Raimondo Vianello nel ’98, Raffaella Carrà nel 2001. Grandi professionisti, ma loro si occupavano solo della conduzione”.
Voi coristi quando iniziavate il lungo lavoro di preparazione?
“Circa due mesi prima, la sala prove a Roma, poi  si continuava nell’ultimo periodo a Sanremo. Ma a volte si provava con gli ospiti, spesso grandi artisti stranieri, e quello era lavoro da fare all’ultimo momento”.
Gioia e sofferenze anche da parte vostra quando un artista vinceva o purtroppo veniva eliminato?
“Sicuramente, il palco dell’Ariston è un palco amato e odiato, carriere possono iniziare e proseguire o purtroppo fermarsi lì. Certo il vero talento alla fine emerge, arriva al successo, ma non sempre è così. Chi ricorda Tiziana Rivale, vincitrice nel 1983 o i Jalisse vincitori nel 1997. Niente da dire sugli artisti, ma non hanno avuto il successo che ci si aspetta da un vincitore del festival della canzone italiana”.
Secondo lei oggi “come sta” il festival?
“Oggi, come si può vedere anche dal cast di questa edizione, oltre i grandi artisti, con anni di carriera alle spalle, ci sono i vincitori e partecipanti dei talent show. X factor, Amici, The voice. Sono bravi, nessun dubbio, amati dai giovani, ma sono artisti che stanno iniziando adesso a muovere i primi passi. E’ difficile competere con cantanti del calibro di Fiorella Mannoia, Albano, Gigi D’Alessio, Ron”.
Ma Sanremo è Sanremo, dunque un grande spettacolo che nel bene e nel male cattura tutti gli anni l’attenzione di milioni di italiani, e non dimentichiamo che il festival da tempo ha superato la maggiore età. Ha 67 anni!

Gabriella Puleo

 

 

 

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