Riportiamo l’intervista di Sicilia Mondo a Salvatore Mancuso, rappresentante dell’associazione a Londra, in Inghilterra. Sessantatre anni, nato a Caltagirone (CT), da metà degli anni ‘70 a Londra. Operatore sociale, fotogiornalista editore di SM La Notizia, Presidente della stampa italiana in GB.
Come è vista l’Italia dagli inglesi e come dalla comunità italiana?
Gli inglesi hanno un doppio atteggiamento verso l’Italia. C’è un interesse per le bellezze della Penisola, in tutta la sua composizione. Dal buon cibo alla natura dei nostri paesaggi, ai siti storici. Rispetto alla Spagna, possiamo vantare un interesse più culturale, sposando quello che è lo stile de La Dolce Vita o del Made in Italy a pieno e cercando di ricrearlo anche in Inghilterra grazie alla vasta scelta di prodotti italiani. Dall’altra, soprattutto da un punto di vista mediatico, continuano a far “notizia” sempre alcuni tratti poco idilliaci del Paese.
La comunità italiana conserva un attaccamento verso l’Italia, facendo forza della propria attività professionale in Gran Bretagna e potendo, forse grazie alla distanza, essere più oggettivi e riscattare i suoi pregi e analizzarne i difetti.
Sappiamo di una invasione di giovani a Londra in cerca di perfezionamento professionale, studi e lavoro. Quanti sono, come vivono, hanno avuto successo? Come vengono visti dagli inglesi?
Boris Jonson nell’incontro con Renzi, ha definito Londra una città italiana. I numeri parlano chiaro, i “nuovi arrivi” in GB toccano cifre record: 250 mila nella sola Londra, secondo le stime Aire. Ma non dobbiamo dimenticarci che molti dei connazionali non sono ancora registrati all’anagrafe del Consolato. Ciò è dovuto ad un cambio della stessa migrazione, non più definitiva come quella di una volta e molti scelgono la città per completare gli studi universitari o “specializzarsi” in un ottica più internazionale.
Non c’è più una “zona italiana”, la Little Italy non è più applicabile nel 2015. La scelta ora dipende dalle disponibilità e dal lavoro svolto. Tanti lavorano nella ristorazione e nell’hospitality. Molti giovani risiedono in East London, il vibrante quartiere artistico culturale, definito da qualcuno la “Silincon Valley” della città per la concentrazione delle più disparate startup. Alternando lavori creativi al lavoro nei pub e alla ristorazione coltivano sogni e cercano di far quadrare i conti per l’affitto sempre più proibitivo. Ma ci sono anche i giovani professionisti della finanza della City e di quartieri della parte Ovest. Complessivamente possiamo dire che tra i giovani, non c’è più solo una classe sociale o regione che sceglie di trasferirsi e molti sono quelli del Nord Italia.
Come vengono visti dagli inglesi? Complessivamente bene, non c’è diffidenza. Ma c’è da fare una distinzione. Londra non può essere assunta come la fotografia complessiva di tutta l’Inghilterra.
C’è accoglienza per i rifugiati?
Le cronache stanno parlando chiaro. C’è stata accoglienza, ma non nel recente passato. Il governo Cameron non è di certo il più aperto…Va detto che i rifugiati accolti dall’Inghilterra non sono solo quelli del bacino del Mediterraneo e delle recenti crisi.
Come in tutti fenomeni di questo tipo, c’è una doppia faccia della parola accoglienza, applicabile anche in Inghilterra.
S.M.