Interviste siciliane -14 / Giuseppe Sciuti, maestro di pittura apprezzato anche all’estero

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Sciuti, soffitto Collegiata Catania

Intervistiamo un famoso pittore del comprensorio etneo, il maestro Giuseppe Sciuti (Zafferana Etnea, 26 febbraio 1834-Roma, 13 marzo 1911).

Bentornato, maestro Giuseppe Sciuti. Come nasce la vostra vocazione per la pittura?

Sono nato a Zafferana Etna nel 1834. Mio padre, Salvatore, era farmacista, mia madre Caterina Costa apparteneva a una nobile famiglia baronale. Fin da piccolo manifesto l’attitudine per il disegno e il colore. Dapprima vengo affidato allo scenografo Giuseppe Distefano, poi frequento la scuola di Giuseppe Rapisardi, dove studio ornato e prospettiva. Successivamente, Giuseppe Gandolfo mi consiglia di studiare a Roma e Firenze per affinare la tecnica. Questo desiderio svanirà perché nel 1852 una forte eruzione dell’Etna distrugge i poderi di famiglia, che erano una notevole fonte di reddito. Questa disgrazia mi impedisce di andare a studiare fuori dall’Isola e mi costringe ad andare a lavorare per contribuire alle finanze della casa. Vado a fare il decoratore presso il maestro Giuseppe Spina di Acireale. Di questi anni sono le prime opere come L’eruzione dell’Etna conservata nel Museo Regionale di Catania. busto Giuseppe Sciuti

Giuseppe Sciuti, l’inizio della carriera non è costellata da serenità economica, ma grazie alla vostra intraprendenza, la bravura è notata e vi affermate ovunque.

È proprio così. Soprattutto il Comune di Catania apprezza le mie opere e mi assegna una borsa di studio che mi permette di andare a studiare nelle città consigliate dal maestro Gandolfo. Da quel momento la mia carriera è tutta in salita. Viaggio moltissimo e nelle città come Napoli, Londra, Lugano gli artisti ammirano le mie opere. Riesco a esporre anche presso il Palazzo di Cristallo di Londra, dove gli inglesi acquistano le mie tele a prezzi esorbitanti.

Nel 1896 ritornate a Catania per affrescare la volta della cupola della Basilica Collegiata. Da lì a qualche anno, nel 1902, vi vengono commissionati diversi lavori ad Acireale.

Ricordo che nel 1904 mi chiamò il cavaliere Andrea Calanna per affrescare il palazzo di famiglia, progettato dall’ingegnere Mariano Panebianco, sito in fondo alla via Vittorio Emanuele di Acireale. Nella parete dello scalone monumentale raffigurai La battaglia di Aquilio. Ricordo ancora che per questi lavori la famiglia Calanna mi pagò quindicimila lire e durante il soggiorno ad Acireale mi giunse notizia del conferimento motu proprio di Sua Maestà il Re della Commenda dell’Ordine della Corona d’Italia. Avevo ricevuti altri riconoscimenti in precedenza: l’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici mi aveva nominato socio d’onore.Giuseppe Sciuti

Ormai settantenne il primo vescovo della neo diocesi di Acireale, monsignor Gerlando Maria Genuardi, con l’autorizzazione del capitolo della Cattedrale, vi incarica di affrescare la volta della navata centrale del Duomo di Acireale.

Il Consiglio comunale delibera la partecipazione alle spese per la decorazione con diecimila lire a fronte di una spesa di venticinquemila lire. Nel gennaio del 1905 stipulo il contratto dopo che il capitolo insieme all’amministrazione comunale acese avevano apprezzato il bozzetto preparatorio. I lavori si sono protratti per diversi anni e io iniziavo ad avvertire i primi problemi di salute causati dalla vecchiaia che incombeva inesorabilmente. Facevo fatica ad affrescare col capo alzato per molte ore. Chiedo aiuto a un mio bravissimo allievo romano, Primo Panciroli. Morto monsignor Genuardi, il successore monsignor Giovan Battista Arista sostiene il progetto e finanzia il completamento dell’affresco della volta. Ma per una serie di problemi sfociati a litigi, il progetto che volevo portare avanti, riguardante anche le navate laterali del duomo, non fu realizzato. Nel 1911 lascio la terra con tanta amarezza.

Molti sono gli studiosi che si sono occupati della vostra arte, tra questi il professore Matteo Donato, socio dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici. Nel fascicolo di Memorie e Rendiconti del 1986 pubblica la corrispondenza epistolare tra voi e Gaetano Raciti, fratello dello storico canonico Vincenzo, un gruppo di 50 lettere conservate dagli eredi della famiglia Raciti.

Sono gli anni in cui la mia salute non è proprio buona, come dicevo. Continuo a fumare nonostante il medico mi ripete continuamente che non finirò i lavori in Cattedrale. Nel 1905 scrivo al carissimo amico Gaetano della contrattazione col barone Pennisi di Floristella per affrescare la Cappella del Castello. Nella lettera inviata da Roma il 4 gennaio 1909 comunico il mio dispiacere per lo stato delle pitture della Cattedrale: qualche pezzo d’intonaco si è distaccato e quasi tutta la navata centrale è attraversata da una lesione non indifferente. Danni dovuti dal terribile terremoto del 28 dicembre 1908 che ha colpito la città dello Stretto, Messina. 

Marcello Proietto

 

 

 

 

 

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