Monsignor Michelangelo Bonadies, originario di Sambuca di Sicilia ed eletto vescovo della diocesi di Catania nel 1665. Le sue visite pastorali svolte ad Aci Aquilia tra il 1665 e il 1686 ci forniscono informazioni interessanti sulla comunità cristiana dell’epoca.
Bentornato, eccellenza. Prima di passare alle visite pastorali che avete svolto nel territorio della diocesi catanese, ci potreste parlare della sua formazione religiosa?
Sono nato a Sambuca di Sicilia il 27 ottobre 1603. Nel giorno del battesimo i miei genitori hanno deciso di chiamarmi Antonio Giuseppe Bonadies. Quando entro a far parte della congregazione dei Frati minori riformati assumo il nome Michelangelo. Per numerosi anni sono stato ministro provinciale, segretario e definitore generale dell’Ordine. L’8 giugno 1658 vengo eletto ministro generale dei Frati minori osservanti.
Nella sagrestia della Cattedrale di Catania è presente un affresco incorniciato in un ovale del vostro ritratto realizzato dal pittore Giacinto Platania. Monsignor Michelangelo Bonadies, quando venite eletto vescovo di Catania?
Il 12 maggio 1665 sono eletto vescovo della grande diocesi di Catania, che a quell’epoca comprendeva pure il comprensorio di Aci Aquilia, l’odierna Acireale.
Quale intervento ricordate di aver fatto dopo il vostro insediamento?
Iniziai a conoscere il territorio della diocesi organizzando le visite pastorali. Sostenni la crescita dei nuovi borghi a nord della competenza territoriale, come la Contea di Mascali, concedendo in enfiteusi i terreni. Il feudo comprendeva i territori degli attuali comuni di Mascali, Giarre, Riposto, Sant’Alfio, Milo, Santa Venerina e Zafferana Etnea. Mi sono battuto affinché la Contea restasse sotto il diretto controllo della mensa vescovile catanese.
Il canonista, monsignor Adolfo Longhitano, professore ordinario della Facoltà Teologica San Paolo di Catania, nel 2023 ha pubblicato un interessante volume per la conoscenza della storia di Acireale, Aci Aquilia nelle visite pastorali del vescovo di Catania Michelangelo Bonadies (1665-1686). Prima di scendere nei particolari di una visita, cosa sono le visite pastorali?
Come ha ben spiegato monsignor Longhitano nel volume citato, il vescovo fin dalle origini cristiane tra i principali compiti riconosciuti deve sorvegliare, verificare, coordinare, dirigere la vita cristiana nella Chiesa. Per poter raggiungere la comunità oltre le mura delle città è stato necessario istituzionalizzare la visita delle comunità che si riunivano nei centri rurali. La visita ha come oggetto la realtà ecclesiale, declinata nelle varie espressioni: visita locale, per indicare la visita della chiesa, degli edifici, del cimitero, dei monasteri, etc.; visita reale, che riguarda le cose, come gli oggetti preziosi, gli arredi sacri, etc.; visita personale, ovvero l’incontro con le persone, fedeli, clero e associazioni laicali, etc.; ordinationes, cioè i decreti con cui il vescovo indicava i cambiamenti da attuare; visitatio computorum, verificare la contabilità delle chiese, degli enti ecclesiastici, etc.; inspectio instrumentorum o tabularij, le visite degli archivi e il controllo dei documenti che riguardano lo stato delle chiese e delle persone, le liti, i processi, etc.
Parliamo della visita pastorale che avete svolto nel 1666 ad Aci Aquilia. Come avete trovato il territorio, quali le vostre impressioni?
Preciso che i dati di questa visita pastorale sono riassunti nella redazione Ad limina apostolorum che ho inviato alla Santa Sede nel 1668. E’ un documento che i vescovi sono tenuti a presentare ogni cinque anni al Sommo Pontefice sullo stato della diocesi affidata all’episcopo. A quell’epoca ho presentato la mia relazione a Sua Santità Clemente IX, nato Giulio Rospigliosi. Gli Acta visitationis del mio episcopato si conservano presso l’Archivio Storico Diocesano di Acireale. Reggo le sorti della diocesi di Catania per circa un ventennio, dal 1665 al 1686. Quando visito la comunità di Aci Aquilia nel 1666 è un periodo difficile della storia contrassegnato da guerre e calamità naturali. In quello stesso anno emano il decreto di erezione dell’Accademia degli Zelanti, fondazione promossa dal vicario foraneo don Giuseppe Cavallaro, mio collaboratore nella visita pastorale ad Aci Aquilia. Purtroppo non posso dilungarmi troppo sulla visita pastorale che richiederebbe molto tempo.
Passiamo dal sacro al profano: ad Acireale si sostiene che la maschera di Carnevale dell’Abbatazzu sia ispirata a voi.
La maschera entra in uso nel 1967 e ironizza la classe clericale di quel tempo in special modo l’abate vescovo di Catania. Che abbiano realizzato la maschera ispirandosi alla mia persona mi rende sarcasticamente orgoglioso.
Marcello Proietto