Interviste siciliane – 17 / Giuseppe Grassi Russo, detto il “Sindaco sole” come re Luigi XIV di Francia

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busto Giuseppe Grassi Russo a Villa Belvedere

È un onore ospitare il sindaco Giuseppe Grassi Russo (Acireale, 22 giugno 1838 – 7 marzo 1906), detto il “Sindaco sole”.

Bentrovato, sindaco. La vostra presenza è fonte di conoscenza storica per la città di Acireale, non solo dal punto di vista politico, ma anche economico, sociale e culturale. Inizio col chiedervi della vostra infanzia e degli studi accademici intrapresi.

Sono nato il 22 giugno 1838 ad Acireale, quando la città borbonica esultava per la visita di Ferdinando II, avvenuta due mesi prima della mia nascita. A dieci anni, nel 1849, assisto alla rivoluzione siciliana, alla guerra e alla riconquista della Sicilia da parte delle truppe borboniche. Dopo la formazione scolastica ad Acireale, mi iscrivo in medicina a Napoli, dove conseguo la laurea.

A proposito della vostra professione a medico: in quali strutture iniziate la carriera?

Intanto mi nominano direttore delle Terme Santa Venera e del Grand Hôtel des Bains ad Acireale. Durante la mia direzione, entrambe le realtà vivono un periodo di floridezza. I luoghi sono meta di numerosi stranieri provenienti da ogni parte dell’Europa, anche dalla Russia e dall’America.

Acireale piazza Lionardo Vigo
Acireale, Piazza Lionardo Vigo
Ci sono stati anche degli ospiti insigni?

Certamente. Ricordo che ho avuto l’onore di ospitare il grande compositore e musicista Richard Wagner con la sua famiglia. E Umberto e Margherita di Savoia, accolti da mia moglie Celestina che per l’occasione aveva trasformato l’albergo in una sontuosa reggia.

Sindaco Giuseppe Grassi Russo, volete parlare della vostra vita politica?

Eletto consigliere comunale nelle elezioni del 1869. Assessore e poi sindaco dal primo agosto 1875 al 9 marzo 1876, e con decreto di Vittorio Emanuele II, sindaco per il triennio 1876-1878.

Durante il mandato di amministratore della città, come potete definire la vostra attività?

Sono stato un sindaco vigile, integro e generoso, come ha scritto di me il presidente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale, prof. Cristoforo Cosentini in occasione dell’inaugurazione del mio monumento funebre dedicato dal Comune nel cimitero di Acireale il 22 giugno 1984.

Vi ricordate quali opere pubbliche avete realizzato?

L’impianto della Villa Belvedere, il grande e meraviglioso giardino pubblico nel centro cittadino – in cui nel 1927 è stato collocato un mio busto, opera dello scultore acese Luciano Condorelli.
A mie spese ho abbellito la villetta in piazza Lionardo Vigo con due pregevoli candelabri a statue di bronzo e sedili. Per non parlare delle tante piazze riqualificate, come Davì, Garibaldi, Commestibili, Porta Cusmana e Carmine. Ancora: la costruzione di condutture per fornire l’acqua corrente ai quartieri di Acireale; i lavori di sistemazione del Tocco e il nuovo cimitero secondo le vigenti leggi dell’epoca.

È ancora oggi rammaricato di non aver portato a termine un’opera pubblica che desiderava realizzare?

Mi spiace di non aver potuto finanziare la realizzazione della grande via d’Italia che da San Sebastiano sarebbe dovuta arrivare, dritta dritta, all’attuale via Maddem.

Buona parte della popolazione italiana e in particolare siciliana, in quel periodo era analfabeta: cosa avete fatto per arginare questo problema?

Sensibile a siffatta questione, ho istituito un Giardino d’infanzia che raccoglieva 120 bambini. Era un luogo per le classi sociali meno fortunate. Un luogo per diffondere l’istruzione già alla tenera età e tutelare i bambini ai pericoli della vita. Un popolo si civilizza sempre più col ricambio e la circolazione delle idee tra le classi colte e le infime; né ciò può ottenersi senza l’istruzione popolare.

Per la vostra esemplare attività di sindaco, i cittadini vi hanno soprannominato “sindaco sole”, in memoria del re Luigi XIV di Francia detto, appunto, Le Roi Soleil.

Si immagini che recandomi in biblioteca Zelantea ho scoperto che un certo Rosario Caudullo, un poeta dialettale acese, ha scritto pure un componimento poetico in mio onore dal titolo Jaci Urfaneddu.

 Marcello Proietto