Interviste siciliane -3 / Il canonico Vincenzo Raciti Romeo, fondatore della nuova storiografia acese

0
129
Vincenzo Raciti Romeo

Per la nostra consueta rubrica, oggi abbiamo invitato il canonico Vincenzo Raciti Romeo, tesoriere del Capitolo Cattedrale, giudice prosinodiale, cappellano della Reale cappella di Santa Venera, socio e bibliotecario dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, storico locale.

Bentrovato, canonico Vincenzo Raciti Romeo. Ci volete raccontare, brevemente, la vostra carriera ecclesiastica?

Sono nato ad Acireale il 16 settembre del 1849 da una famiglia della media borghesia cittadina. Nel 1867 decido di entrare al seminario di Catania mosso da una forte vocazione sacerdotale, avvertita fin da bambino. La mia formazione religiosa la completo presso l’Ordine dei Padri Filippini di Acireale. Sono stato ordinato sacerdote il 20 settembre del 1873 dal primo vescovo della diocesi di Acireale, Gerlando Maria Genuardi.canonico Vincenzo Raciti Romeo

Di seguito sono nominato dal vescovo docente in Teologia Morale e Dommatica per i chierici diocesani dell’Oratorio dei Filippini. Ricevo diversi incarichi di prestigio: segretario diocesano della Sacra Lega dell’Apostolato della Preghiera e archivario della Curia parrocchiale della Cattedrale. Di quell’anno è la pubblicazione frutto delle mie ricerche archivistiche Il Duomo di Acireale. Notizie storiche.

A proposito delle pubblicazioni sulla storia di Acireale, che vi hanno reso famoso per aver fondato la nuova storiografia acese, dopo Candido Carpinato, Sebastiano Vasta Cirelli, Anselmo Grasso e Vigo Calanna, ricordiamo la vostra importante opera che ancora oggi è consultata: Acireale e dintorni. Guida storico monumentale pubblicata nel 1897.

Sono lusingato dalle parole che ha utilizzato per la mia persona. Premetto nel dire che ho avuto sempre un amore viscerale per la mia terra. La nomina ad archivario della Cattedrale stimola in me la passione per la ricerca storica. Numerosa la documentazione ancora inedita che ha contribuito alla conoscenza della storia di Acireale, dalle sue origini fino a quando il Signore non mi ha chiamato a sé. Mi approcciavo ai documenti con atteggiamento critico. Questo aspetto del mio studio mi ha sostenuto lungo la mia carriera ecclesiastica. La pubblicazione che lei ha nominato, è stata concepita come una guida turistica ante litteram. E ho notato che la storiografia acese è proseguita con proficua e zelante ricerca. Quando mi sono recato in visita in biblioteca ho scoperto che l’Accademia ha pubblicato la terza edizione anastatica dell’opera nel 1927.

Volume conservato presso la Biblioteca Zelantea Acireale
Volume conservato presso la Biblioteca Zelantea Acireale

Voi siete stato nominato socio e bibliotecario dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici. Quali i vostri ricordi, soprattutto per aver svolto l’incarico nella prestigiosa biblioteca Zelantea.

Sono stato nominato socio dell’Accademia nella tornata accademica del 1887. In quella del 22 marzo dello stesso anno sono stato designato per due anni bibliotecario, col diritto di scegliere un aiutante. Incarico conferito a mio fratello Gaetano. Come primo intervento, ho deciso di aprire al pubblico la biblioteca, che fino a quell’anno era considerata scrigno segreto e inaccessibile alla cittadinanza. Ho dato la possibilità a tanti cittadini di poter consultare il vasto patrimonio librario conservato in biblioteca.

Ed è bello vedere ancora oggi, nonostante siano passati tanti anni, la biblioteca aperta al pubblico con personale qualificato che rende fruibile i volumi che in parte ho catalogato. Con l’aiuto di mio fratello, ho iniziato a riordinare e catalogare i libri, poiché ho trovato un labirinto inestricabile, confuse le varie sezioni, disgregati i libri da non poterli facilmente rintracciare. Di quel periodo è il mio opuscolo Sul riordinamento della Biblioteca Zelantea pubblicato nel 1888, un piccolo trattato di biblioteconomia.

Come ultima domanda, visto che mi occupo fin dai miei studi universitari di queste tematiche, vorrei sapere come avete proseguito l’attività di riordinamento della biblioteca. Ad esempio, come avete trattato l’ampio patrimonio librario appartenuto alle antiche Soppresse Corporazioni Religiose?

Per la catalogazione dei volumi mi è stato utile il Manuale storico pratico di bibliografia di Giuseppe Mira del 1863. I suoi dettami li ho applicati ai fondi librari Lionardo Vigo e Mauro Riggio. Per le Soppresse Corporazioni Religiose sono stato costretto a fare una distinzione catalografica tra le biblioteche dei Cappuccini, dei Carmelitani, dei Domenicani, dei Minori osservanti e dei Filippini, considerando sempre la biblioteca un unicum individuale.

 

Marcello Proietto

 

 

 

Print Friendly, PDF & Email