Quando si parla di scoutismo ad Acireale è necessario ricordare don Biagio Catania (Acireale, 24 giugno 1915 – Acireale, 14 aprile 1991), che nel 1944 fonda il primo gruppo Scout ad Acireale presso la chiesa di S. Giuseppe.
Bentrovato, padre Catania. Nel 2005 il Masci di Acireale vi dedica una monografia Don Biagio Catania e nel 2007 Franco Calì e Nello Vecchio pubblicano il volume Per una storia dello Scoutismo acese: i primi trent’anni dell’Acireale 1°. Il volume, oltre a ricordare i cento anni di vita dello Scoutismo (1907-2007), rappresenta un lavoro di ricerca attento e puntiglioso degli autori, anch’essi militanti Scout.
Nell’epoca in cui fondo Acireale 1°, il primo gruppo, il problema in città è in particolare la gestione con le altre aggregazioni cattoliche, come la GIAC, Gioventù Italiana di Azione Cattolica. E non solo. Nel punto 4 della legge Scout, i giovani Scout si dichiarano amici di tutti e fratelli di ogni altro Scout, quale che sia il Paese, la classe sociale e la confessione religiosa. Affermazione difficile da digerire in quel periodo.
Gaetano Nicastro, nella relazione letta nella Basilica di San Sebastiano ad Acireale il 9 dicembre 2005, in occasione della presentazione del volume Don Biagio Catania, vi definisce «pienamente educatore, pienamente sacerdote».
Passavo molte ore nel mio studiolo presso i locali della sagrestia di S. Sebastiano. Con luce fioca, mi immergevo nella lettura e nella meditazione dell’Ufficio divino. Ricordo che in occasione di un campo Scout si è discusso sull’opportunità della messa giornaliera: ho detto ai giovani presenti che ero un prete e che celebravo la messa ogni giorno, chi dei ragazzi voleva venire lo poteva fare liberamente, senza costrizione.
Ci volete parlare della vostra formazione cristiana.
La prima tappa della mia formazione è stato il Seminario diocesano. Da alunno interno ho frequentato le classi elementari, il ginnasio, il liceo e la Teologia. Ero un seminarista vispo, brioso, fantasioso, sempre gaio, generoso e soprattutto amichevole. Sono stato alunno del padre di mons. Salvatore Pappalardo.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, quali sono state le vostre prime attività pastorali?
Completo la mia formazione dedicandomi allo studio della liturgia e delle sacre cerimonie. Infatti, vengo nominato cerimoniere vescovile, o per meglio dire, assistente del vescovo mons. Salvatore Russo. Successivamente, sono nominato decano della Basilica di San Sebastiano, per sanare la situazione economica e per coordinare l’attività dei numerosi devoti del santo compatrono. Negli anni a venire sono nominato pure assistente spirituale nel carcere minorile di Acireale.
Come assistente degli Scout dal 1949 al 1991, anno della vostra morte, quali sono le attività che portate avanti?
Innanzitutto trovare un luogo adatto per ospitare il gruppo. Per questo motivo trasformo i locali annessi alla Basilica di San Sebastiano in un centro permanente di accoglienza, una base operativa per e dei giovani Scout. In questa attività sono coadiuvato da don Ignazio Calì, assistente ecclesiastico, scomparso nel 2003.
Salvatore Pappalardo vi definisce – insieme a don Ignazio- apostoli dello Scoutismo, pur avendo caratteri e temperamenti diversi.
Eravamo come fratelli: io sono stato la leva potente che non conosceva ostacoli, don Ignazio l’energia posata, diritta, accogliente e affettuosa. Mi sono dedicato allo Scoutismo con tutte le mie energie, dedicandovi tutta la mia esistenza. Ho affrontato notevoli sacrifici economici, rischi e indebitamenti. Il nostro compito è stato principalmente quello di aver trasmesso ai tanti giovani la nostra personalità umana limpida e cristiana, come modello per le future generazioni.
Marcello Proietto