Cristoforo Cosentini, compianto presidente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, in un suo contributo apparso in Memorie e Rendiconti nel 1984, scriveva che “se non vi fosse stato Mariano Panebianco è veramente da chiedersi quale sarebbe stato oggi il volto edilizio di Acireale”. Oggi intervistiamo l’ingegnere Mariano Panebianco (Acireale, 4 settembre 1847- Acireale, 30 novembre 1915).
Bentrovato, ing. Mariano Panebianco. È un onore intervistare colui che nell’Ottocento, come ha precisato l’ingegnere Aldo Scaccianoce in Memorie e Rendiconti nel 1984, ha realizzato circa 130 opere: edifici di civile abitazione, opere pubbliche, chiese, conventi e collegi, e cappelle funerarie nel cimitero di Acireale. Ci volete parlare dei vostri primi anni di vita?
Sono nato ad Acireale il 4 settembre 1847 da Santo e da Concetta Samperi. Dopo aver frequentato la scuola presso l’Oratorio dei Filippini, mi trasferisco a Napoli dove mi laureo il 23 settembre 1876 in ingegneria civile. Dopo il conseguimento della laurea, ritorno ad Acireale dedicandomi immediatamente all’attività professionale.
L’8 agosto 1879, il sindaco di Acireale Grassi Catanzaro esprimeva particolare considerazione sul vostro operato senza chiedere alcuna ricompensa.
Il successo è arrivato inaspettato. All’esposizione internazionale di Messina del 1882, sono decorato di medaglia d’argento. Al mio successo hanno contribuito in gran parte le numerose famiglie benestanti di Acireale che per affermare il loro potere decidono di costruire nuove abitazioni o abbellire quelle esistenti.
Vi inserite in quella corrente artistica che nell’architettura dell’Ottocento è indicata come eclettismo storicistico, dove in essa coesistono stili diversi, il Neoclassico, il Neogotico, il Neo Rinascimento.
Il mio desiderio è la non ripetibilità degli stili dominanti nell’Ottocento, bensì infondere nelle mie opere artistiche qualcosa di personale, uno stile e un’architettura propria.
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L’ingegnere Aldo Scaccianoce, citato in precedenza, ha catalogato tutte le vostre opere in base all’anno in cui furono progettate. Questo lavoro è stato realizzato grazie ai vostri eredi che conservano gelosamente il vostro archivio. Volete indicare alcune opere maggiori?
Non ricordo tutte le opere perché la produzione è ampia, come ha ben affermato l’ingegnere Scaccianoce. Forse i miei concittadini non conoscono che ho progettato la sede del Seminario vescovile, gli interni della chiesa di San Rocco, gli arredi di Villa Belvedere, la chiesa di Guardia, la chiesa di S. Benedetto e la Biblioteca Zelantea. Poi cappelle funerarie, come quella del Clero, dei Padri Domenicani, del SS. Crocifisso, e delle famiglie dell’alta borghesia acese.
Alcune opere sono state progettate ma non eseguite.
Come il progetto della chiesa di Cosentini e la villa e il Castello Scammacca. Il barone Agostino Pennisi di Floristella nel 1882 mi commissiona la realizzazione di un’opera di grande rilevanza, Villa Scammacca. Gli presento due soluzioni: la prima in stile classico, l’altra in stile neo-gotico che conferisce alla Villa l’aspetto di un maniero medioevale. I lavori iniziano nel 1885, ma vengono immediatamente sospesi in seguito al dissidio sorto col barone. L’opera è stata completata con un nuovo progetto da Giuseppe Patricolo.
Ma il diverbio col barone non ha conseguenze sulla vostra attività professionale, continuate a ricevere altre commissioni.
Il primo vescovo della costituita diocesi di Acireale, mons. Gerlando Maria Genuardi, mi chiama per la realizzazione della cantoria e del corpo di mezzo della facciata della Cattedrale. La cantoria è stata eseguita secondo il mio progetto, mentre la facciata, i cui lavori sono stati da me diretti, è stata realizzata su progetto di Basile.
Marcello Proietto