Attraverso la rappresentazione dell’Italia nei cartoni animati, tra stereotipi e luoghi comuni, possiamo comprendere come il Belpaese viene visto e percepito all’estero, nonché riprodotto nei modi più variegati possibili.
Intrattenimento / l’Italia nei cartoni animati: gli stereotipi
Parlare di Italia significa essenzialmente parlare di italianità. Ma come si fa a descrivere qualcosa in maniera efficace, veloce e d’impatto come bisogna fare nei cartoni animati? Il mito che i cartoni animati siano strettamente riservati ai bambini è già stato smentito. Bensì sono pellicole da una lunghezza generalmente ridotta e che riescono a far comprendere gli elementi essenziali più rapidamente rispetto ai live action.
Quando infatti si parla di una determinata provenienza etnica di un personaggio, si tende a lavorare di stereotipi. Un francese è rappresentato tipicamente scontroso, che fuma, con i basco e una baguette sotto il braccio. Allo stesso modo un messicano è dipinto come festaiolo, con il sombrero e i baffi. Gli italiani non sono esclusi dalla rappresentazione stereotipata. Un italiano tipo indossa la canottiera, ha i baffi, circondato da cibo e buon vino.
Lo stereotipo italiano
L’idea dell’Italia all’estero è particolarmente confusa, percepita principalmente in due modi ben distinti: da una parta la nazione della cultura per eccellenza, il paese con la cucina migliore, con paesaggi mozzafiato e una rilassatezza costatante. Questa sarebbe la terra di vacanze e riposo. L’altra visione è un sicuramente quella negativa. L’Italia è associata alla mafia e ciò che per alcuni è “dolce far niente”, per altri è nullafacenza.
I cartoni animati cercano di incorporare entrambi gli aspetti, in base al messaggio che vogliono trasmettere. Innanzitutto un’ambientazione tipica italiana è quella della trattoria. Tovaglia a quadretti rossi e bianchi, ciottoli e sanpietrini, possibilmente con un monumento di rilevanza storica e architettonica sullo sfondo. Queste scene non possono che essere circondate dal chiasso associato all’Italia. Qualsiasi personaggio italiano gesticola e nelle versioni originali dei cartoni, americane o giapponesi che siano, lo stesso intercala parole italiane con quelle della lingua originale.
Intrattenimento / l’Italila nei cartoni animati: il lato negativo
Le rappresentazioni nei cartoni non sono sempre fedeli alla realtà. I Simpson sono un chiarissimo esempio di messa in scena per luoghi comuni. È proprio su cui si basa l’intera saga. Durante i tantissimi anni di produzione non sono mancati episodi in cui gli italiani facevano le loro apparizioni o episodi proprio ambientati in Italia.
Nonostante questo, però, assistiamo ad una rappresentazione scarsa nella versione originale. Chi parla in italiano usa frasi sconnesse, parole americanizzate. Il tutto si aggiunge ad una completa ignoranza rispetto ai luoghi e le distanze fra le città “simbolo” italiane. Ciò accade spesso e volentieri per due ragioni. Chi doppia i personaggi e chi scrive gli episodi non ha reale contezza della lingua o della reale morfologia della penisola. Sempre nei Simpson, per chi conosce la serie, sa che ben due personaggi importanti sono italo-americani. Ovviamente, in base a quello che è stato detto prima, sono un capo mafioso e un cuoco. La raffigurazione degli italiani è anche più infausta nei Griffin, Family Guy. Continuando sulla scia degli stereotipi negativi vi è anche la serie di anime giapponese “Le Avventure di Jojo”, ambientata a Napoli. Proprio la scena d’apertura è uno scippo, abbinato alla città partenopea.
Intrattenimento / l’Italia nei cartoni animati: il lato positivo
Non tutti i cartoni, seppur ragionando per stereotipi, costituiscono rappresentazioni negative dell’Italia. Gli esempi di lavori ben riusciti sono molteplici. Andando a scavare negli archivi della Metrdo Golden Meyor, da circa ventann’anni e in quella della Warner Bros, si possono trovare degli ottimi esempi di italianità nelle puntate di Tom e Jerry. Ma non ci dobbiamo fermare a guardare gli esempi del mondo occidentale. Uno dei più importanti registi d’animazione giapponesi è Hayao Miyazaki. Nel corso della sua carriera ha più volte celebrato l’Italia. Questa si è presa il suo spazio proprio fra due dei suoi film più noti e apprezzati. Lupin III – Il Castello di Cagliostro e Porco Rosso. In entrambi l’Italia, con i suoi paesaggi e la sua estetica, è elevata al massimo. In Porco Rosso si percepisce proprio un apprezzamento della vera essenza italiana senza cadere in inutili luoghi comuni.
Un altro esempio recente di egregia rappresentazione e di ottima qualità è l’ultimo lavoro della Disney Pixar. Luca diretto da Enrico Casarosa è una fusione tra Italia e Pixar Studios. Candidato agli oscar miglior film d’animazione. Ambientato in Italia in un comune che ricorda i panorami delle Cinque Terre Liguri. L’essenza italiana, seppur costruita sugli stereotipi, non risulta fastidiosa, bensì reale e confortevole. Questa è la sensazione di apertura e dolcezza, quasi casalinga, che un film per bambini dovrebbe comunicare.
Pinocchio: le mille facce del romanzo di Collodi
Un’opera che rientra di diritto fra i classici Disney, è Pinocchio del 1940. Racconta la storia affasciante ed emozionante scritta da Carlo Collodi nel 1883 nel romanzo “Le avventure di Pinocchio”. La versione Disney non può che essere ambientata in Italia e ha fatto conoscere al grande pubblico, fra le generazioni, lezioni e valori importati. Nel 2022, invece, un grande regista si è dedicato al recupero della storia di Pinocchio. Con “Pinocchio di Guillermo Del Toro” l’omonimo regista ha voluto ripercorrere le orme del passato, aggiungendovi altri dettagli. Ambientato in un’Italia segnata dal Fascismo, i protagonisti della storia viaggiano per tutta la penisola fino a raggiungere le coste sicule, a Catania. Con tanta libera interpretazione e nuovi spunti, l’ultimo capolavoro dell’animazione in stop-motion è ricco di paesaggi italiani, estremamente fedeli e reali.
Vittoria Grasso