In Italia la peggiore crisi demografica dall’unità nazionale
Italia in crisi demografica: ricambio e immigrazione non bastano
ISTAT: ecco l’Italia dei prossimi decenni
Italia in crisi demografica: cause e numeri
Secondo l’Istat, la crisi demografica è legata principalmente al fatto che la generazione più numerosa dei cosiddetti baby boomer sia uscita dall’età riproduttiva e sia stata sostituita da una generazione meno numerosa, dopo la metà degli anni ’70. I baby boomer contribuirono notevolmente all’aumento di domanda per beni di consumo, stimolando la crescita economica. Mentre un recente sondaggio di Swg descrive una situazione allarmante: nei primi mesi del 2020, su un campione rappresentativo nazionale di 1.000 persone maggiorenni, la generazione che va dai 25 a 44enni non fa più figli, ne fa pochi oppure non ne farebbe più.
“Figli o non figli?”
Il 15% delle persone che hanno figli non li rifarebbe: quasi uno su quattro ha l’età compresa tra i 25 e i 44 anni, anche se il 67% delle persone pensa che “senza un figlio la vita è incompleta”. Solo il 33% degli intervistati ritiene tuttavia che “il calo demografico sia una priorità da affrontare”. Nella fascia 25-44 questa percentuale scende al 24%, nonostante demografi ed economisti sostengano con forza che uno dei motivi base del declino italiano risieda anche nell’invecchiamento della popolazione e conseguente riduzione di vitalità e vivacità intellettuale. L’insicurezza economica, per due su tre, è la prima causa della rinuncia ad avere figli. In buona parte, a intimorire è la precarietà lavorativa, secondo il 62% degli intervistati.
Italia in crisi demografica: le parole del presidente dell’ISTAT
“La paura derivata dalla pandemia è assimilabile a quanto avvenne dopo Cernobyl -ha commentato a proposito dei dati 2020 Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, in occasione del dibattito in diretta Facebook, promosso dalla senatrice Tiziana Drago, di Popolo Protagonista. – Anche in quella occasione c’è stato un abbassamento della natalità e quindi è chiaro che ciò potrebbe ripetersi”. Il presidente dell’Istat ha sottolineato come nel 2020 lo scenario sia di 400 mila e 720 mila morti: una differenza di 300 mila morti in eccesso. “Dobbiamo avere consapevolezza che ci muoviamo nel contesto descritto da questi numeri e che sicuramente, nel 2021, scenderemo largamente sotto i 400 mila nati. Ragion per cui il tema demografico deve essere una priorità per il Paese”, ha concluso.
La popolazione italiana (dati ISTAT)
Bolzano inverte la tendenza
Bolzano tuttavia inverte il trend: lo scorso anno le nascite sono state 5.284 e i decessi 4.397, con un saldo di +887. Decisiva l’applicazione di politiche per la famiglia e il sostegno alla natalità. In Alto Adige, in generale, vi sono 3 forme di assistenza decisive per famiglie e bambini che hanno dai 3 mesi ai 3 anni: asili nido, microstrutture e assistenti per l’infanzia. A queste precise politiche, si aggiungono gli assegni statali per la maternità e il nucleo familiare.
Il modello trentino per il rilancio demografico
Le strutture, sono costruite dai comuni e gestite da cooperative sociali, con costo che varia in base al reddito delle famiglie, da 90 centesimi in su. Da 0 a 3 anni è in vigore un assegno provinciale di 200 euro al mese, stanziato per i nuclei familiari con reddito e patrimonio non superiori agli 80mila euro. La somma in questo caso è per figlio fino a tre anni. Nel settore privato, i padri lavoratori dipendenti che usufruiscono del congedo parentale possono ricevere fino a 800 euro al mese di contributo entro i 18 mesi di vita del figlio. Si aggiunge anche un contributo che varia in base al reddito delle famiglie che hanno due figli minorenni, un solo minore di 7 anni o un figlio portatore di handicap anche se maggiorenne.
Tiziana Drago: dati drammatici su crisi demografica
“Il tema dell’inverno demografico è una delle emergenze sottovalutate del Paese – ha affermato la senatrice Drago. – Per questo ho voluto organizzare un webinar con relatori di assoluto livello. La denatalità è un problema che va affrontato da tante prospettive, in primis quella culturale. Dagli anni ’80 in poi si è avuta produzione normativa di tipo individualistico e quindi non più rivolta al nucleo familiare ma all’individuo.
Le proposte
I giovani vogliono sposarsi e avere figli – ha evidenziato. – Non possono farlo perché lo Stato e la società attuale non garantiscono loro le minime condizioni di stabilità. Ho proposto per questo provvedimenti come la riduzione dell’Iva sui beni di prima necessità per l’infanzia e una modifica migliorativa dei parametri Isee per le famiglie. Ma anche una riforma dei percorsi e sostegni previsti per i ragazzi con Dsa e una globale rivisitazione delle misure di welfare famigliare”.
Mario Agostino