Istituto San Michele / Conferenza del fisico Angelo Pagano: la complessità del reale testimonia l’invisibile che ne è alla base

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Tutta colpa di un atomo? Forse. Ciò che vediamo intorno a noi, ciò che tocchiamo con mano, che percepiamo con i

Il dott. Pagano (a sinistra) con padre Cantarella e il preside prof. Vecchio

sensi, è frutto e testimonianza di una realtà “invisibile” agli occhi, ma necessaria ed imprescindibile, per comprendere l’evidente. In parole più semplici, l’Universo, il Sole, le stelle, che si stagliano su di noi, costituiscono quel macrocosmo esplorabile alla vista, mentre l’atomo, quella minima sostanza, invisibile all’occhio, è il microcosmo di base. Questo affascinante, quanto complesso, rapporto di coesistenze è stato il motivo ispiratore di tante “menti” del passato, geniali nelle loro unicità, che tanto contributo hanno dato agli studi di fisica e che, per certi versi, ne sono stati iniziatori. “Il visibile e l’invisibile” è, infatti, il tema trattato nell’incontro, svoltosi lo scorso venerdì, al Liceo Scientifico San Michele di Acireale, retto dai Padri Filippini.
Il dott. Angelo Pagano, ricercatore in ambito di Fisica Nucleare nonché Direttore, fino al 2015, dei Laboratori Nazionali del Sud, ha coinvolto gli studenti in un interessante viaggio alla scoperta della “sostanza”, di quel differenziato che unendosi produce materia, ovvero dell’atomo e degli studi che hanno portato alla conoscenza di esso. Fermarsi e porre attenzione al concreto, nella quotidianità, è il naturale atteggiamento che induce ognuno a cercare il “certo” piuttosto che “l’incerto”, a volerla dire con parole note. Basilare, però, è il non semplificare eccessivamente la realtà o ridurla a  schematismi che non lascerebbero spazio alla sua complessità e, dunque, alla vera comprensione di essa. Lo aveva già capito Democrito di Abdera (460 a. C.), indagando la parte indistruttibile della materia: gli atomi, sostanze così piccole da sfuggire ai sensi, supponendone l’esistenza nello spazio. Analogamente, per lo studioso dell’antica Grecia, il vuoto non si vede per natura ma è concepito come spazio in cui la materia può muoversi senza vincoli. Lo aveva capito Archimede (287 a.C.), noto studioso ed inventore siracusano, campione dello studio del “visibile”, ma estimatore di ciò che lo determina. Famoso il suo “εύρηκα”, l’urlo di scoperta, che ha dato origine al principio di galleggiamento e che ha risolto il dilemma della corona fasulla di Gerone. Cercava di esprimerlo Lucrezio, (I sec. a.C.), con la poesia, nel suo De rerum natura: “Nessuna cosa, infatti, può toccare ed essere toccata se non ha un corpo” (Libro I). Con un salto temporale, Galileo Galilei concretizzava la conoscenza in ambito scientifico, mediante  l’ausilio del linguaggio matematico, utile a spiegare il reale, che non necessita di sofismi, senza il quale sarebbe “un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto” (Il Saggiatore, 1623). Ancora, l’inglese Joseph John Thomson si pose i suoi “perché” e dall’invisibile concretizzò il modello dell’“atomo a panettone” (1904), con la distribuzione di tutte le sue cariche positive ed all’interno di esse le cariche negative. La citazione degli studiosi potrebbe continuare all’infinito.
Il novero delle personalità “illuminanti” in tal settore è lungo e, per fortuna, ancora aperto, come dimostra l’esistenza dei Laboratori Nazionali del Sud, coordinati dall’I.N.F.N., Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. La sezione di Catania, con sede in Via S. Sofia, vero fiore all’occhiello, testimonia tutto ciò e mostra come la ricerca di base, inerente la fisica nucleare, l’astrofisica, si coniughi con la ricerca applicata. “La fisica non è soltanto un concetto teorico, intendendo per “concetto” la sintesi, la parte comune della molteplicità,  ma è un concetto applicato a diversi ed alti livelli per la salute” ha affermato il dott. Pagano. Un incontro, dunque, volto a stimolare l’interesse degli studenti per settori certamente complessi  di studio, ma che sono alla base della nostra stessa esistenza e che, comunque, mostrano la legittimità di ognuno a porsi i propri quesiti, alimentando la conoscenza per se stessi e, di riflesso, per il sociale, senza la quale non ci sarebbe crescita e miglioramento.

Rita Messina

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