Perché l’Italia ha stipulato il Trattato del Quirinale con la Francia? E’ notizia di queste ultime settimane l’accordo che lega il nostro paese alla Francia per molteplici dossier, tra cui il settore industriale e militare. Secondo il collega e collaboratore di Limes, Dario Fabbri, l’accordo non sarebbe particolarmente favorevole per l’Italia, che semplicemente lo ha stipulato scegliendo il “male minore”, dato che la Francia sul piano geopolitico è un paese nettamente superiore al nostro. Ma perché il nostro paese dovrebbe scegliere un male minore? Cosa lo aspetterebbe altrimenti?
Italia / Perché il Trattato del Quirinale con la Francia? L’asse antitedesco
Il trattato in oggetto avrebbe, come primo obiettivo strategico per l’Italia, quello di arroccarsi sulla difensiva rispetto alla Germania. Certo, sembrerebbe un po’ una contraddizione stipulare un trattato di “prudenza” nei confronti di Berlino, che in questo periodo storico si sta impegnando per garantire l’emissione di Bond da parte della Commissione Europea, al fine di risanare le economie dei paesi dell’Eurozona colpiti dal Covid. Da questa istituzione dipende il Next Generation EU, che prevede per l’Italia un grande contributo in termini di sostegno economico per la ripresa. La Germania, in quanto indiscutibilmente paese leader dell’Eurozona, ha tutti gli interessi nel favorire una politica europea di forte sostegno alle economie dei paesi più deboli, come, ad esempio, quella italiana.
Il Nord Italia è all’interno della sfera economica tedesca ormai da diversi anni. Se le industrie italiane in quelle regioni non si riprendessero economicamente, questo avrebbe inevitabilmente ripercussioni anche sull’economia tedesca. Più in generale, l’euro è una moneta troppo funzionale per gli interessi di Berlino. Di sicuro, però, l’approccio d’apertura tedesco non potrà durare per sempre. L’accordo del Quirinale è un modo per Italia e Francia di preservarsi da un eventuale ritorno ad una politica fiscale restrittiva da parte della Germania, nota come “austerity”. Sarebbe un grave problema anche per Parigi se la Germania dovesse, in un futuro prossimo, cambiare rotta. Questo è il primo snodo del trattato: due debolezze sul piano finanziario ed economico, come quelle italiana e francese, che si uniscono nel tentativo di aumentare il proprio peso specifico e impedire alla Germania di tornare all’austerità.
La Turchia alle porte
L’altro ramo dell’accordo è quello di una comune intesa in funzione antiturca. La Turchia da anni ha “riscoperto” sé stessa in una versione che richiama il vecchio Impero Ottomano. La volontà di potenza turca è il riflesso del suo stesso presidente Erdogan, che fomenta il mito della cosiddetta “patria blu”. Il paese turco vuol tornare a dire la sua in acque mediterranee, e lo sta già facendo, attraverso la propria influenza in Libia e nei Balcani, ad esempio. È come se fossimo circondati da Ankara sia a Sud che ad Est, e anche la Francia ha individuato la Turchia come principale nemico strategico. La posizione dell’Italia in Nordafrica si può definire pressoché ininfluente ormai da molti anni, almeno dalle primavere arabe e dall’uccisione di Gheddafi, nel 2011.
L’influenza italiana in Libia va sempre peggiorando a discapito delle altre potenze regionali, nonostante questo territorio rappresenti uno snodo strategico per il nostro paese. Il secondo punto del trattato del Quirinale mira proprio ad una contrapposizione all’influenza turca, da parte dei governi italiano e francese. Come detto inizialmente, nemmeno la Francia rappresenterebbe per l’Italia il partner migliore, dato che fu l’allora presidente francese Sarkozy a voler la morte di Gheddafi. In questo modo avrebbe potuto sostituire l’influenza italiana sulla Libia con la propria. Tuttavia, a conti fatti, la Turchia è un attore geopolitico ritenuto molto più pericoloso della Francia: da qui nasce la necessità da parte di Roma di trovare un accordo con Parigi.
Il finto europeismo e i possibili futuri scenari
Perché mai se gli Stati membri sono tutti uguali ed hanno rapporti simmetrici tra di loro, due di questi necessitano di firmare un trattato bilaterale? La narrazione sull’integrazione europea di questi anni ci ha insegnato come tutti gli stati collaborino di comune intesa per il conseguimento di una politica europea comune. La realtà dei fatti è spesso, purtroppo, diversa. L’Italia si trova sovente “schiacciata” sulla posizione francese, è chiaro. Per necessità, però, non possiamo far altro.
L’alternativa, da una parte, è il ritorno all’austerity; dall’altra, l’estensione dell’influenza turca nel mediterraneo sarebbe uno scenario molto peggiore. Dunque, il perchè l’Italia abbia stipulato il trattato del Quirinale con la Francia sembra chiaro; occorre però capire cosa potrebbe accedere in futuro. Un accordo di questo tipo potrebbe provocare l’ingresso dell’Italia nella sfera d’influenza francese. In futuro, come conclude lo stesso Fabbri, potremmo infatti trovarci con un incremento di interventi sull’industria italiana da parte di Parigi e un aumento dei militari francesi sulla penisola.
Michele Garro