A 10 anni dalla morte di Jules Bianchi, sono ancora tanti i rimpianti, ma resta una grande eredità che va ben oltre la sua morte.
Sono passati ormai 10 anni da quel 5 ottobre 2014, dall’ultima gara di quella promessa della F1, da quel futuro campione della Ferrari, da quel ragazzo sorridente che è stato Jules Bianchi e che, anche se non ha avuto modo di farlo in vita, ha lasciato l’eredità più importante della Formula Uno dopo la sua morte.
Gli esordi e la Ferrari Driver Academy
25 anni, sempre con il sorriso stampato in faccia, stella emergente che avrebbe corso con la tuta rossa la stagione successiva, ecco chi era Jules Bianchi e perché è stato e sarà guida e angelo custode di molti altri ragazzi con il suo stesso sogno.
Nasce nella bella Nizza, tra i motori: la passione per le corse era di famiglia in casa Bianchi. Jules era nipote di due piloti: Mauro e Lucien Bianchi, il pilota belga vincitore della 24 Ore di Le Mans nel 1968 e pilota di Formula 1. Inutile dire, quindi, che Jules inizia a correre sin da piccolissimo, mostrando fin da subito un talento innato che lo ha portato a scalare rapidamente le categorie giovanili.
La sua carriera inizia nei kart, dove conquista numerosi titoli a livello nazionale e internazionale. Nel 2007 vince il campionato francese di Formula Renault 2.0, un trampolino di lancio verso il motorsport professionistico e l’anno seguente, infatti, ecco approdare in Formula 3 Euro Series, dove si afferma come uno dei piloti più promettenti, vincendo il campionato nel 2009.
Ed è nello stesso anno che Jules spinge la Ferrari a creare una accademia per i propri piloti, una vera fabbrica dei sogni per tantissimi giovani piloti che avevano il desiderio di correre con addosso una tuta rossa: la Ferrari Driver Academy. Ed è qui che il ragazzo..
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