La denuncia / Oltre 900 bambini uccisi nel 2017 in Siria. L’Onu parla di violenze indescrivibili

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Hala ha otto anni. Una bomba è caduta sulla sua casa di Aleppo e l’esplosione ha ustionato il suo corpo per il 70%. Oggi Hala è sfigurata. Hozaifa, un ragazzo di 17 anni, stava tornando a casa da scuola a Idlib, quando è caduta una bomba che gli ha tranciato gli arti e lo ha lasciato in sedia a rotelle. La guerra in Siria, in quest’ultimo anno, ha i nomi e i numeri di ben 910 bambini uccisi e di 361 feriti.

Dall’inizio della guerra ne sono stati uccisi 27mila, 1.5 milioni non ha più frequentato una scuola e su 5,6 milioni di persone in gravi necessità 663.000 sono sotto i cinque anni. Sono i piccoli a pagare il prezzo più pesante di un conflitto che insanguina il Paese da otto anni e che ha trasformato i suoi più giovani cittadini in una generazione perduta, piegata dai bombardamenti, all’ombra di violenze indescrivibili, immersa nella paura permanente senza beni e servizi, impossibilitata ad accedere all’istruzione, all’assistenza sanitaria, al gioco.

I dati sulle violenze e sulle vittime sono stati pubblicati in un report esaminato il 13 marzo, nella sede Onu di Ginevra, in una tavola rotonda che ha visto confrontarsi Kate Gilmore, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Panos Moumtzis, coordinatore umanitario Onu per la crisi siriana, e varie organizzazioni di pronto intervento, a difesa dei minori e dei civili, tra cui la Commissione per gli affari internazionali del Consiglio mondiale delle Chiese.

In primo piano la situazione della Ghouta orientale, un’area vicina a Damasco, occupata da 350.000 civili, che assediati, da settimane, dalle forze del regime siriano e dai suoi alleati, soffrono per la fame e gli stenti poiché ai convogli di aiuti umanitari è stato negato l’accesso. I bambini malati e feriti necessiterebbero di lasciare l’enclave ma restano prigionieri dei crescenti attacchi a scuole, ospedali e infrastrutture civili che sono testimoni delle quotidiane violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani. Nonostante l’orrore i bambini di Ghouta hanno continuato a frequentare le scuole sotterranee, istituite a seguito dei bombardamenti, hanno continuato a respirare ossigeno o ciò che ne rimaneva dopo i ripetuti attacchi chimici, hanno continuato a salutare nonostante gli arti amputati e a sognare aquiloni colorati che decorano il cielo al posto dei jet di guerra.

C’erano 8,35 milioni di bambini in Siria prima della guerra, oggi quasi i due terzi richiedono protezione umanitaria, oltre un milione di loro vive in aree difficili da raggiungere e 170.000 abitano in aree assediate. La metà dei 3milioni di sfollati interni è costituita da minori.

“Solo nel 2017, il 25% di ragazzi e ragazze di età inferiore ai 15 anni, è stato reclutato e ingaggiato nei combattimenti da parte di tutte le fazioni in guerra: un crimine vietato dal diritto internazionale umanitario”, ha affermato Panos Moumtzis, mettendo il dito in una delle piaghe più crudeli della guerra. “Nove bambini su 10 hanno svolto ruoli cruciali nei combattimenti, vestendo le uniformi e usando le armi dopo un periodo di addestramento militare. L’infuriare del conflitto non ha lasciato loro scelte e alternative poiché avrebbero rischiato la morte o la detenzione”. Nelle prigioni i ragazzi dai 13 ai 18 anni sono stati trattati da adulti. Molti ragazzi sono stati sessualmente violati dai membri dell’Isis e le ragazze sono state costrette a sposarsi con alcuni tra i più sanguinari di questi mercenari. Centinaia di minori sono stati costretti a testimonianze false, altri sono stati accusati di apostasia e di essere spie a favore del governo e dei gruppi di intelligence internazionali.

Sette anni di violenza hanno creato gravissime crisi mentali soprattutto in bambini, che hanno visto uccidere numerosi parenti e in loro sono stati segnalati tentativi di suicidio, insonnia prolungata e depressione.

La tregua varata dal Consiglio di sicurezza, lo scorso febbraio non ha fermato le violenze e dalla sua promulgazione 200 bambini sono morti e solo un convoglio umanitario è stato autorizzato a passare sul fronte di guerra. “Questi numeri e questa crescente ondata di violenza dovrebbero far ripensare le procedure per gli aiuti e il valore dei diritti umani in questi trattatati e nelle risoluzioni”, hanno dichiarato a più riprese i partecipanti alla tavola rotonda.
Kate Gilmore ha riferito che sia le autorità siriane sia i gruppi armati operanti nella regione “commettono violazioni diffuse dei diritti umani e costanti violazioni del diritto umanitario verso i bambini”, ma ha ammonito che “i responsabili di questa violenza – in Siria come altrove – devono sapere che sono stati e verranno identificati; fascicoli interi sono stati scritti per provare la loro colpevolezza e prima di essere convocati da Tribunali speciali, sono comunque ritenuti legalmente responsabili di quei crimini che con malizia, indifferenza e grande crudeltà continuano a condurre con scarso rispetto per i figli della Siria”.

Maddalena Maltese (da New York)

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