La Domenica del Papa / Farsi strumenti di misericordia. Come Giovanni Battista, chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha

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Conversione, gioia. Sono le due parole, gli atteggiamenti dominanti di questo tempo di Avvento. Schermata-2015-12-13-alle-09.35.47-268x155Conversione è la sintesi del messaggio di Giovanni Battista, al quale viene rivolta per tre volte, nel Vangelo di questa domenica, la domanda: che cosa dobbiamo fare? È la domanda attorno alla quale Papa Francesco riflette nell’omelia in San Giovanni in Laterano, aprendo per la terza volta la Porta Santa, mentre nel mondo, in una sorta di Giubileo delle periferie, si aprivano le Porte Sante delle cattedrali, anche là dove i cristiani conoscono sofferenze e privazioni, dove i popoli sono feriti da violenze, guerre, povertà e fame; anche nelle carceri nelle mense Caritas, e il Papa lo farà alla Stazione Termini.
Nel Vangelo di Luca, Giovanni, rispondendo alla domanda, non invita gli uomini a fuggire nel deserto, non chiede di fare sacrifici e olocausti, o particolari digiuni, ma indica un cammino possibile, quotidiano, potremmo dire, di conversione. Il luogo della conversione è la vita in cui la Parola di Dio prende forma, nella solidarietà, condivisione, giustizia e lealtà.
Il Giubileo della misericordia per Francesco è inizio del tempo del grande perdono; tempo in cui “bisogna cambiare direzione di marcia e intraprendere la strada della giustizia, della solidarietà, della sobrietà”. Ecco l’invito a rivolgere lo sguardo verso il Natale, perché “non possiamo lasciarci prendere dalla stanchezza; non ci è consentita nessuna forma di tristezza, anche se ne avremmo motivo per le tante preoccupazioni e per le molteplici forme di violenza che feriscono questa nostra umanità”.
Cosa dobbiamo fare, allora? Attraversando la Porta Santa, dice Francesco, “ci viene chiesto di essere strumenti di misericordia, consapevoli che saremo giudicati su questo”. Con le parole di Giovanni Battista siamo invitati ad “agire con giustizia e guardare alle necessità di quanti sono nel bisogno”. La Porta Santa, ancora, è invito a non lasciar cadere “le braccia a causa del dubbio, dell’impazienza, della sofferenza”. A Bangui aveva parlato di persone ferite dalla vita, disperati che non hanno più nemmeno la forza di agire, uomini che devono abbandonare la tentazione della vendetta e la spirale delle rappresaglie senza fine. A San Pietro aveva chiesto di abbandonare ogni forma di paura e di timore “perché non si addice a chi è amato”, ricordando che attraversare la Porta Santa significa partecipare al mistero di amore e di tenerezza. Dio protegge il suo popolo e “in un contesto storico di grandi soprusi e violenze, ad opera soprattutto di uomini di potere, Dio fa sapere che lui stesso regnerà sul suo popolo, che non lo lascerà più in balia dell’arroganza dei governanti, e che lo libererà da ogni angoscia”.
E allora cosa dobbiamo fare? A San Pietro aveva evocato l’immagine del buon Samaritano; all’Angelus ricorda la risposta del Battista: chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha, così per il cibo; ai pubblicani, gli esattori delle tasse, ricorda di “non esigere nulla di più della somma dovuta”, cioè, precisa Francesco, questo significa non fare tangenti; ai soldati, di accontentarsi delle loro paghe senza estorcere nulla a nessuno.
Il mondo è assillato da tanti problemi e il futuro è gravato da incognite e timori. Ecco la gioia che accompagna il cristiano, che sa guardare oltre ciò che ci circonda; che accompagna l’impegno “di accogliere e testimoniare un amore che va oltre la giustizia, un amore che non conosce confini”. Gioia che non è un qualcosa di effimero o superficiale, ma profondo e stabile, perché “dono del Signore che riempie la vita”.
Forse è solo una coincidenza, ma l’accordo sul clima raggiunto a Parigi proprio in questo tempo della misericordia, come non leggerlo in un cammino di cambiamento, dopo le tante resistenze che, negli anni, hanno impedito qualsiasi accordo? Quanto in queste conclusioni ha influito il pensiero di Papa Francesco contenuto nella Laudato si’? Accordo storico è stato detto, e Francesco invoca una particolare attenzione ai poveri, alle popolazioni più vulnerabili, nel “segno di una solidarietà che diventi sempre più fattiva”.

Fabio Zavattaro

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