La domenica del Papa / Guarire e risorgere: è la promessa che Gesù ha fatto all’umanità fiduciosa

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C’è tanta folla attorno a Gesù, che ha raggiunto la riva opposta del lago di papafrancesco_angelusGalilea. Folla anonima che si accalca attorno a lui, anche gente malata, toccata dalla sofferenza e dal dolore. Potremmo dire, nulla di diverso dalle folle che vediamo nelle nostre città, e che, magari, facciamo di tutto per evitare. Folla anonima, dunque, e molti lo sfiorano, lo toccano. Ma, fermandoci al testo di Marco, non succede nulla, nessuno si distingue dagli altri, non c’è un volto che diventa importante: tutto rimane nell’anonimato. Fino a quando… Fino a quando arriva una donna che tocca il lembo del mantello di Gesù.<br>

È uno dei capi religiosi di Cafarnao, Giairo. Ha sentito parlare di Gesù e gli va incontro per chiedere di aiutarlo, di guarire la sua bambina di 12 anni: “mia figlioletta sta morendo, vieni a imporle le mani perché sia salvata e viva”. Qualcuno arriva dalla casa e dice: perché disturbi il maestro, tua figlia è morta. Nella preghiera di Giairo, dice Francesco all’Angelus, “sentiamo la preoccupazione di ogni padre per la vita e per il bene dei suoi figli. Ma sentiamo anche la grande fede che quell’uomo ha in Gesù”.

Una donna anziana e una bambina; due persone fragili, deboli. Due persone che escono dall’anonimato, che trovano, la prima, il coraggio di toccare quel mantello polveroso, e, la seconda, grazie all’intercessione del padre che prega il Signore di aiutarlo, la gioia del ritorno alla vita. La donna sfiora la stoffa e Gesù domanda: chi mi ha toccato? Come rispondere a una simile domanda quando c’è tanta gente attorno. Eppure Gesù insiste: “ho sentito che una forza è uscita da me”. Allora si fa avanti una donna, malata da molti anni, confessando che gli si è avvicinata furtivamente alle spalle pensando: “se riuscirò a toccare anche solo il lembo del suo mantello, sarò guarita”. Per andare alla casa di Giairo, Gesù deve attraversare la città, passare in mezzo alla folla; deve andare ad aiutare quell’uomo che ha chiesto di aiutarlo, di salvare sua figlia, ricevendo la risposta: “non temere, soltanto abbi fede”.

La donna, Giairo hanno fede. Chi sta male, chi è in pericolo, chi è povero, vuole “toccare” Gesù. “La fede è questo: toccare Gesù e attingere da Lui la grazia che salva”, dice Francesco. “Ci salva la vita spirituale, ci salva da tanti problemi”. Afferma il Papa all’Angelus: “ogni volta che Gesù si avvicina a noi, quando noi andiamo da lui con la fede, sentiamo questo dal Padre: figlio, tu sei mio figlio, tu sei mia figlia! Tu sei guarito, tu sei guarita. Io perdono tutti, tutto. Io guarisco tutti e tutto”.

Gesù guarisce attraverso un legame personale di fiducia e di abbandono a lui. Quella di Gesù non è una magia, ma il segno del suo amore per l’uomo, per tutti gli uomini e per tutto l’uomo. La fede è proprio affidarsi a questo amore. Lo sottolinea Francesco quando dice che i due episodi, una guarigione e una risurrezione, “hanno un unico centro: la fede. Il messaggio è chiaro, e si può riassumere in una domanda: crediamo che Gesù ci può guarire e ci può risvegliare dalla morte? Tutto il Vangelo è scritto nella luce di questa fede: Gesù è risorto, ha vinto la morte, e per questa sua vittoria anche noi risorgeremo”.

Per i primi cristiani era una fede sicura; ma questa fede può appannarsi e farsi incerta, ”al punto che alcuni confondono risurrezione con reincarnazione”. Il Vangelo di questa domenica ci ricorda che siamo chiamati “a vivere nella certezza della risurrezione”. Gesù ha potere sul male e sulla morte e “la risurrezione di Cristo agisce nella storia come principio di rinnovamento e di speranza. Chiunque è disperato e stanco fino alla morte, se si affida a Gesù e al suo amore può ricominciare a vivere. Anche incominciare una nuova vita, cambiare vita è un modo di risorgere, di risuscitare. La fede è una forza di vita, dà pienezza alla nostra umanità”. Gesù prende per mano tutta la nostra vita; e chi crede in Cristo, dice Francesco, “si deve riconoscere perché promuove la vita in ogni situazione, per far sperimentare a tutti, specialmente ai più deboli, l’amore di Dio che libera e salva”.

Fabio Zavattaro

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