La Domenica del Papa / I luoghi dello stupore. Nel tempo del Natale, per Francesco sono l’altro, la storia e la chiesa

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Il Natale è alle porte e il Vangelo di questa quarta domenica di Avvento ci chiede di vivere la gioia di un fer-268x200bambino non ancora nato, ma che già si manifesta con segni: Maria che si mette in viaggio “in fretta” per andare dall’anziana Elisabetta, due donne in attesa e due bambini non ancora nati. Una donna sterile e una vergine, immagine di una umanità capace di generare vita. Betlemme un piccolo borgo della Giudea, destinato a diventare il borgo più grande nella storia di Israele: a Betlemme mille anni prima era nato Davide, il secondo re di Israele, che ha riunito tutte le tribù in una unica realtà politica. Ma torniamo all’incontro delle due donne: Maria saluta l’anziana Elisabetta e questa è presa dallo stupore perché il bambino, “udito il saluto di Maria il bambino sussultò nel suo grembo”.
Stupore. Papa Francesco, all’Angelus, mette in primo piano proprio lo stupore.
L’altro, la storia e la chiesa sono, per Francesco, i luoghi dello stupore ed è su questi che il cristiano deve soffermarsi nel vivere il tempo di Natale. In piazza San Pietro ci sono i bambini con le loro statuette del bambino Gesù da mettere nel presepe; la piccolezza di un bambino. È proprio su queste realtà piccole che va la preferenza di Dio, che sceglie di mettere la tenda in mezzo a noi. Piccolo, che nasce non in un palazzo ma in un ambiente piccolo, ai margini di uno sconosciuto villaggio della Palestina; ed è accolto dai pastori, i “piccoli”, i poveri della società.
L’irruzione di Dio nella storia dell’uomo ha sempre qualcosa di inatteso e nello stesso tempo porta a un cambiamento, anzi spesso opera un vero e proprio capovolgimento dei criteri e delle attese dell’uomo. Dobbiamo partire da qui, per Francesco, chiedendoci: dove rivolgiamo il nostro sguardo.
Il primo luogo dello stupore è l’altro, il fratello, colui che è a noi prossimo. Lo ha detto e indicato chiaramente aprendo, alla Stazione Termini, la Porta Santa della carità; ancora, scegliendo di canonizzare, in questo Anno Santo della misericordia, la piccola suora avvolta nel sari, Madre Teresa di Calcutta, che ha speso tutta la sua vita accanto ai piccoli, ai poveri, a coloro che il Papa ha definito anche gli “scartati” dalla società. Allora ecco l’altro “nel quale riconoscere un fratello, perché da quando è accaduto il Natale di Gesù, ogni volto porta impresse le sembianze del Figlio di Dio. Soprattutto quando è il volto del povero, perché da povero Dio è entrato nel mondo e dai poveri, prima di tutto, si è lasciato avvicinare”.
È un messaggio che Francesco rivolge ai credenti, ma anche a tutti, uomini e donne, sin dall’inizio del suo pontificato, ed è qui la chiave per capire e leggere meglio quelle parole che, appena eletto, ha pronunciato dalla loggia centrale della basilica vaticana: inizia il cammino del vescovo di Roma assieme al suo popolo, “cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi”.
Il secondo luogo in cui provare stupore è la storia. In questo tempo del Natale i protagonisti sono gli umili, i poveri, coloro che la liturgia dice hanno occhi per vedere e riconoscere la visita di un Dio che “scombina le carte”. Tante volte, commenta Francesco all’Angelus, crediamo di leggere la storia nel verso giusto e invece la guardiamo alla rovescia: “succede, per esempio, quando essa ci sembra determinata dall’economia di mercato, regolata dalla finanza e dagli affari, dominata dai potenti di turno”.
Il terzo luogo è la chiesa che, dice Francesco, va “guardata con lo stupore della fede”. Il che significa “sentirla come una Madre che, pur tra macchie e rughe, ne abbiamo tante, lascia trasparire i lineamenti della sposa amata e purificata da Cristo Signore”. Una chiesa che “sa riconoscere i molti segni di amore fedele”, in cui “Gesù non sarà mai un possesso da difendere gelosamente” ma “colui che le viene incontro e che essa sa attendere con fiducia e gioia”; una chiesa “che ha sempre le porte spalancate e le braccia aperte”.

Fabio Zavattaro

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