La Domenica del Papa / I verbi del Pastore racchiusi nel fotogramma: vedere, avere compassione, insegnare

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Gli apostoli che tornano dalla loro missione, il desiderio di riposo dopo le fatiche del viaggio, la ricerca di papa francescoun posto solitario dove riprendere le forze, l’incontro con le folle. Nella pagina del Vangelo di Marco incontriamo questi elementi. Domenica prossima troveremo Gesù che, per sfamare questa folla, moltiplica i cinque pani e i due pesci. Oggi però Gesù vede questa moltitudine e si preoccupa di essere loro accanto: “Ebbe compassione di loro perché erano come pecore che non hanno il pastore”.
Iniziamo da qui a riflettere su questa pagina; Papa Francesco, all’Angelus, mette l’accento sui “tre verbi del Pastore”: vedere, compatire, insegnare. “Suggestivo fotogramma”, dice Francesco, nel quale si può cogliere il fatto che “Gesù non ha lo sguardo di un sociologo o di un fotoreporter” ma si preoccupa e intesse un dialogo – “e si mise a insegnare loro molte cose” – cercando di allontanare le barriere della separazione. Veramente aveva cercato un luogo appartato per far riposare i suoi dopo un viaggio, dopo la missione. Li aveva visti stanchi fisicamente, per il fatto che avevano compiuto, nel loro camminare, cose delle quali volevano mettere a conoscenza il maestro. Attraversano assieme il mare di Galilea e, dall’altra parte, trovano le folle che avendoli visti, li avevano preceduti.
Il primo verbo – vedere – è comune a Gesù e alla folle. Queste ultime avevano colto il maestro che, salito sulla barca, si accingeva a raggiungere la riva opposta. Ma anche Gesù, una volta sbarcato, ha visto la folla; e questo verbo, vedere, nel racconto di Marco è associato all’avere compassione: “Perché erano pecore che non hanno il pastore”.
Gli apostoli sono stanchi dopo il viaggio compiuto, Gesù li aveva inviati a due a due in missione. Ora li invita a sostare in un luogo deserto, tranquillo; in un certo senso li invita a prendere le distanze da ciò che hanno fatto, o meglio a far calare nei loro cuori le azioni compiute, ad uscire dall’impegno del fare, dall’agitazione di compiere delle azioni, allontanandosi dalle folle; si potrebbe dire allontanandosi dal clamore, dal rischio di sentirsi importanti per i fatti compiuti e, nello stesso tempo, lasciando fuori l’euforia del fare che spesso travolge la nostra vita, facendoci dimenticare gli altri. Gesù invita i suoi ad avere il coraggio del riposo, della ricerca del silenzio, della solitudine che non è disimpegno. Un luogo deserto, dunque, in cui avere tempo per ascoltare, per pensare, per meditare; un luogo e un tempo “deserto” perché si possano cogliere le diverse voci con le quali Dio tenta di parlarci.
Ed ecco il terzo verbo: insegnare. Gesù nel vedere e nell’avere compassione per quella folla, sente l’esigenza di essere loro accanto, di aiutarli nel cammino della vita, facendoli uscire dalla superficialità per indicare loro la strada. È il compito del pastore nei confronti del gregge, ricorda Francesco all’Angelus. E ciò che muove questo agire è la misericordia: guardando gli apostoli stanchi dopo il viaggio ha avuto misericordia di loro e li ha invitati al riposo; lo stesso sentimento di misericordia per le folle lo spinge a rinunciare al riposo per insegnare, cioè per aiutare queste folle. Lo fa – leggiamo nella lettera di Paolo ai fedeli di Efeso e, probabilmente, di altre comunità – ricordando che Cristo è la nostra pace, perché ha abbattuto il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Cioè si è fatto prossimo, ha messo da parte l’indifferenza verso questa moltitudine di sconosciuti, che da giorni lo seguivano, anche con scopi diversi da quelli dell’ascolto e del mettere in pratica i suoi insegnamenti. La compassione di Gesù, dice Papa Francesco all’Angelus, “non è solamente un sentimento umano, ma è la commozione del Messia in cui si è fatta carne la tenerezza di Dio. E da questa compassione nasce il desiderio di Gesù di nutrire la folla con il pane della sua parola, cioè di insegnare la parola di Dio alla gente. Gesù vede, Gesù ha compassione, Gesù ci insegna”.

Fabio Zavattaro