La domenica del Papa / Incontro ai nuovi lebbrosi: Gesù non solo tocca e guarisce ma li reintegra nella società

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Il lebbroso era come un morto ambulante, emarginato dalla comunità civile e religiosa; scartato perché impuro. Gesù ha compassione -“patire con”- lo tocca e lo guarisce; lo riporta nella comunità, non più allontanato. Il brano del Vangelo di questa domenica per Papa Francesco ha tre parole chiave: compassione, emarginazione e integrazione.
In un certo senso queste tre parole racchiudono il messaggio che il primo successore di Pietro latinoamericano ha voluto proporre dal primo giorno del suo Pontificato, e cioè quell’attenzione papa_lebbrosiall’uomo, quell’andare verso l’altro, senza paura, timore.
La scelta dei venti nuovi cardinali ne è una riprova, visto che ha scelto vescovi di Paesi delle periferie del mondo, sedi non tradizionalmente cardinalizie come Ancona e Agrigento, in Italia, o Myanmar, Capo Verde e Tonga. “La strada della Chiesa è proprio quella di uscire dal proprio recinto per andare a cercare i lontani nelle periferie dell’esistenza”.
Il Vangelo offre l’occasione di riflettere sulle tre parole chiave e renderle attuali. La misericordia di Dio, afferma ancora il Papa, “supera ogni barriera”; egli “non si pone a distanza di sicurezza” dal lebbroso, e “non agisce per delega, ma si espone al contagio del nostro male”. “Patire con”, dunque, significa non aver paura di guardare negli occhi un povero o un malato, “di avvicinarci con tenerezza e compassione”. Gesù non emargina il lebbroso, il contagiato, ma “rivoluziona e scuote con forza quella mentalità chiusa nella paura e autolimitata nei pregiudizi”. Anche nel nostro tempo rischiamo di emarginare l’altro solo perché diverso, appartenente ad un’altra cultura, a un altro popolo. E quanti “lebbrosi” incontriamo nei nostri giorni, quanti sono coloro che vedono la propria vita segnata da un male che non permette di vedere una vita migliore per il tempo che resta loro. E cosa facciamo? Spesso siamo come coloro che fuggivano il lebbroso, lo lasciamo ai margini della nostra vita, come l’uomo spogliato e derubato dai briganti abbandonato ai bordi della strada, nella parabola del buon Samaritano.
Nella scelta dei nuovi porporati, Papa Francesco guarda proprio a coloro che sono in prima linea, se così possiamo dire, lungo il cammino dell’accoglienza, dell’integrazione, perché la logica dell’amore “non si basa sulla paura, ma sulla libertà, sulla carità, sullo zelo sano e sul desiderio salvifico di Dio”. Gesù non ha semplicemente guarito il lebbroso, ma toccandolo lo ha reintegrato nella società dalla quale era stato emarginato per paura, pregiudizio, timore di contagio. Lo scandalo è proprio qui, nel toccare l’impuro, nel salvare colui che è fuori della comunità, nel farlo rientrare in famiglia. Ecco le due logiche di pensiero e di fede, afferma Francesco: “La paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti”. La Chiesa non condanna “eternamente nessuno”. La sua strada è quella della misericordia e dell’integrazione: abbracciare, accogliere, trasfigurare il male in bene. Perché se il male è contagioso, lo è anche il bene: “La carità contagia, appassiona, rischia e coinvolge”. Non si tratta di sottovalutare i pericoli di “far entrare i lupi nel gregge”.
La logica, per Papa Francesco, è quella del figliol prodigo, sanare le ferite, “rimboccarsi le maniche e non rimanere a guardare passivamente la sofferenza del mondo”. Il Signore non viene a “tenere una lezione sul dolore; non viene neanche a eliminare dal mondo la sofferenza e la morte; viene piuttosto a prendere su di se il peso della nostra condizione umana”. Non basta accogliere chi bussa alla nostra porta, ma uscire, “andare a cercare, senza pregiudizi e senza paura, i lontani”. Perché Gesù è nei volti di quanti sono emarginati e esclusi, di quanti hanno fame, sete. È nel volto di coloro che sono in carcere, sono ammalati, hanno perso il lavoro, sono perseguitati e discriminati; “è presente anche in coloro che hanno perso la fede, o che si sono allontanati dal vivere la propria fede, o che si dichiarano atei”. Nulla è così grave e terribile da allontanare qualcuno in modo definitivo da Dio. “Sul Vangelo degli emarginati, si scopre e si rivela la nostra credibilità”.

Fabio Zavattaro

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