Abbiamo appena incontrato il bambino Gesù nato nella povertà e nell’umiltà e la liturgia ci fa riflettere sulla famiglia di Nazareth, sicuramente una famiglia straordinaria. Abbiamo contemplato l’attesa di un evento, vissuto nella celebrazione dell’Anno santo della misericordia, con quello straordinario pellegrinaggio iniziato in Africa, Bangui, con l’apertura della prima Porta santa, proseguito a San Pietro, la Porta santa per definizione, e giunto alla struttura Caritas della Stazione Termini di Roma, la Porta santa della carità.
Il brano di Luca, nella domenica dedicata alla santa famiglia, ci fa conoscere un aspetto della trentennale vita di nascondimento in famiglia, di Gesù. È anche un salto temporale in avanti rispetto a soli due giorni prima. Ci racconta, Luca, una vicenda che s’iscrive nella vita adolescenziale di Gesù, giunto a dodici anni alla maturità religiosa, secondo la tradizione ebraica: è l’età in cui si diventa “bar mitzvah”, figlio del comandamento, e si è chiamati all’ascolto operoso della Parola di Dio. È un cambiamento profondo vissuto dal giovane che è ammesso a partecipare all’intera vita della comunità al pari degli adulti.
Che cosa racconta, dunque, l’evangelista? La famiglia di Gesù è salita a Gerusalemme per la Pasqua e poi ha ripreso il cammino verso casa, ma dopo una giornata di strada si sono resi conto che il figlio non era con loro. Vana la ricerca tra parenti e amici, e allora si riprende la strada verso Gerusalemme, dove lo trovano nel tempio “seduto in mezzo ai dottori mentre li ascoltava e li interrogava”. E Luca racconta l’angoscia della madre: “Figlio perché ci hai fatto così? Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Lo ritrovano tre giorni dopo, come dopo tre giorni le donne lo ritroveranno risorto, non più nel sepolcro, ma in mezzo a loro. Un Dio sempre pronto a seguire i passi del suo popolo. Racconta Papa Francesco, per questa sua “scappatella dovette chiedere scusa ai suoi genitori”.
La famiglia “speciale comunità di vita e d’amore” commenta il Papa all’Angelus. Ed è nella famiglia, “Chiesa domestica”, che ogni cristiano è chiamato a “far risplendere le virtù evangeliche e diventare fermento di bene nella società”. Ed elenca, Francesco, quelli che definisce i tratti tipici della santa famiglia: “Raccoglimento e preghiera, mutua comprensione e rispetto, spirito di sacrificio, lavoro e solidarietà”.
Il racconto di Luca ci fa riflettere anche su dove incontrare Gesù: innanzitutto la Pasqua, lo spezzare il pane, il dono di sé e dell’amore. Poi, tra il suo popolo, nel tempio che è l’incontro tra Dio e il suo popolo. Infine, nelle scritture: Gesù è seduto tra gli esperti della Scrittura, mentre ascolta e interroga. Luoghi che per Francesco indicano il pellegrinaggio della famiglia: “Camminare insieme e avere una stessa meta da raggiungere. Sappiamo che abbiamo un percorso comune da compiere; una strada dove incontriamo difficoltà ma anche momenti di gioia e di consolazione”, dice nell’omelia che pronuncia in San Pietro per il Giubileo della famiglia. Un pellegrinaggio che non finisce “quando si è raggiunta la meta del santuario, ma quando si torna a casa e si riprende la vita di tutti i giorni”.
Il cardinale Carlo Maria Martini parlava di forza della famiglia che “ha smentito i suoi detrattori che ne profetizzavano, auspicandola, l’estinzione”. E ha resistito, diceva, perché “è la prima, la più originaria e la più fondamentale delle comunità naturali; neppure la straordinaria accelerazione dei processi storici che sta sperimentando la nostra generazione può reciderne il profondissimo radicamento”.
Per Papa Francesco è nella famiglia che si sperimenta la gioia del perdono. Per questo chiede di “non perdere la fiducia nella famiglia. È bello aprire sempre il cuore gli uni agli altri, senza nascondere nulla”. E se non si apre alla presenza di Dio e al suo amore “la famiglia perde l’armonia, prevalgono gli individualismi e si spegne la gioia”; invece la famiglia che vive la gioia della vita e della fede “è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società”.
Fabio Zavattaro