“Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. Siamo ancora nel Cenacolo e Gesù si rivolge con queste parole ai suoi discepoli; l’amore di cui parla non è quel complesso di sentimenti che appartiene alla nostra sfera, fatto di attrazione fisica, desiderio, passione. È un amore che non chiede nulla in cambio, anzi arriva prima di ogni e qualsiasi richiesta: è il comandamento dell’amore. Spesso noi guardiamo ai dieci comandamenti e parliamo di tavole della legge, e, come diceva Benedetto XVI, li paragoniamo a tanti “no”, a tanti limiti che dobbiamo osservare. Ma ecco le parole c’indicano che il vero principio che anima la legge è l’amore, perché Gesù è venuto sulla terra per cercare e salvare ciò che era perduto, per dare la vita – afferma padre Davide Maria Turoldo – a ciò che non aveva più vita; è un Dio che si fa mendicante, mendicante di amore. Papa Francesco, lo scorso 15 febbraio ai nuovi cardinali, ricorda che nel discorso della montagna Gesù “rivoluziona anche le coscienze”, perché la logica di Dio “non si basa sulla paura ma sulla libertà”.
La logica di Dio ci dice che attraverso la sua misericordia abbraccia e accoglie; Dio ama per primo e ama di un amore gratuito. Sempre Francesco, all’Angelus del 15 febbraio, dice che di fronte al nostro male Dio “non viene a tenere una lezione sul dolore; non viene neanche a eliminare dal mondo la sofferenza e la morte; viene piuttosto a prendere su di sé il peso della nostra condizione umana, a portarla fino in fondo, per liberarci in modo radicale e definitivo”. È la forza della misericordia di Dio, che ama per primo, anche i peccatori. L’amore, per Gesù, è avere per amici peccatori, samaritani, gente lontana, rifiutata. Le parole dette nel Cenacolo, ricorda Francesco al Regina Coeli, “riassumono tutto ciò che lui ha fatto: Gesù ha dato la vita per i suoi amici. Amici che non lo avevano capito, che nel momento cruciale lo hanno abbandonato, tradito e rinnegato. Questo ci dice che egli ci ama pur non essendo noi meritevoli del suo amore: così ci ama Gesù”.
C’è una bellissima testimonianza che il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, propone ai vescovi riuniti nel Consiglio permanente del 23 marzo scorso, e che mette bene in evidenza cosa significa amare, seguendo l’esempio di Gesù. È la testimonianza di una madre che ha perso due figli uccisi dai fondamentalisti dell’Isis, e alla domanda cosa diresti se incontrassi le persone che li hanno uccisi, ha risposto: “Chiederei a Dio di aprire loro gli occhi e chiederei loro di venire a casa nostra perché ci ha aiutati ad entrare nel Regno di Dio”. “Poiché siamo cristiani, diciamo: noi vi amiamo”: sono le parole del vescovo di Mosul, monsignor Amel Shamon Nona, riportate sempre dal cardinale Bagnasco. “In Oriente – ha aggiunto il vescovo – quando c’è il male, crediamo che là Dio c’è di più”.
Chi avrebbe la forza di rispondere come la donna ricordata dal cardinale Bagnasco? Ma quanto ci dice con il suo perdono, quanto ci fa comprendere, nel suo vissuto, il comandamento dell’amore. Chi non ricorda quelle parole di perdono di Giovanni Bachelet pronunciate al funerale del padre ucciso dalle Brigate rosse. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”. L’amore di Dio è dirompente, fa crollare i muri che noi stessi creiamo per difenderci, per allontanare gli altri.
Il suo comandamento non è un semplice precetto, afferma Francesco al Regina Coeli, ed è nuovo “perché lui per primo lo ha realizzato, gli ha dato carne”. È una strada che ci porta ad uscire da noi stessi per andare verso gli altri, afferma ancora il Papa. Amarci gli uni gli altri “anche se non sempre ci capiamo, non sempre andiamo d’accordo… ma è proprio lì che si vede l’amore cristiano. Un amore che si manifesta anche se ci sono differenze di opinione o di carattere, ma l’amore è più grande di queste differenze”. Gesti piccoli, di tutti i giorni, gesti di vicinanza a un anziano, a un bambino, a un ammalato, a una persona sola e in difficoltà, senza casa, senza lavoro, immigrata, rifugiata. Amare, ricorda Papa Francesco, è “farsi prossimo verso il fratello e la sorella” che ognuno di noi incontra.
Fabio Zavattaro