La domenica del Papa / Tra osservanza e profezia: i giovani Maria e Giuseppe e gli anziani Simeone e Anna

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Papa Francesco durante l'udienza generale di mercoledì 29 gennaio
Papa Francesco durante l'udienza generale di mercoledì 29 gennaio
Papa Francesco durante l’udienza generale di mercoledì 29 gennaio

Se c’è una immagine che ci aiuta subito a comprendere la diversità con cui il Signore coglie il senso della grandezza e del potere rispetto al comune sentire, è proprio la presentazione al tempio. Gesto legato alla osservanza della legge di Mosè, che la prevede dopo i quaranta giorni della purificazione. Gesù entra in braccio alla madre, piccolo nella sua grandezza; entra nel modo più semplice possibile, in silenzio. Attorno ai giovani sposi e al neonato è tutto un susseguirsi di preghiere, parole distratte, sguardi rapidi. Anche i sacerdoti del tempio non si rendono conto di quanto sta avvenendo in quel momento: sono guidati, forse, più dall’abitudine che dalla fede. Eppure proprio in quel momento mentre si prega il Signore, lui è proprio lì in carne e ossa: piccolo, stretto tra le braccia di Maria. “Entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate”, leggiamo in Malachia. Va incontro al suo popolo e visita il suo tempio come neonato indifeso. Motivo ricorrente nelle scritture il tema della visita di Dio al suo popolo: “potremmo dire che ‘visita’ è un termine analogo a ‘presenza’, solo che quella sottolinea in modo particolare la condiscendenza dinamica di Dio; questa, invece, la sua condiscendenza permanente, statica”, afferma don Tonino Bello in un suo commento. “La visita infatti è una presenza che si offre in un momento determinato, per comunicare una grazia, una benedizione. Comporta perciò una graduazione di più grande attività: è il tempo di un dono divino più intenso, più efficace”.

Nella pagina del Vangelo, l’incontro con il popolo è rappresentato dai due anziani Simeone e Anna: incontro tra i giovani e gli anziani chiosa Papa Francesco. Ma cosa ci dice Luca di Simeone? È “un uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele, e lo Spirito Santo era su di lui”. Ecco allora l’incontro tra l’anziano frequentatore del tempio e il bambino di soli quaranta giorni, nel quale riconosce colui che porterà a compimento la legge. Bello il cantico di Simeone: “ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo Israele”. Simeone riconosce in quel bambino che accoglie tra le braccia il Signore, cosa che invece i sacerdoti e gli altri frequentatori del tempio non hanno colto. Luca evidenzia così il rischio che nelle nostre preghiere non si cerchi il volto di Dio, ma solo il nostro desiderio e la nostra finta certezza delle cose.

Commenta Francesco: questi due anziani, Simeone e Anna, “sono pieni di vita perché animati dallo Spirito Santo, docili alla sua azione, sensibili ai suoi richiami. Ed ecco l’incontro tra la santa famiglia e questi due rappresentanti del popolo santo di Dio. Al centro c’è Gesù. È lui che muove tutto, che attira gli uni e gli altri al tempio, che è la casa di suo Padre”. Maria e Giuseppe sono due giovani osservanti della legge mosaica e volevano fare ciò che era “scritto nella legge del Signore”.

Singolare incontro, afferma ancora Papa Francesco, “tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici”. L’episodio evangelico, afferma ancora, “costituisce anche un’icona della donazione della propria vita”, offerta che riguarda “ogni cristiano, perché tutti siamo consacrati a lui mediante il battesimo. Tutti siamo chiamati ad offrirci al Padre con Gesù e come Gesù, facendo della nostra vita un dono generoso, nella famiglia, nel lavoro, nel servizio alla Chiesa, nelle opere di misericordia”.

Domenica è anche la giornata della vita consacrata, cioè di coloro che hanno scelto la vita religiosa o monacale, consacrati, anche laici, che “con la professione dei voti appartengono a Dio in modo pieno ed esclusivo”. Lo ricorda il Papa all’Angelus: permette loro di offrire “una testimonianza speciale al Vangelo del Regno di Dio. Totalmente consacrati a Dio, sono totalmente consegnati ai fratelli, per portare la luce di Cristo là dove più fitte sono le tenebre e per diffondere la sua speranza nei cuori sfiduciati. Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, profezia di condivisione con i piccoli e i poveri.

 Fabio Zavattaro

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