Quando l’impensabile raggiunge, che fare? Incredulità, sgomento, interrogativi che premono.
Nella mia comunità una sola sorella ha vissuto la terribile esperienza della Seconda Guerra mondiale e, vista la sua età, temiamo nell’affrontare argomenti dolorosi che, in qualche modo, giacciono sepolti nella memoria. Apparentemente perché sempre pronti a riaffiorare.
Tutte le altre la guerra l’hanno conosciuta solo sui libri oppure dai racconti dei familiari: manca perciò il terreno della concretezza.
Serpeggia continuamente “perché?”. Perché si scatenano distruzioni come l’attuale? Non siamo disinformate ma ci rendiamo conto che molto ci sfugge e quanto più tentiamo di capire, tanto più ci sfugge.
Ci poniamo in ascolto e fremiamo per entrambi i nostri fratelli e sorelle che combattono. Sono persone come noi che vivevano un quotidiano normale, fra vita di famiglia e vita di lavoro, intessendo relazioni, coltivando interessi. In un attimo tutto viene distrutto o, quanto meno, impedito gravemente.
Fotografie e reportage sono eloquenti: macerie e morte. Tutto si calpesta, tutto il lavoro di generazioni.
La guerra riporta ai tempi bui
La cultura della guerra non contempla spazi di pace, posto un obbiettivo va conquistato e creata terra deserta intorno per poter avanzare.
I libri di storia ci hanno edotti sul significato di termini quali invasioni, assedi, bombardamenti. Sembrava anche che il ricordo dell’ultima guerra che ha devastato l’Europa avesse portato, una volta conclusa, a ripensamenti che volessero fondare rispetto e amicizia fra i popoli.
Invece è piombata nuovamente l’aria cupa che terrorizza e distrugge un’Europa che sembrava diventata più libera e capace di accettare le differenze creando armonia.
In monastero giungono queste ondate e ci chiediamo: noi che “facciamo”? Nel senso: quale è il nostro ruolo?
Non rifiutare le ondate, lasciarsene colpire, lasciarle prorompere nel grembo orante e rilanciarle come dono di pace.
Vivere il nostro quotidiano nell’ascolto della Parola che plasma le intenzioni del cuore e le azioni concrete, pensando ai più deboli: bambini, ammalati e anziani.
La guerra vissuta dal monastero pregando
Vivere innalzando suppliche al Signore della vita perché intervenga toccando i cuori di chi ha in mano il terribile potere di scatenare distruzione, di far recedere l’Europa a tempi lontani, ma non poi tanto lontani, che sembravano aver insegnato quanto di precario e rovinoso conteneva in sé ogni volontà di potere che volesse sottomettere e diventare predatorio.
Ci diciamo: non possiamo nulla. Forse come quasi tutti. Tuttavia, questo nulla contiene un fermento che non è nostro e dobbiamo lasciar gorgogliare: Signore ci hai creati donandoci la libertà, rendila trasparente, volgila al bene, a quanto costruisce e non a quanto devasta. Siamo vicine a tutti coloro che soccorrono, impavidi e a rischio continuo della propria vita. Siamo solidali con i gesti di coraggioso altruismo e di sofferta mediazione.
Non perché noi siamo protette e sicure, almeno per ora, ma perché lasciamo pulsare in noi il grido: Donaci la pace!
Cristiana Dobner