La lettera. La vicenda di don Chiarenza: quali diritti, quale dovere

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Vorrei sommessamente prestare voce alla mia comunità San Paolo ancora ferita, incredula e dilaniata da ciò che “si dice” del suo primo parroco (del quale aveva imparato ad andare magari “troppo” orgogliosa) e da ciò che si dice di una famiglia prima esemplare e improvvisamente divenuta criticabile sia nei figli che negli antenati. A nessuno è dato di giudicare se prima non è sicuro di aver tolto la trave dal proprio occhio. C’è un giudizio (civile e clericale) in corso, umano certo – soggetto ad errori e travisamenti naturali o artificiosamente indotti da avvocati più o meno pagati, più o meno senza scrupoli, lasciamo almeno che abbia compimento. E poi…
Poi? Possiamo forse essere liberi e autorizzati di scagliare la nostra pietra. Ma ricordando che Gesù, che è Gesù, non ne ha una in mano. Perciò è meglio, in questo mondo libertino, traviato e prepotente, che ognuno lasci cadere a terra la propria ipocrisia pietrificata. Io personalmente farò poi ciò che sto facendo ora: prego!
Prego in lacrime come una madre che ha due figli in grave pericolo di vita. Mi ritrovo tanto nei panni di Eva, che ha dovuto piangere lacrime amare per entrambi i suoi figli, l’uno morto fisicamente (o moralmente, che è peggio), l’altro spiritualmente. E non sa per chi soffre o deve soffrire di più. Tuttavia vorrei ricordare che a Caino, che disperava della propria vita autogiudicandosi prima e al posto di Dio (solo vero giudice), Dio misericordioso ha posto sulla fronte un segno, non perché fosse alla gogna, vilipeso e perseguitato ma perché nessuno lo toccasse: “Nessuno tocchi Caino”. Perché Dio non vuole che l’empio muoia ma che si converta e viva.
Noi non abbiamo il diritto di giudicare, grazie a Dio! Ma abbiamo il dovere di pregare. Se è vero che siamo cristiani dobbiamo seguire Gesù che venne come novello Abele per cambiarne il grido e non chiedere più a Dio vendetta ma perdono, perché “non sanno quello che SI fanno”. Per quanto mi riguarda vorrei non sapere mai chi è il vero Caino, per soffrire e pregare con più pace in me per entrambi e con entrambi. Grazie dell’ospitalità.

Una casalinga